Un primo piccolo passo della NRA

Massacro di Las Vegas – Per la prima volta la peggior strage della storia americana, 59 morti in Nevada, ha mosso l’associazione più inamovibile degli Stati Uniti, ora disposta a negoziare una limitazione delle armi automatiche
/ 09.10.2017
di Federico Rampini

59 morti, 520 feriti, il bilancio più grave di una sparatoria nella storia degli Stati Uniti, che pure è una lunga scia di sangue. Ed ecco che dopo la tragedia di Las Vegas qualcosa finalmente si muove? Così almeno sembra, se ci si lascia abbagliare dai titoli dei media americani. La lobby delle armi è disposta a negoziare una riforma! O almeno, a discuterne… Fa scalpore perché la National Rifle Association (NRA) di solito è tetragona nel respingere qualsiasi modifica alle normative, anche dopo le stragi più abominevoli come i 20 bambini della scuola elementare Sandy Hook. Ora dopo Las Vegas ecco il «grande gesto», la NRA si dice disponibile a studiare la messa fuorilegge... di un gadget. L’accessorio si chiama «bump-stock». Senza entrare nei dettagli tecnici sui quali sono del tutto impreparato, gli esperti lo descrivono come un sostituto del calcio del fucile, applicando il quale si sfrutta meglio il «rinculo» contro la spalla di chi spara, e questo rimbalzo meccanico ad ogni colpo aiuta a premere il grilletto a maggiore velocità. In modo tale da trasformare un fucile semi-automatico in un’arma automatica che spara raffiche a ripetizione, a gran velocità, riducendo l’intervallo fra uno sparo e l’altro. Pare che il pensionato 64enne Stephen Paddock avesse montato su alcuni fucili semi-automatici questi «bump-stock» aumentando così la rapidità di fuoco e il bilancio dei morti in quegli 11 minuti atroci in cui dalle sue camere al Mandalay Bay resort prese di mira gli spettatori di un concerto. La Casa Bianca coglie al volo la disponibilità della NRA e anche diversi parlamentari repubblicani si accodano. Come risultato dopo la strage è risibile, una micro-riforma. Un insulto abominevole alla memoria di quelle vittime, e di tante altre prima di loro.

Resta intanto, mentre scrivo, un fitto mistero sulla figura del killer. Diecimila dollari al mese li spendeva al video-poker, tanto da essere nella categoria dei clienti-Vip coccolati e accuditi dagli hotel-resort-casinò: le due camere del Mandalay Bay da dove ha fatto una strage gli erano offerte gratis dalla direzione! Centomila dollari li aveva mandati con un bonifico bancario nelle Filippine, alla famiglia della sua compagna. Non sembra avesse problemi economici Stephen Paddock, il pensionato 64enne che ha compiuto il feroce tiro a segno prima di suicidarsi all’arrivo della polizia. È il primo terrorista pre-moderno dell’era contemporanea, a quanto ne sappiamo. Non usava social media, non ha disseminato online indizi o proclami, moventi o testamenti ideologici, minacce o delirio di vendetta. Il riflesso pavloviano degli inquirenti, dei giornalisti, è di frugare nella sfera social: ma lui viveva «off-line».

Mentre scrivo l’Fbi ancora sta brancolando nel buio anche per quanto riguarda la sua professionalità di tipo militare. Non risulta che abbia mai fatto esperienze di combattimento, né che abbia ricevuto addestramento dall’esercito. Eppure ha lavorato come un tecnico del terrorismo, con una meticolosità micidiale. Nelle due camere all’hotel Mandalay Bay ha trasportato ben 23 armi di precisione, e ha installato videocamere per avvistare in anticipo l’arrivo della polizia. Altre 19 armi erano rimaste nella sua villetta di Mesquite, a un’ora di strada da Las Vegas. Aveva anche un arsenale di esplosivi, rimasto inutilizzato. Eppure appare allibito uno di quelli che le armi gliele hanno vendute. Si tratta di Chris Michel, proprietario dell’armeria Dixie Gun Worx dove Paddock si riforniva. «Era un tipo normalissimo – dice Michel – non ho mai intravisto in lui qualche segnale inquietante. Era il classico vicino di casa che inviti volentieri la domenica a messa e poi al barbecue nel tuo giardino». L’arsenale in effetti era stato acquistato senza violare la legge, che nel Nevada è tra le più permissive di un’America già molto lassista. Niente religione, niente politica nella vita di Stephen.

In attesa di saperne di più sullo stragista, bisogna incollarsi davanti alla Fox News per capire come il cervello di un americano di destra «elabora» queste tragedie. Il network televisivo di Rupert Murdoch dedica enorme spazio a Las Vegas, quasi esclusivamente per esaltare storie di eroismo dei poliziotti, di solidarietà tra le vittime, di abnegazione, gesti commoventi. È la ricerca costante di uno Happy Ending, la favola di un’America meravigliosa dove ogni tanto un folle criminale ci aiuta a sentirci ancora più buoni e amorevoli fra noi. Le armi diventano un finto problema, perfino un pretesto ignobile: «Non è il momento di politicizzare il dolore» dicono sdegnati i politici repubblicani. Sciacalli dunque sono quei politici di sinistra che profittano di questo lutto per le loro campagne.

Ogni volta che Barack Obama tentò di far passare al Congresso leggi più severe sulle vendite di armi, la prima conseguenza fu… un aumento delle vendite stesse. Poi, probabilmente contribuì a portare voti a Trump. La tribù di destra si ricompatta non appena sente minacciato il sacro diritto all’autodifesa, sancito nel Secondo Emendamento della Costituzione. Tra gli altri argomenti classici che ho sentito ripetere all’infinito nei talkshow della destra: l’Europa ha leggi più restrittive ma non impedisce le stragi (falso, i numeri dei morti ammazzati sono molto inferiori); i criminali e i terroristi riescono sempre a procurarsi le armi (vero, ma intanto possiamo impedirlo ai folli solitari).

Liberi di armarsi fino ai denti, liberi di sperperare la pensione alle slot-machine, i turisti dell’oblìo continuano a invadere Las Vegas, città di plastica, replica di tutte le città del mondo, emblema di un American Dream posticcio, fasullo, beffardo. Dove Trump è a suo agio, con una delle sue torri dorate anch’essa hotel-resort-casinò. Quando ci sono stato la scorsa settimana l’ho trovata sempre identica a se stessa, con il lutto e il dolore relegati in un angolino, mentre ondate di turisti continuano a prenderla d’assalto.