Malgrado la pandemia del Coronavirus e la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, a metà novembre 15 Paesi dell’Asia-Pacifico hanno raggiunto il cosiddetto accordo di libero scambio RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership). Con 2,2 miliardi di persone, il blocco commerciale rappresenta circa il 30% della popolazione e della produzione mondiali; il RCEP è quindi il più grande accordo di libero scambio del mondo.
Anche se l’accordo deve ancora essere ratificato dagli Stati membri, questo viene già considerato una grande conquista. Infatti, oltre all’Australia, alla Nuova Zelanda e ai dieci Paesi dell’Asia sudorientale, con la Cina, il Giappone e la Corea del Sud la partnership riunisce le tre maggiori economie dell’Asia nordorientale, le cui relazioni sono storicamente gravate da tensioni politiche. Spicca invece l’assenza degli Stati Uniti e dell’India.
Nell’attuale guerra commerciale, l’accordo di libero scambio rappresenta un importante successo per il governo cinese in termini di politica estera. Piuttosto che isolata, come auspicato dagli Stati Uniti, Pechino assume un ruolo di primo piano nella regione dell’Asia-Pacifico. Inoltre, il RCEP riduce la dipendenza della Cina dai mercati dell’America del Nord. Con il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda, anche importanti Stati, tradizionalmente alleati degli Stati Uniti, si avvicineranno ancora di più alla Repubblica popolare.
Dal punto di vista economico, in futuro l’accordo RCEP dovrebbe rendere più efficienti le economie del Nord e del Sud-Est asiatico e unire i loro punti di forza in settori quali la tecnologia, la produzione e le risorse. All’interno della zona di libero scambio, l’intenzione è di abolire circa il 90% dei dazi doganali, di unificare le norme commerciali e di semplificare quindi le catene di approvvigionamento. Si stima che l’accordo di libero scambio nel 2030 potrebbe apportare circa 209 miliardi di dollari al reddito mondiale e 500 miliardi di dollari al commercio mondiale.
Un nuovo gigante commerciale
La consulenza della Banca Migros
/ 07.12.2020
di Thomas Pentsy
di Thomas Pentsy