«Se fossi trent’anni più giovane e se detenessi ancora le leve del potere, Cargo sotterraneo sarebbe una sfida che mi piacerebbe affrontare». Sono parole di Adolf Ogi, ex ministro dei trasporti elvetico. Un mese prima dell’inaugurazione della galleria di base del San Gottardo incontriamo il padre politico di Alptransit per una lunga intervista in un tipico ristorante nel Seeland bernese. È il maggio 2016 e da alcuni mesi sui quotidiani d’Oltralpe si legge di un progetto futuristico, di un sistema di gallerie per il trasporto delle merci; di «Cargo sous terrain».
Ma che cos’è? In poche parole è una sorta di nastro trasportatore che si intende realizzare nel sottosuolo dell’Altopiano svizzero con uscite e snodi nelle principali città. Ma non solo. È anche un gigantesco magazzino mobile di un milione di metri quadrati, grande quanto dieci enormi depositi. Un’idea utopica? Non più. La visione, lanciata nel 2013 da un consorzio di imprese private, gode di un ampio sostegno sia della politica sia dell’economia.
Cargo sotterraneo è una rivoluzione nel trasporto merci; una rivoluzione necessaria. Stando all’Ufficio federale delle statistiche, tra il 2000 e il 2016 si è registrato un incremento del 18 per cento del traffico delle merci, soprattutto di quello sulla strada. Un traffico destinato a crescere ulteriormente nei prossimi decenni a causa anche dell’e-commerce, degli acquisti online che nel 2016 hanno segnato in Svizzera una crescita dell’8 per cento rispetto al 2015. Per la Posta, questa evoluzione ha significato nello stesso lasso di tempo un incremento dei pacchi da recapitare del 6 per cento, per un totale di oltre 122 milioni.
È necessario quindi ripensare la mobilità e trovare soluzioni alternative e avveniristiche per decongestionare il traffico stradale e ferroviario che rischia altrimenti il collasso. Stando a una previsione dell’Ufficio federale delle strade, il flusso delle merci aumenterà del 37 per cento tra il 2010 e il 2040. Ben venga quindi un’idea nuova da affiancare all’attuale rete viaria e ferroviaria svizzera.
A non credere nel progetto visionario è Avenir Suisse. Per Daniel Müller-Jentsch, esperto in ambito di sviluppo territoriale del think thank con sede a Zurigo, un tunnel di gallerie sotterraneo non è finanziabile e nemmeno al passo con i tempi. Stando allo specialista, nei prossimi anni vivremo alcune rivoluzioni tecnologiche che cambieranno la mobilità in Svizzera: macchine e camion a guida autonoma, robot e droni per il trasporto, nuove applicazioni. Un metrò per le merci rischierebbe quindi di essere superato ancora prima della messa in funzione del primo troncone nel 2030. Per Avenir Suisse, questo progetto rischia quindi di rimanere una visione, molto seducente ma irrealizzabile. Un destino già toccato in passato a Swissmetro, il progetto di un treno a lievitazione elettromagnetica, capace di viaggiare a 500 chilometri orari, finito in un cassetto agli albori del 2000.
Ma ritorniamo a Cargo sotterraneo, meglio conosciuto con il nome di «Cargo sous terrain». Sarà un complesso dedalo di gallerie che andrà dal lago Lemano a quello Bodanico, con diramazioni verso Basilea, Lucerna e Thun; nell’area insomma dove si registra il volume maggiore di traffico pesante su strada.
Scavati a 20-50 metri di profondità, i tubi di 6 metri di diametro saranno percorsi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 – bypassando il divieto di trasporto notturno e domenicale – da veicoli autonomi ed elettrici. Questi ultimi si muoveranno su tre corsie elettromagnetiche a una velocità costante di 30 km/h. Dal soffitto penderanno invece dei carrelli, specie di funivie, che a 60 km/h avranno il compito di trasportare merce più leggera, per esempio pacchi o lettere.
Attraverso un’ottantina di punti di accesso o stazioni di trasbordo, i bancali e i contenitori ritorneranno in superficie. Da lì partirà la distribuzione nell’ultimo miglio nei centri urbani attraverso un capillare sistema di trasporto che farà capo a veicoli silenziosi e a basso impatto ambientale. Stando ai promotori dell’iniziativa, una volta terminato «Cargo sous terrain» ridurrà circa del 30 per cento il trasporto merci nelle città e del 40 per cento quello autostradale dei mezzi pesanti, con conseguente diminuzione dell’80 per cento delle emissioni di anidride carbonica rispetto ad oggi.
Quali sono le tappe del progetto? Nel gennaio 2018 la società ha presentato la sua road map. Entro il 2030 intende realizzare il primo troncone di circa 70 chilometri tra Härkingen/Niederbipp, crocevia logistico nel canton Soletta, e la regione di Zurigo. I costi di realizzazione sono stimati sui 3,5 miliardi di franchi. I lavori di costruzione dovrebbero iniziare entro il 2023, quindi tra meno di 5 anni. Prima però le macine della politica, che notoriamente si muovono lente, dovranno iniziare a girare. Serve infatti una base giuridica unitaria, in sostituzione delle prescrizioni cantonali e comunali per la realizzazione dell’intero progetto. Il Consiglio federale ha promesso che entro il 2019 elaborerà questo quadro legislativo speciale che permetterà di accelerare i tempi di pianificazione e di realizzazione del progetto.
In seguito, il complesso sistema di gallerie sotterranee verrà esteso a tappe per una lunghezza stimata a circa 450 chilometri. Gli ideatori intendono completare «Cargo sour terrain» entro il 2045 per un investimento totale di 33 miliardi di franchi. A titolo di paragone ricordiamo che i costi per la realizzazione della nuova ferrovia transalpina, con i tunnel di base del Lötschberg, del San Gottardo e del Monte Ceneri, ammontano a circa 23 miliardi di franchi.
Ma se l’Alptransit è stata promossa con soldi pubblici, questo progetto sarà invece sostenuto unicamente da partner privati. E i finanziatori non mancano. Finora hanno promesso 100 milioni di franchi per la programmazione e i permessi di costruzione. Tra i promotori dell’impresa, uniti in una società per azioni, ci sono i giganti del commercio al dettaglio Migros e Coop, La Posta, FFS Cargo, Swisscom, gli assicuratori La Mobiliare e Helvetia, la Banca cantonale zurighese e Credit Suisse, ma anche investitori esteri quali la società francese Meridian, specializzata nello sviluppo e nel finanziamento di progetti infrastrutturali e il gruppo Dagong Global, un’agenzia di rating cinese. L’interesse della Cina per il progetto non sorprende. Infatti fra le tante sue metropoli, quattro superano ampiamente i 10 milioni di abitanti, sono confrontate con strade congestionate e aria irrespirabile. «Cargo sous terrain» potrebbe quindi essere una soluzione per risolvere questo problema. E se i tempi in Svizzera sono lunghi, in Cina invece si potrebbe iniziare già tra un anno con la costruzione. E così, a fregiarsi della prima metrò per merci non sarebbe la Svizzera, ma la Cina.