Le intense discussioni sull’accordo quadro con l’UE da un lato e quelle sui provvedimenti per uscire dalla pandemia dall’altro, hanno fatto passare sotto tono una decisione importante del Consiglio federale: quella sull’introduzione di un freno alla crescente regolamentazione e all’aumento della burocrazia che provoca. Il governo ha, infatti, posto in consultazione un testo che tiene conto di due atti parlamentari che avevano provocato, nel 2019, una richiesta del Parlamento di introdurre il principio della maggioranza delle Camere, invece della semplice maggioranza dei votanti, su temi che provocano spese elevate per le aziende.
Per spese elevate si intendono quelle provocate da progetti di legge che comportano costi di regolamentazione per oltre 10’000 aziende, o per l’insieme di tutte le aziende, di oltre 100 milioni di franchi. Per costi si intendono quelli «una tantum», oppure quelli che si ripetono durante dieci anni.
Un freno di questo tipo viene già praticato in campo finanziario oltre un certo limite delle spese previste. Del resto, anche il freno alle spese attualmente in vigore si basa già sullo stesso principio, chiedendo che in media il volume delle spese non superi quello delle entrate. Probabilmente anche grazie a una congiuntura favorevole, questo freno ha provocato una diminuzione del debito pubblico della Confederazione da 124 nel 2003 a 97 miliardi di franchi nel 2019.
Difficile dire se la proposta in consultazione potrà raggiungere risultati analoghi. In realtà gli obiettivi sono comunque diversi. Già il titolo della proposta del Consiglio federale fissa come obiettivo principale quello di sgravare le aziende dai costi della regolamentazione, attraverso una apposita legge. Il lavoro preparatorio deve comunque partire da una valutazione attendibile di questi costi, da una sorveglianza costante nel tempo, studi approfonditi su singoli settori della regolamentazione, l’esame delle possibili semplificazioni per le imprese, nonché la creazione di una piattaforma elettronica che permetta l’accesso delle aziende alle prescrizioni della Confederazione.
A parte il fatto che per ridurre l’impatto fiscale delle leggi sulle aziende si propone appunto una nuova legge, si prevede che l’operazione provocherà, secondo uno studio esterno, maggiori costi di circa 2,6 milioni all’anno per la Confederazione. Il risultato dovrebbe però essere una riduzione molto più elevata dei costi delle aziende. L’efficacia delle misure previste è al momento impossibile da valutare, soprattutto perché non si possono stimare oggi i numerosi effetti indiretti che si potrebbero verificare. Per questo la Confederazione vuole ancorare nella legge la valutazione dell’efficacia e dell’economicità delle misure previste.
Tra queste primeggiano: una migliore trasparenza dei costi, un’autorità di sorveglianza indipendente, regole di bilancio per i costi delle regolamentazioni, nonché il citato cambiamento delle regole parlamentari di voto per determinati progetti.
Rispetto al freno alle spese, questo nuovo tipo di freno presenta una difficoltà maggiore: la valutazione dei costi di un nuovo progetto è molto più problematica dell’uso dei dati definitivi di preventivo della Confederazione. Ma già il fatto di dover fare una valutazione genera prudenza nell’uso delle cifre adeguate. Inoltre, già alcuni paesi dell’OCSE usano modelli di valutazione e riescono a contenere le spese. Si possono anche fare valutazioni «a posteriori» sull’efficacia delle misure.
In sostanza la legge propone un intervento piuttosto ampio: migliore trasparenza dei costi da valutare e approfondimenti regolari della situazione, dopo un’attenta sorveglianza delle applicazioni. Resta aperta la domanda su chi deve esercitare questa sorveglianza. Qui è stata avanzata l’idea di un ufficio esterno indipendente, ma il Consiglio federale non ha dato il suo accordo.
Questo potrebbe già essere uno dei punti di contrasto. L’idea di un controllo esterno è già di per sé un correttivo alla gestione amministrativa pubblica. I suoi costi potrebbero essere più che coperti dai risparmi ottenuti. L’esempio del «Normenkontrollrat» in Germania viene valutato positivamente, ma migliorabile per quanto attiene all’influsso indiretto sulle decisioni politiche. Resta parecchio scetticismo sull’effettiva riduzione della burocrazia su aspetti importanti.
La Germania, ma anche una decina di paesi OCSE, accompagnano il controllo dei costi della burocrazia con un controllo focalizzato unicamente sulle spese. Ma il Parlamento elvetico ha già respinto una proposta simile. La legge svizzera sullo sgravio per le aziende dei costi di regolamentazione dovrà però passare al vaglio del Popolo e dei Cantoni, poiché chiede una modifica costituzionale sul modo di votare delle Camere.