Opportunismo politico o vero europeismo? È quello che si chiedono gli analisti da quando nell’autunno scorso Manuel Valls ha reso pubblica la sua intenzione di partecipare alle elezioni comunali del prossimo maggio nella città catalana. Nato proprio a Barcellona 57 anni fa da padre catalano e mamma ticinese (Luisangela Galfetti, originaria della Valle di Blenio), si trasferì da piccolo con la famiglia in Francia, dove acquisì la cittadinanza francese a 20 anni e iniziò una folgorante carriera politica nelle fila del Partito socialista che lo portò ad essere dapprima ministro dell’interno e poi primo ministro dal 2014 al 2016. Tuttavia, da allora la sua parabola politica ha cominciato una fase discendente con la sconfitta alle primarie socialiste del 2017 e la successiva decisione di aderire al partito del presidente Macron, rifiutata però da quest’ultimo, ed eletto infine come indipendente nel Parlamento francese.
Dimessosi dall’Assemblea Nazionale francese nell’ottobre scorso, Valls si è buttato anima e corpo in un progetto politico che rappresenta un qualcosa di inedito a livello europeo. L’ex premier, sfruttando le leggi comunitarie che consentono a un cittadino Ue di candidarsi alle elezioni locali in uno degli Stati membri, è il primo caso di un personaggio politico di spicco che si lancia in un’avventura elettorale al di fuori del suo Stato nazionale. La sua scelta si inserisce in un progetto chiamato «Barcellona Capitale Europea», una piattaforma politica da lui creata e aperta alla società civile, che ha i suoi principi cardine nei valori europei, nel rispetto della Costituzione e nel mantenimento dell’unità della Spagna. Sebbene Valls abbia deciso di presentarsi come candidato indipendente, lui incarna soprattutto la risposta unionista al separatismo catalano. Infatti ha avuto sin dall’inizio l’appoggio di Ciudadanos, il partito liberale anti-secessionista nato proprio a Barcellona nel 2006 e che fa della lotta all’indipendentismo la sua prima ragione d’essere. La candidatura di Valls viene perciò vista come fumo negli occhi dagli indipendentisti.
I secessionisti lo accusano di volersi semplicemente riciclare politicamente in Catalogna e di non conoscere le problematiche della città catalana, avendo vissuto lontano da Barcellona larga parte della sua vita. I pro-indipendenza sono arrivati anche a boicottare i suoi atti pubblici e mettono in discussione la sua reale integrazione nel contesto barcellonese. Lui ci mette anche del suo commettendo qualche gaffe, quando per esempio ammette di non essere a conoscenza del costo del biglietto della metropolitana di Barcellona. Valls però si dimostra anche molto deciso e tira dritto per la sua strada, dicendo che la sua scelta di presentarsi come sindaco rappresenta per lui un progetto di vita: un ritorno alle origini nella città che lo ha visto nascere e con la quale ha mantenuto una relazione affettiva (la sorella vive da anni nel quartiere barcellonese di Horta).
Si vocifera però che, dietro a questa scelta, ci sarebbero altre ragioni personali che hanno spinto Valls a questo azzardo politico. Da qualche mese infatti è stata ufficializzata la sua relazione sentimentale con Susana Gallardo, una ricca imprenditrice ed erede di un colosso del settore farmaceutico di Barcellona. Questo è avvenuto solo dopo che alcuni magazine scandalistici francesi ne avevano anticipato lo scoop, con tanto di foto della coppia lanciate in prima pagina l’estate scorsa. La questione però non è di solo gossip ma ha anche importanti risvolti politici. Gallardo è una catalana unionista, acerrima nemica dei separatisti e particolarmente attiva nella lotta per l’unità della Spagna, tanto da aver pubblicato un video in cui sfida e irride i secessionisti durante il referendum indipendentista dell’ottobre 2017. Inoltre Gallardo e la sua famiglia sono sempre stati molto vicini politicamente al Partito popolare, formazione storicamente avversa alle causa indipendentista e alla Catalogna in generale. Questo ha dato argomenti a coloro che accusano Valls di essere un trasformista della politica, passato dalle file del Partito socialista francese al macronismo, per poi sbarcare in Spagna appoggiato da fazioni di centro-destra come Ciudadanos e vicino adesso anche alla destra dei popolari. Valls sembra non curarsi di queste critiche e cerca soprattutto di prendere politicamente le distanze da Vox, il nuovo partito dell’estrema destra spagnola. Nel frattempo però Vox ha stretto un accordo per governare la regione dell’Andalusia con i principali sostenitori della candidatura di Valls, quali Ciudadanos e Partito popolare, causandogli un certo imbarazzo politico.
Anche il feeling con la città di Barcellona finora non è sbocciato del tutto, dato che i sondaggi lo danno al terzo posto dietro Ernest Maragall della Sinistra repubblicana e Ada Colau, la sindaca uscente vicina a Podemos. Valls ha però ancora parecchio tempo a disposizione, dato che mancano più di cinque mesi alle elezioni di fine maggio. Inoltre altri fattori esterni, legati alla politica nazionale spagnola come la possibile caduta del traballante esecutivo di Pedro Sánchez o l’imminente inizio del processo contro i leader indipendentisti tuttora reclusi in carcere, potrebbero cambiare il trend nelle intenzioni di voto. La partita è quindi ancora lunga e il sogno barcellonese di Valls può, per il momento, ancora continuare.