Nel 2015 l’Archivio storico ticinese pubblicava una nostra analisi sulla demografia cantonale negli ultimi trent’anni1. In alcuni paragrafi conclusivi traspariva un certo personale pessimismo. Ne riportiamo un paio:
«Se l’immigrazione ha evitato al Ticino un declino demografico, nel contempo ha creato le premesse per un possibile declino economico. È probabilmente questo l’aspetto più rilevante che scaturisce dall’analisi della demografia cantonale dell’ultimo trentennio, e cioè quello di un Ticino meno competitivo, rispetto al resto della Svizzera, di quanto non lo fosse qualche decennio fa. (...) Il trentennio trascorso ha sicuramente portato molto benessere, anni di vita in più per tutti, la democratizzazione degli studi, l’emancipazione della donna, condizioni abitative molto buone. Le componenti di questa trasformazione hanno però sensibilmente modificato determinati equilibri economici, sociali, territoriali, politici, di non facile gestione già attualmente e, ancor più, se si pensa alle generazioni future».
Queste considerazioni, fondate sui dati fino al 2013, erano molto personali. Si basavano essenzialmente sull’analisi della piramide della popolazione (vedi figura 1 aggiornata al 2019), cioè sugli squilibri intergenerazionali già evidenti, e sul saldo negativo, in particolare verso altri cantoni, dei flussi migratori dei residenti svizzeri in Ticino in età tra i 20 e i 39 anni. Di questi ultimi si parlerà poi, anche se in modo ipotetico, di fuga dei cervelli.
Disponendo ora, a sei anni di distanza, di dati aggiornati al 2019, abbiamo voluto approfondire l’analisi, tenendo conto, ed è per questo che ci teniamo a farlo, che i dati si fermano alla vigilia della pandemia e che il vero bilancio andrà fatto tra qualche anno.
Il declino demografico
è invece arrivato
Ebbene sì. E i fattori sono molteplici. Abituati come eravamo a una continua crescita della popolazione cantonale, c’è un senso di smarrimento di fronte a questo rovesciamento di tendenza. Non sono mancati i segnali di preoccupazione da parte di certi ambienti, in particolare economici.
Come già di dominio pubblico, la popolazione complessiva del cantone è diminuita per il terzo anno consecutivo. I residenti sono passati dalle 354’375 unità del 2016, alle 351’491 unità nel 2019, una diminuzione di 2884 unità, pari a un calo dell’8,1 per mille. La diminuzione è dovuta solo in piccola parte alla popolazione svizzera residente nel nostro cantone (vedi figura 2), ma è sostanzialmente imputabile alla popolazione straniera, calata (vedi figura 3), nello stesso periodo, di 2689 unità (–27,0 per mille) pari al 93,2% della diminuzione totale.
Da segnalare che, rispetto ai due cali precedenti, quello del 2019 è sensibilmente più importante, in particolare per la popolazione straniera. Per la prima volta inoltre diminuisce anche la popolazione svizzera, quasi stessimo assistendo a una crisi demografica generale. Ma vediamo quali sono i fattori all’origine di questa nuova tendenza.
Molti decessi rispetto ai lieti eventi
Da decenni, in Ticino, i decessi superano largamente le nascite (figura 5). Il saldo naturale è quindi sempre più negativo e negli ultimi anni la tendenza si è accentuata. A contribuire a questo calo sono sostanzialmente gli svizzeri, con un saldo naturale fortemente negativo (–4433 unità per gli anni 2011-2019). Non basta più il saldo naturale positivo, ma sempre più risicato, degli stranieri (+1780 unità) a compensare il calo degli svizzeri, per cui il saldo naturale complessivo nel decennio considerato è stato pari a –2653 unità.
Esaurito l’effetto di struttura del baby boom, cioè dei nati negli anni 1963-74, con la conseguente ripercussione sulla nascite circa un ventennio più tardi (1993-2000), il calo della natalità che caratterizza tutte le fasce di età delle donne in età di procreazione, provoca un conseguente calo delle nascite che, dalle 2949 del 2011 (se vogliamo considerare il recente periodo) è passato alle 2294 unità (–22,2%) nel 2019. È difficilmente ipotizzabile un cambiamento di tendenza per i prossimi decenni.
Sul fronte dei decessi è fortunatamente proseguito anche in questi ultimi anni il calo del tasso di mortalità per tutte le classi di età. Oggigiorno circa il 70% dei decessi avviene dopo gli 80 anni. Ciononostante, considerato il forte invecchiamento della popolazione, il numero di decessi è aumentato anche in questi ultimi anni, tendenza che caratterizzerà anche gli anni futuri, che vedranno un saldo naturale inevitabilmente negativo.
Il rompicapo delle migrazioni
Da sempre i flussi migratori da e verso il Ticino sono stati determinanti nell’andamento della demografia cantonale. La componente più importante è costituita dagli arrivi internazionali di stranieri, sostanzialmente dall’Italia. Essa ha rappresentato il motore della crescita demografica del dopoguerra.
Dopo il 2013 la forte crescita degli arrivi di stranieri dall’estero si è però bruscamente interrotta (figura 6). La diminuzione ha caratterizzato tutte le classi di età, ma in particolare quella potenzialmente attiva (20-39 anni).
Come mai calano gli arrivi
internazionali di stranieri?
Non è la prima volta che l’immigrazione di manodopera cala bruscamente in Ticino. Generalmente la diminuzione corrisponde a una crisi economica, che si riflette, oltre che sul numero di dimoranti, anche sugli effettivi dei frontalieri, come si può leggere nel grafico (figura 7). Il recente crollo dell’immigrazione non ha però, questa volta, provocato un calo dei frontalieri. Come mai?
Rimanendo positivi possiamo ipotizzare che l’economia ticinese si stia modernizzando e, grazie alla tecnologia, necessiti di meno manodopera qualificata e ricorra ai frontalieri per le mansioni a basso valore aggiunto.
Si potrebbe anche supporre che l’economia ticinese sia in difficoltà e le aziende sostituiscano i dimoranti con i frontalieri perché meno cari. O ancora che alcuni rami economici siano in crisi e riducano gli effettivi; altri invece si sviluppano (a basso valore aggiunto?) grazie al precariato e ai frontalieri.
Siamo però sempre nel campo delle ipotesi perché manchiamo di informazioni pertinenti ed esaustive.
La statistica ufficiale non ci permette di documentare l’andamento della nostra economia, per questo particolare settore, malgrado esista un registro delle aziende e che ogni assunzione di personale dimorante o frontaliero va autorizzata sulla base di precise indicazioni.
Sempre più marcato l’esodo
dei giovani dal Ticino
Ovunque, non solo in Ticino, la formazione, accademica e non, non è più sufficiente. I giovani migrano per migliorare le proprie competenze. Il risultato di questi flussi, da un paio di decenni è però negativo per il nostro cantone (figura 8).
In questi ultimi anni è dunque proseguito, oltretutto accentuandosi, l’esodo verso altri cantoni o all’estero di giovani (20-39 anni) residenti svizzeri in Ticino. Dal 2001 al 2019 il saldo, cioè l’eccedenza delle partenze sugli arrivi è stato pari a –7664 unità, –888 unità solo nel 2019.
La situazione è stata oggetto di una recente interrogazione. Nella sua risposta (del 2 settembre 2020/n. 4429) il Consiglio di Stato, pur fornendo un dettagliato elenco di tutte le molteplici e importanti iniziative volte a rendere il nostro cantone sempre più competitivo, non ha fornito una risposta a questo interrogativo. Lo stesso Ustat (Ufficio cantonale di statistica), malgrado i numerosi e interessanti approfondimenti effettuati2, sottolinea i limiti dell’attuale statistica pubblica nel chiarire la situazione.
Un Ticino meno interessante
anche per gli anziani
I dati recenti mostrano come, all’esodo dei giovani dal cantone si aggiunge ora anche quello relativo ai residenti in età più avanzata (40 anni e più).
Per quanto riguarda i residenti svizzeri (figura 9), il saldo di questi flussi a favore del Ticino da sempre positivo, pensiamo in particolare ai cosiddetti «confederati» attirati dal sole del Ticino (Sonnenstube), è costantemente diminuito, per azzerarsi nel 2015. Stupisce questo recente cambiamento di tendenza. C’è chi3 attribuisce questo esodo pre-pandemico (visto che attualmente il Ticino è un cantone rifugio per le vacanze per molti residenti d’oltre Gottardo), agli acciacchi dell’età, al bisogno di ricongiungersi con figli e nipoti e anche alle difficoltà di integrazione legate alla lingua. In effetti l’analisi più dettagliata dei flussi mette in evidenza che è in particolare l’aumento delle partenze di persone in età avanzata, che rientrano probabilmente nel loro cantone d’origine, la causa principale di questa flessione del saldo, più che la diminuzione degli arrivi. Il flusso verso il Ticino è infatti rimasto pressoché costante per tutte le fasce d’età oltre i 40 anni.
Gli stessi dati (vedi sempre figura 9), oltre all’annullamento dei flussi oltre Gottardo, quantificano la tendenza recente di numerosi svizzeri residenti nel nostro cantone, a trasferirsi all’estero, probabilmente dove la qualità di vita è buona e il costo della vita è inferiore (pensiamo al Portogallo, alla Spagna, alla Thailandia, ai Caraibi). Le partenze sono state superiori agli arrivi di 728 unità negli ultimi 5 anni.
A questo si aggiungono i probabili rientri in patria, negli ultimi anni, di stranieri residenti nel nostro cantone, una volta in pensione. Dal 2017, questo esodo ha riguardato 1214 unità.
Non si tratta ancora di flussi importanti, ma rivelatori che qualcosa sta cambiando. Il Ticino non sembra più essere lo stesso Ticino di qualche anno fa.
Riassumendo
L’aggiornamento del nostro studio del 2015, con i dati fino al 2019, ha messo in evidenza diverse novità.
■ Innanzitutto il declino demografico, che le serie statistiche precedenti sembravano escludere, si è invece verificato. Dopo il 2016 la popolazione del cantone ha iniziato a diminuire. Al di là delle componenti demografiche che hanno contribuito a questo «declino», unico nel suo genere tra i cantoni svizzeri, ad eccezione di Neuchâtel, possiamo chiederci se sia un bene o un male che la popolazione diminuisca? C’è chi vede nella crescita demografica una condizione indispensabile per la crescita del Pil e chi è a favore di una decrescita sostenibile, tenuto conto dei limiti territoriali, delle esigenze ambientali, ecc. Come si situa il nostro cantone di fronte a questa diatriba?
■ Il calo della popolazione è dovuto essenzialmente a due fattori: la drastica diminuzione degli arrivi di manodopera estera (con permesso di dimora), che si contrappone al continuo aumento del numero di frontalieri, contrariamente a quanto avvenuto nelle crisi precedenti. Ciò solleva almeno due interrogativi:
– prima della pandemia l’economia ticinese era forse già in crisi e cercava di sopravvivere sostituendo residenti con manodopera a basso costo?
– Oppure, scenario opposto, lo sviluppo tecnologico ha permesso a numerose aziende di ridurre la manodopera e passare a una produzione ad alto valore aggiunto? Ma come spiegare allora l’aumento dei frontalieri?
■ Il calo dello popolazione è però dovuto in larga misura anche all’emigrazione dei giovani, già in atto da tempo, in particolare oltre Gottardo, ma anche all’estero. A questo si aggiunge la diminuzione/azzeramento dell’apporto dei «confederati», a partire dal 2015.
■ Un’altra novità riguarda l’emigrazione recente dal Ticino, sia di residenti svizzeri che stranieri di una certa età, verso l’estero, probabilmente alla ricerca di condizioni di vita più abbordabili a livello di costo della vita.
In questa situazione pre-pandemica troviamo quindi un Ticino difficile da capire. Se gli interrogativi sono molti è perché non disponiamo di informazioni sufficienti e sistemiche. Malgrado l’esistenza di numerose banche dati sia sulle aziende, sia sulla popolazione, non sembra possibile determinare le tendenze di fondo dell’economia cantonale se non in termini di Pil, di esportazioni o di disoccupati, tutti indicatori parziali di una realtà ben più complessa.
Senza una migliore conoscenza della situazione sarà più difficile valutare le conseguenze sulle attività economiche causate dalla pandemia in atto. Come faranno i responsabili politici a districarsi nel labirinto delle interpretazioni settoriali, magari in contraddizione tra loro, e decidere con cognizione di causa?
Note
1. Elio Venturelli, Vivere sempre più a lungo in una società in via di estinzione, Trent’anni di demografia in Ticino, Archivio Storico Ticinese 157, giugno 2015.
2. Su questo aspetto è stata fatta nel 2017 una mozione di Matteo Pronzini intitolata: salari giovani: necessario un approfondimento per capire se effettivamente i giovani emigrano.
Recentemente è pure stata inoltrata un’interrogazione al Consiglio di Stato: Esodo delle giovani e dei giovani ticinesi: come contrastarlo? (3 febbraio 2020 / 24.20).
Un approfondimento sulle migrazioni è pure stato fatto in precedenza dall’Ustat: Francesco Giudici, Matteo Borioli, Danilo Bruno, Migrazioni: focus sulle partenze dal Ticino, Dati statistiche e società, no. 1 giugno 2018.
Segnaliamo pure l’analisi: Dalle scuole universitarie svizzere al mondo del lavoro, Ufficio di statistica, Università della Svizzera italiana, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, © Ufficio di statistica 2020.
3. Vedi Lisbeth Eller Van Ligten, «Ticino retour», presso la Gisler 1843 AG di Altdorf.
Un declino demografico e molti interrogativi
La popolazione in Ticino sta calando dal 2016, le cause sono: minori nascite anche fra gli stranieri, più giovani e anziani confederati che partono, meno stranieri che arrivano – Ma sui motivi sono possibili per ora solo delle ipotesi
/ 07.12.2020
di Elio Venturelli, già direttore Ustat
di Elio Venturelli, già direttore Ustat