Dalle dimissioni offerte alle dimissioni presentate formalmente. Il Procuratore generale della Confederazione, Michael Lauber, ha gettato la spugna. Si conclude così quella fase d’incertezze e di dubbi che era sorta alcuni giorni or sono, subito dopo l’offerta delle dimissioni presentata dal Procuratore generale. Lauber se ne andrà entro sei mesi, ma a causa delle vacanze accumulate lascerà il suo incarico già il prossimo 31 agosto. Al suo posto, ed in attesa delle nuove decisioni che verranno prese dalle autorità competenti, subentreranno gli attuali due viceprocuratori.
La partenza del Procuratore generale è stata accolta con soddisfazione dalla maggioranza dei parlamentari federali. Alcuni l’hanno vissuta come l’attesa fine di un feuilleton che aveva durato troppo a lungo. Altri si sono proiettati subito nel futuro, avanzando proposte di riforme del Ministero pubblico della Confederazione. Altri ancora non hanno nascosto la loro irritazione per il modo con il quale Lauber tentò dapprima di uscire di scena, ossia offrendo le sue dimissioni. Il consigliere agli Stati ginevrino Carlo Sommaruga, tanto per citare un esempio, scrisse subito in una nota: «L’arroganza del personaggio non ha limiti… da un lato continua a negare di aver mentito… e adesso scrive la sua lettera di dimissioni in modo da poter ottenere condizioni per la sua partenza».
La svolta nella vicenda Lauber è arrivata grazie ad una recente sentenza del Tribunale amministrativo federale. Il tribunale, che ha la sua sede a San Gallo, ha respinto in buona parte il ricorso che Lauber aveva inoltrato contro l’autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione, che l’aveva accusato di violare in modo grave i suoi doveri d’ufficio e gli aveva inflitto il taglio dello stipendio dell’8% per un anno. Al centro del conflitto c’erano l’inchiesta sulla FIFA e gli ormai celebri tre incontri segreti del procuratore generale con il presidente della FIFA Gianni Infantino. I primi due incontri avvennero nel 2016, a Zurigo ed a Berna, il terzo nel 2017, nell’albergo Schweizerhof della capitale. Ai tre incontri, che non vennero verbalizzati, parteciparono oltre a Lauber ed a Infantino anche André Marty, responsabile della comunicazione del Ministero pubblico federale, e Rinaldo Arnold, procuratore vallesano ed amico d’infanzia d’Infantino. Del terzo ed ultimo incontro Lauber e gli altri partecipanti hanno sempre affermato di non ricordarsi più niente. I giudici di San Gallo hanno confermato le violazioni dei doveri d’ufficio commesse da Lauber durante questi incontri e il taglio dello stipendio annuale inflittogli dall’autorità di sorveglianza. La riduzione dello stipendio è comunque stata ridotta dall’8% al 5%, in virtù di alcuni errori procedurali commessi dall’autorità di sorveglianza.
Posto di fronte alla sentenza del Tribunale amministrativo federale, Lauber si è ritrovato con le spalle al muro, con poche possibilità d’azione e con la prospettiva di una fine ingloriosa. Gli rimaneva ancora la possibilità di ricorrere al Tribunale federale, ma le possibilità di successo di un ultimo ricorso erano ben poche. La sentenza, invece, ha rafforzato la posizione della commissione giudiziaria dell’Assemblea federale che, il 20 maggio scorso, aveva avviato contro Lauber un procedimento di destituzione. Per il Procuratore generale, la possibilità di essere destituito con una decisione dell’Assemblea federale stava diventando una realtà possibile, addirittura probabile. Sarebbe stata la prima volta nella storia del nostro paese. Lauber correva il rischio di ritrovarsi, entro pochi mesi, davanti ad uno sbocco molto umiliante per lui, sia sul piano personale che su quello professionale. Da questa prospettiva e da queste considerazioni, alla fine è emersa la sua decisione di rassegnare le dimissioni.
Che cosa succederà ora in vista della successione di Michael Lauber. Vi sono due varianti. La prima consiste nel designare un successore, sperando di trovare un candidato con le qualità necessarie per dirigere le inchieste federali che concernono il riciclaggio di denaro, la criminalità ed il terrorismo. La seconda variante prevede di ridefinire il ruolo ed i compiti del Ministero pubblico federale prima di designare il suo responsabile.
La maggior parte delle dichiarazioni dei politici che saranno chiamati a prendere decisioni in merito e le prime prese di posizione delle commissioni parlamentari interessate si orientano verso la seconda variante. Gli ultimi tre procuratori generali della Confederazione hanno concluso con anticipo il loro mandato e non hanno lasciato un grande ricordo. Sono stati tutti svizzero tedeschi. Valentin Roschacher diresse il Ministero pubblico della Confederazione dal 2000 al 2006. Si dimise perché si ritrovò al centro di una tempesta di critiche e di un alto numero di conflitti. Erwin Beyeler subentrò al suo posto e resse per cinque anni. Anche lui si ritrovò al centro delle critiche e nel 2011 non venne rieletto dal parlamento. Michael Lauber, infine, eletto nel 2011 e rieletto nel 2015, con pieni voti, ha commesso errori durante il suo secondo mandato, errori che hanno fatto perdere credibilità alla sua persona ed all’operato della procura federale. Non si tratta quindi soltanto di persone, bensì anche e forse soprattutto di problemi legati all’istituzione stessa, che probabilmente converrebbe riformare nella sua struttura, nelle sue competenze e nel suo funzionamento.
Le commissioni della gestione delle Camere federali hanno già avviato il processo di revisione ed hanno incaricato un gruppo di esperti esterni di studiare il problema e di elaborare delle proposte. Dalle prime informazioni che sono emerse tre sono gli sbocchi possibili. Il primo consiste nel mantenere l’attuale struttura, come entità autonoma, introducendo quelle riforme che verranno ritenute appropriate sia all’interno del Ministero pubblico, sia per quanto concerne la sua autorità di sorveglianza. Il secondo sbocco potrebbe prevedere il ritorno al sistema che era in vigore prima del 2011, quando il Ministero pubblico della Confederazione faceva parte dell’amministrazione federale ed il suo titolare era subordinato al capo del Dipartimento federale di giustizia e di polizia. Il procuratore generale veniva allora nominato dal Consiglio federale. Nel 2011 si è voluto attribuire la nomina all’Assemblea federale. Il cambiamento aveva le sue buone ragioni democratiche, ma ha palesato i suoi limiti quando, nel settembre scorso, l’Assemblea federale ha eletto per un terzo mandato Michael Lauber, pur essendo al corrente dei tre incontri segreti che il procuratore generale aveva avuto con Infantino e dell’inchiesta disciplinare che l’autorità di sorveglianza stava svolgendo nei suoi confronti. Il terzo ed ultimo sbocco potrebbe essere di dare le attuali competenze della procura pubblica federale ai Cantoni e di assegnare al Ministero pubblico un ruolo di coordinamento.
I rapporti degli esperti sono attesi all’inizio del 2021. Si apre quindi un periodo di transizione che potrebbe durare parecchi mesi, e durante il quale potrebbe essere ragionevole nominare un procuratore generale ad interim, con il compito di agevolare le riforme che saranno state decise ed intraprese. È in gioco la credibilità del Ministero pubblico della Confederazione sia sul piano interno che su quello internazionale. Il fuoco delle critiche non dovrebbe più poter trovare spunti nel cattivo funzionamento di questa istituzione e nei modesti risultati delle sue azioni.