Non è trascorso molto tempo dal decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco (avvenuta il 13 marzo 2013), il primo pontefice latino-americano della storia della Chiesa cattolica romana (leggi scheda in basso). Nelle varie letture del suo pontificato non si è parlato molto di un aspetto non secondario, quello della sua scelta dei cardinali, nella quale Bergoglio ha avuto modo di «sbizzarrirsi» (il termine, ancorché irriverente, ci sembra alquanto appropriato) e di smarcarsi completamente dai suoi predecessori. Infatti Francesco – provocando probabilmente qualche disappunto – ha spesso ignorato quelle sedi storicamente cardinalizie, dove il nuovo arcivescovo o patriarca veniva fatto cardinale alla prima occasione (citiamo, per limitarci all’Italia, Torino, Milano, Venezia, Genova, Napoli o Palermo), preferendo creare cardinali, arcivescovi e vescovi – magari solo perché li ha conosciuti in occasione di viaggi apostolici – delle periferie del mondo, dove i cattolici sono spesso in minoranza, o prelati di sedi normalmente non cardinalizie.
Così assistiamo al paradosso che una piccola diocesi vicina a noi come quella di Como abbia un cardinale (Oscar Cantoni), mentre non lo sia l’ordinario (Mario Delpini) di una delle più grandi arcidiocesi del mondo e per tradizione cardinalizia, quella di Milano. Tutto questo ha come conseguenza un Collegio cardinalizio abbastanza frastagliato, le cui componenti si conoscono poco o per nulla, il che potrebbe avere ripercussioni sul prossimo Conclave, a proposito del quale le grandi manovre, ovviamente nel massimo segreto, sono già iniziate, complici l’età di Francesco (ha compiuto 86 anni lo scorso 17 dicembre) e le sue precarie condizioni di salute (non molto tempo fa è stato ricoverato alcuni giorni al Gemelli di Roma per un’infezione polmonare).
Ma vediamo com’è attualmente composto il Collegio cardinalizio. Ne fanno parte 222 membri: 100 non elettori (cioè che hanno più di 80 anni) e 122 elettori, quelli che entrerebbero in un Conclave per eleggere un nuovo Papa. Tra questi anche uno svizzero: il lucernese Kurt Koch, 73 anni, vescovo emerito di Basilea e dal 2010 presidente del Pontificio consiglio (ora Dicastero) per la promozione dell’unità dei cristiani. Con la costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo del 1975, Paolo VI aveva limitato a 120 il numero massimo di cardinali elettori, ma i suoi successori hanno spesso e volentieri derogato a questa regola. Dei 122 porporati «papabili», 47 provengono dall’Europa, 21 dall’Asia, 16 dall’America del Nord, altrettanti dall’Africa, 14 dall’America del Sud, 5 dall’America Centrale e 3 dall’Oceania. Sempre di questi 122, 10 sono stati nominati da Giovanni Paolo II, 31 da Benedetto XVI e 81 – negli otto Concistori sin qui tenuti – da Francesco. Da notare che hanno ricevuto la porpora da Bergoglio vescovi di ben 21 nazioni che mai erano state presenti nel Collegio cardinalizio.
In Conclave, lo ricordiamo, per arrivare alla fumata bianca – perlomeno nei primi 34 scrutini – è necessaria una maggioranza qualificata di due terzi dei cardinali presenti. Orbene, un semplice calcolo ci indica che attualmente il quorum è di 81 elettori, proprio lo stesso numero di quelli creati da Francesco, ma questo non vuol dire niente, perché non è detto che tutti gli 81 voterebbero per un nuovo Papa che prosegua necessariamente sulla linea tracciata da Bergoglio. Infatti a pregiudicare l’elezione di un successore che voglia procedere sulla sua stessa strada potrebbe essere la poca chiarezza manifestata da Francesco su certe questioni pratiche e dottrinali, che sta indubbiamente provocando malessere e disorientamento tra i cattolici. In ogni caso la grande domanda da porsi è se il successore del pontefice argentino sarà uno che la pensa come lui – magari procedendo a innovazioni solo accennate dal Papa attuale – o al contrario un vescovo di Roma più «tradizionalista» (come vorrebbe un campo minoritario ma molto agguerrito), che torni alle certezze assolute in campo dottrinale, quelle dei pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Oppure i cardinali elettori – il cui compito non sarà certamente facile – potrebbero anche optare per una via di mezzo. Al termine di queste considerazioni non ci sembra il caso di avventurarci in un toto-Papa di cattivo gusto. Quello che ci sentiamo invece di pronosticare è un Conclave che, oltre a rivelarsi abbastanza lungo, potrebbe anche riservare qualche clamorosa sorpresa. Staremo a vedere se i fatti ci daranno ragione.
Dieci anni di Bergoglio, tra slanci e sconfitte
Sull'edizione di «Azione» del 13 marzo scorso, Giorgio Bernardelli tracciava un bilancio del pontificato di papa Francesco, iniziato esattamente 10 anni prima. «Nei primi anni il pontificato di Bergoglio è stato un’esperienza dirompente principalmente su un aspetto: l’umanizzazione della figura del Papa. Francesco ha riavvicinato il suo ministero alla gente, con una predilezione particolare per i poveri e per le periferie». Della misericordia ha fatto il suo manifesto: «Chi sono io per giudicare?» è una sua frase che ha fatto epoca, pronunciata in risposta a una domanda sul tema dell’omosessualità. «Ma la misericordia espone agli incidenti. Soprattutto se si ha davanti la sfida di governare una realtà complessa e attraversata da crisi e tensioni com’è la Chiesa cattolica del XXI secolo. Così nel bilancio di questi 10 anni di papa Francesco vanno annoverate anche alcune sconfitte».
Nell'articolo si citano gli scandali legati agli abusi sessuali: Francesco ha contribuito a fare emergere la verità, ha incontrato le vittime ma non è andato oltre. «Di fronte alle richieste di riforme, come l’abolizione del celibato dei sacerdoti o l’ordinazione delle donne, avanzate dal Sinodo convocato dalla Chiesa tedesca, Francesco ha frenato, denunciando il pericolo di una parlamentarizzazione delle dinamiche ecclesiali. Tutto questo, anziché unire come sognava Francesco, sta aumentando le polarizzazioni all’interno del mondo cattolico». C’è poi la sconfitta espressa dalle lacrime del dicembre scorso in piazza di Spagna per la guerra in Ucraina: gli appelli del pontefice per fermarla non hanno prodotto alcun risultato… / Red.
Tutti i cardinali di Francesco
Il Papa ha nominato 81 porporati e nella scelta si è smarcato dai suoi predecessori, guardando alle periferie del mondo
di Gino Driussi