Tra slogan, manifesti e congiunzioni

Elezioni federali - La campagna per il voto di rinnovo delle Camere federali del 20 ottobre raggiunge il suo culmine – Questa volta i temi cari all’UDC, Europa e migrazione, non sono quelli più dibattuti
/ 16.09.2019
di Marzio Rigonalli

Manca poco più di un mese alle elezioni federali del 20 ottobre e la lotta tra i partiti politici per accaparrarsi le preferenze degli elettori si è intensificata. Ogni formazione ha definito una propria strategia, con slogan più o meno felici, con manifesti, alcuni simpatici, altri incuranti anche del buon gusto, con riunioni ed assemblee destinate a galvanizzare i propri sostenitori e simpatizzanti, e con tutta una serie di altre piccole iniziative, lanciate con l’intento di incidere sulla futura scelta elettorale. È un momento importante per la nostra democrazia. È un rituale che si ripete ogni 4 anni, arricchendosi ogni volta di nuove pensate e proposte.

Un primo dato importante riguarda tutti coloro che hanno deciso di candidarsi. Rispetto a 4 anni fa, il numero dei candidati è aumentato in quasi tutti i cantoni. Sono più di 4000 gli uomini e le donne che gareggiano per i 200 posti che offre il Consiglio nazionale. Soltanto Ginevra e Neuchâtel non seguono questa tendenza e registrano una leggera flessione del numero di candidati. Anche il numero delle liste è in aumento in tutti i cantoni, con una sola eccezione, quella di Zurigo. Un secondo dato significativo è l’aumento della presenza femminile sulle liste elettorali. Rispetto al 2015 si è passati dal 35% al 43%. Siamo ancora lontani dalla parità, ma la direzione presa è quella giusta. Soltanto il canton Svitto registra una leggera flessione della presenza femminile. Questi dati rivelano un sicuro interesse per la politica nazionale ed i suoi riflessi sulle realtà regionali, un interesse che contrasta con le difficoltà che incontrano alcuni comuni a trovare volontari disposti ad assumere cariche pubbliche.

Ogni partito è libero di stabilire il numero delle liste che intende presentare. Accanto alla lista principale si ritrovano le liste dei giovani, le liste degli oltre 60 anni e tante altre liste con svariate denominazioni. L’obiettivo ricercato è di raggiungere il maggior numero possibile di potenziali elettori. Un altro obiettivo è quello di guadagnare qualche voto in più, che talvolta può risultare determinante per l’assegnazione di un seggio, e che vien perseguito con le congiunzioni di liste e le sotto-congiunzioni di liste. È un modo di procedere cui fanno ricorso soprattutto i piccoli partiti, ma che può rivelarsi interessante anche per i partiti maggiori.

Numerose congiunzioni di liste sono state annunciate tra i partiti del centro e tra i partiti della sinistra. Poche, invece, sono le congiunzioni a destra. L’UDC ed il PLR vi hanno ricorso soltanto in tre cantoni, Argovia, Basilea Campagna e Turgovia, e non hanno trovato un accordo in altri casi, da ultimo nel canton Sciaffusa. I rapporti tra i due partiti che, con l’apporto della Lega, hanno detenuto la maggioranza nel Consiglio nazionale durante la legislatura che sta per concludersi, non sono per niente cordiali. Lo ha dimostrato anche il discusso manifesto dell’UDC, che ritrae una mela mangiata da diversi vermi e la scritta: «Lasciamo distruggere la Svizzera da sinistroidi e europeisti?».

Tra i vermi c’è anche il PLR, che ha reagito, come d’altronde tutti gli altri partiti, criticando questo tipo di comunicazione e giudicandolo non degno di un partito democratico.I cambiamenti climatici, le loro cause ed i possibili rimedi, sono al centro della campagna elettorale. Il tema è in primo piano ormai da parecchio tempo ed ha influito sulle elezioni cantonali svoltesi in primavera, aumentando i consensi soprattutto per i verdi ed i verdi liberali. Poche settimane or sono il tema si è riproposto con forza dopo gli incendi nella foresta amazzonica e dopo la conclusione dell’accordo tra l’AELS (Svizzera, Islanda, Norvegia e Liechtenstein) ed il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay).

Gli incendi hanno evidenziato quanto importante siano la difesa e la protezione dell’ambiente. L’accordo con il Mercosur ha subito suscitato le opposizioni dei partiti di sinistra e dei contadini, che temono la concorrenza sleale di prodotti provenienti da paesi che operano in condizioni più vantaggiose e che non rispettano tutte le norme di protezione dell’ambiente in vigore in Europa. L’accordo verrà firmato fra qualche mese ed è ormai sicuro che la battaglia contro la sua ratificazione sarà molto accesa.

Tutti i partiti politici, ad eccezione dell’UDC, cercano di dare alle questioni ambientali ampio spazio nei loro programmi, talvolta anche relegando in secondo piano temi importanti come i premi delle casse malati od il futuro dell’AVS. Gli uni, come i verdi ed i verdi liberali, lo fanno ormai da parecchi anni e godono di una certa credibilità; gli altri, come il PLR, hanno una storia attiva più recente e la loro svolta ecologica richiede di essere confermata da fatti concreti.

L’orientamento dei partiti verso scelte che proteggano l’ambiente vien sollecitato fortemente dall’opinione pubblica, sia attraverso le pressioni che vengono esercitate da numerose associazioni, sia ricorrendo a metodi innovativi. Il quotidiano ginevrino «Le Temps», per esempio, ha inviato una carta ecologica a tutti i candidati romandi, chiedendo loro quali impegni sono disposti a prendere in difesa dell’ambiente. Le loro risposte verranno conservate e saranno confrontate con le decisioni che i candidati di oggi prenderanno nella futura legislatura come consiglieri nazionali.

L’UDC si distingue dagli altri partiti e punta sui nostri rapporti con l’Unione europea e sull’immigrazione, due temi sui quali il partito ha sempre centrato le sue campagne elettorali. Questa volta, però, i due temi non sono di stretta attualità, nonostante gli sforzi che Blocher e gli altri dirigenti stanno facendo con l’intento di ricreare l’atmosfera che regnava nel 1992, durante la campagna elettorale che portò alla votazione del 6 dicembre ed al rifiuto dell’accordo sullo Spazio economico europeo. Ed il vertice dell’UDC viene aiutato dai loro due consiglieri federali, Maurer e Parmelin, che in due diverse interviste hanno dichiarato ormai in fin di vita, se non per sempre almeno per quest’anno, l’accordo quadro con l’Ue, provocando numerose proteste in seno a diversi partiti.

Le elezioni del 20 ottobre sono importanti per varie ragioni. Basta pensare al possibile spostamento di voti dalla destra alla sinistra, all’annunciata avanzata dei verdi ed alle conseguenze che questa avanzata potrebbe avere sulla composizione del Consiglio federale, o ancora alla sopravvivenza dei partiti minori. Le elezioni sono importanti anche in considerazione del contesto internazionale instabile in cui avvengono. In tre paesi confinanti con la Svizzera, Italia, Austria e Germania, la situazione politica presenta molte incertezze, tra governi che stanno nascendo, governi che verranno definiti da elezioni imminenti e governi che escono indeboliti da elezioni regionali. E poi c’è la grossa incognita della Brexit, del modo in cui avverrà e delle sue conseguenze, che ancora oggi non sono valutabili. È uno scenario nel quale non sarà facile muoversi e per il quale ci vorrebbe un parlamento conscio delle difficoltà e della necessità di affrontarle in modo aperto e costruttivo, e non isolandosi e rifugiandosi dietro le frontiere nazionali.