Stime economiche: il regno dell’incertezza?

Analisi - I rischi per l’economia globale sono sempre più complessi, le stime sempre meno affidabili
/ 03.08.2020
di Edoardo Beretta

I rischi globali dalla crisi economico-finanziaria globale in poi hanno registrato un’evoluzione tale da renderli sempre più difficilmente prevedibili. Fra tutti, però, si sarebbe fino a febbraio 2020 ipotizzato che fosse il fattore di rischio geopolitico ad avere acquisito vigore, se raffrontato a quanto limitato esso era al verificarsi dello tsunami da titoli tossici di un decennio fa. Un esempio su tutti? Le «sorprese», a cui l’amministrazione federale americana ha abituato fra aperture stop and go alla Nordcorea ed inaspettati inasprimenti dei rapporti con l’Iran ad inizio del 2020. Inutile ricordare anche le molteplici scadenze elettorali dell’anno in corso – non da ultime, proprio quelle americane di novembre 2020 – seguite dal potenziale ricambio di leadership storiche come quella tedesca. 

Se si fosse avuta una «sfera di cristallo» o – è il caso di aggiungerlo – si fosse potuto contare su maggiore chiarezza da parte del Paese membro dell’OMS in cui la pandemia pare essere originata, il monito di cui sopra sarebbe parso largamente incompleto non includendo il Coronavirus SARS-CoV-2, che ha sconvolto in poche settimane il mondo ed ha comportato (oltre alle perdite umane) l’arresto parziale dell’attività produttiva in tutta l’ economia mondiale. Ancora una volta, prima che gli eventi travolgessero l’umanità, questi non soltanto non sono stati previsti, ma sono stati persino ritenuti altamente improbabili: tutto ciò ricorda, però, vividamente proprio la crisi economico-finanziaria globale quando analisti ed economisti vennero colti di sorpresa. È sufficiente guardare la mappa dell’evoluzione dei principali rischi globali dal 2007 al 2020 riportata nel Global Risk Report del Word Economic Forum, che indica (sebbene pubblicata ad inizio d’anno) quale fattore di maggiore probabilità per l’anno corrente le sole sfide climatiche (cfr. «eventi meteorologici estremi», «fallimento d’azione climatica», «disastri naturali», «perdita di biodiversità» e «disastri ambientali per mano dell’uomo»)1 . Sebbene non sussistano dubbi che la comunità internazionale debba agire e che ognuno possa contribuire con semplici azioni a salvaguardare il pianeta Terra, si è forse peccato di ciò che nell’Antica Grecia veniva definito hỳbris, cioè di sopravvalutazione delle proprie forze, quando è proprio l’individuo a dimostrarsi così fragile. E che dire del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che ha dovuto repentinamente prima e più volte poi stravolgere le stime di crescita mondiale come riportate nel World Economic Outlook (WEO)? Proprio questo è stato il caso, se si raffronta la discrepanza fra previsioni per il 2020 e 2021 come rilevabile fra il WEO di gennaio e quello di giugno 2020. E, senza ergersi a «cassandre», è altamente probabile che il crollo della produzione reale nel 2020 sia ben maggiore e la ripresa nel 2021 ben più flebile: molti Paesi sono destinati, quindi, a subire una perdita di benessere non colmabile in tempi rapidi.

Note

1) http://www3.weforum.org/docs/WEF_Global_Risk_Report_2020.pdf