«Soldi dall’elicottero» anche dalla BNS?

Lo chiede un’iniziativa per la quale inizia la raccolta delle firme: si propone di dare a ogni svizzero 7500 franchi mediante l’emissione della moneta necessaria da parte della BNS. Con quali risultati?
/ 23.11.2020
di Ignazio Bonoli

La fantasia del popolo svizzero in materia di diritti popolari non finisce mai di stupire. Questa volta la proposta è di quelle serie, anche se probabilmente irrealizzabile. Un non meglio specificato gruppo di 7 cittadini del canton San Gallo ha inoltrato alla Cancelleria federale il testo di un’iniziativa che chiede di distribuire a ogni cittadino di nazionalità svizzera 7500 franchi «una tantum». Nel titolo l’iniziativa riprende anche un concetto già espresso una cinquantina di anni fa dal celebre economista americano Milton Friedman, che consisteva letteralmente nel gettare soldi dall’elicottero sulla popolazione. Da qui il titolo «Iniziativa per l’elicottero monetario» .

Come detto, il primo ad esprimere il concetto di «Helicopter Money» fu Milton Friedman, ma si trattò più che altro di una battuta. Sennonché il noto Premio Nobel per l’economia riprese il concetto nel 1969 per spiegare proprio l’intervento di una banca centrale, sotto forma di immissione diretta di moneta nell’economia, nell’intento di favorire l’espansione economica e combattere la deflazione. Sotto questa forma non è mai stata praticata, poiché la Banca centrale passa sempre attraverso il sistema bancario per immettere moneta nell’economia di un paese.

Vi furono però interventi che mostrano qualche analogia con «l’Helicopter Money». Ad esempio, nel 1999 il Giappone, dopo un decennio di crisi economica, decise di distribuire buoni di consumo alla popolazione, da spendere entro sei mesi. In realtà, vi fu una crescita di spese in beni di consumo non durevoli, ma negli anni seguenti l’effetto finì e i consumi tornarono a ristagnare. Più recentemente, Hong Kong fece versare dalla banca centrale a ciascun residente maggiorenne 10’000 dollari HK (circa 1140 franchi) per sostenere l’economia locale. Anche Mario Draghi ne parlò nel 2016, ma preferì una misura come il «Quantitative Easing» (acquisto di titoli statali) per risanare i bilanci delle banche europee, mentre nel 2002 Ben Bernanke, allora presidente della Federal Reserve americana, accarezzò l’idea, ma non la concretizzò su larga scala. Il tema si sta riproponendo con la necessità per tutti i governi di superare la crisi dovuta al Covid e trovare i soldi per finanziare le necessarie misure.

Anche a livello teorico rispunta la disputa fra keynesiani e monetaristi. Mentre il celebre economista inglese John Maynard Keynes propendeva per il primato della politica fiscale e la gestione anticiclica dell’economia per contrastare la deflazione e la recessione, i monetaristi riaffermavano il primato della politica monetaria, giungendo fino a dare un insperato sostegno alla «Helicopter Money».

In realtà, da tempo, le banche centrali iniettano moneta nel sistema economico, sia per combattere le recessioni, sia per favorire la crescita. Oggigiorno conosciamo anche gli interessi a tasso zero o perfino sotto, ma il problema non sta nell’azione politica, monetaria o keynesiana, quanto piuttosto nel fatto che il suo impatto sull’economia è trascurabile. È il famoso «cavallo che non beve» degli economisti britannici. Espressione usata per dire che versare acqua (cioè denaro) a un cavallo che non beve (il consumatore che non spende) non serve a rilanciare consumi e investimenti per favorire la crescita. Quindi la moneta a disposizione non va a finire nei consumi o negli investimenti, ma piuttosto nei risparmi, sotto forma di titoli di vario tipo.

Scusandoci per l’estrema semplificazione del dibattito teorico, veniamo al problema dell’iniziativa. Letteralmente essa chiede che la Banca Nazionale versi a ogni cittadino svizzero 7500 franchi entro un anno, esenti da imposte. La banca ottiene questa somma stampando moneta. Non dice come il cittadino dovrà spendere questa somma, che nelle attuali circostanze andrà a risparmio, all’attuazione di spese già programmate o all’anticipazione di queste.

Al massimo l’operazione potrebbe generare un effetto inflazionistico con un aumento dei prezzi già prima del versamento previsto. Cosa finora non riuscita con il «Quantitative Easing» della Banca Centrale Europea. Oppure non vi sarà nessun effetto perché la popolazione si aspetta di ricevere la somma e l’aumento dei prezzi potrebbe essere anticipato. Non si vede in che misura un simile provvedimento possa contribuire al rilancio dell’economia, attraverso il rilancio dei consumi. Senza dimenticare che «l’elicottero» che distribuirà i soldi lo farà escludendo tutti gli stranieri residenti. Con che criterio?

Si potrà finanziare la spesa dovuta al Covid con l’emissione di moneta? La Banca nazionale Svizzera non emette finora moneta per finanziare il debito dello Stato. Non ne avrebbe nemmeno bisogno, viste le buone condizioni delle finanze della Confederazione. E anche le spese finora sostenute sono limitate e lo Stato riuscirà a ritrovare l’equilibrio anche senza la politica monetaria, che però potrà essere usata (se del caso) per il sostegno alla ripresa dell’economia nelle forme tradizionali.