Che cosa ci porterà il nuovo anno? Innumerevoli esperti ci sommergono con le loro previsioni, spesso dettagliate fino ai decimali, alimentando così la fallace illusione che il mondo segua sempre alla lettera il copione. Ma la Brexit e l’elezione di Donald Trump ci convincono del contrario.
Mark Twain è stato uno dei più grandi scrittori americani, ma non aveva alcun’idea di come funzionasse l’economia. Eppure è proprio sua un’arguta citazione, che ogni economista dovrebbe tenersi sempre ben davanti agli occhi: «non sono le cose che non sappiamo a metterci in crisi, ma quelle che crediamo di sapere».
Soprattutto all’avvicinarsi del nuovo anno numerosi economisti ci sommergono di dettagliate previsioni sulla borsa, sui tassi e sulle valute. Ma gran parte di loro si è sbagliata sull’esito del referendum sulla Brexit e sull’elezione di Donald Trump. Che cosa succede se molti credono di sapere quello che, in realtà, è sbagliato, lo abbiamo visto chiaramente in Svizzera con lo shock sul franco del gennaio 2015.
Le previsioni sono notoriamente inattendibili. Ma ciò vuol dire che non ha senso pensare a che cosa succederà in futuro? Certamente no! Solo che invece di elaborare rigide previsioni e ipotesi si dovrebbe pensare in termini di scenari. Quindi è opportuno non tanto affermare che ci aspetta un anno buono o cattivo per le borse, ma piuttosto trarre una conclusione molto più utile: «le azioni hanno una probabilità statistica del 30 percento di subire una perdita entro fine anno. Tuttavia, dopo cinque anni, il rischio scende ad appena il 10 percento». Questo approccio in termini di scenari è ben illustrato nel grafico, che richiama un quadro dipinto. Vi è raffigurato l’andamento della borsa svizzera su base annua dal 1988.
Proprio nelle fasi di maggiore incertezza, come l’attuale, sentiamo il bisogno di controllo e sicurezza. Eppure dovreste resistere al fascino delle previsioni facili o delle spiegazioni preconfezionate, che simulano una falsa sicurezza. Chi, invece, riconosce la propria ignoranza si mette al riparo da una pericolosa presunzione e, in ultima istanza, prende decisioni migliori. Oppure, per dirlo con le parole di Charlie Munger, partner d’affari di lunga data del guru della finanza Warren Buffett: «La vera competenza è appannaggio di colui che sa dove finisce». Con questo spirito vi auguro un 2017 di successi.
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