I fautori dell’iniziativa popolare «Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco», in votazione il 13 febbraio prossimo, sono convinti che vietando gli annunci pubblicitari si possa effettivamente proteggere queste fasce della popolazione, particolarmente vulnerabili. Gli avversari – Consiglio federale e maggioranza parlamentare in primis – pur sottolineando la necessità di proteggere meglio i giovani dagli effetti nocivi legati al consumo di tabacco, sostengono che il divieto della pubblicità chiesto dall’iniziativa vada troppo lontano: vieterebbe infatti anche le forme pubblicitarie rivolte principalmente agli adulti, ma ugualmente accessibili a fanciulli e adolescenti.
Vi è dunque scetticismo sui risultati che si possono ottenere attraverso una massiccia riduzione del flusso pubblicitario. Inoltre, un divieto troppo esteso costituirebbe un’ingerenza eccessiva nella libertà economica. Perciò, Berna preferisce puntare sulla nuova normativa sui prodotti del tabacco, adottata dalle Camere federali nell’ottobre 2021, quale controprogetto indiretto all’iniziativa popolare. Questa legge federale prevede limitazioni pubblicitarie per rafforzare la protezione dei minorenni e preservare gli interessi economici. L’iniziativa ha comunque il vento in poppa: secondo i primi sondaggi, i favorevoli sono nettamente in maggioranza, tanto che l’industria del tabacco potrebbe perdere una battaglia a causa delle restrizioni pubblicitarie volte a proteggere gli adolescenti. È però notorio che, man mano che si avvicina l’appuntamento con le urne, le iniziative popolari tendono a perdere consensi. Vedremo se ciò si avvererà anche questa volta.
Un adolescente che fuma è quasi sempre un cruccio per i genitori. Statisticamente, un giovane di 17 anni su quattro consuma tabacco, in una forma o nell’altra. Di chi è la colpa? Per le organizzazioni sanitarie e le federazioni giovanili e sportive, all’origine dell’iniziativa, essa va ricercata in gran parte nella pubblicità. Numerosi studi attestano infatti che la pubblicità per il tabacco esercita una grossa influenza sui minorenni, che necessitano quindi di una protezione particolare. Tuttavia, la nuova legge sui prodotti del tabacco autorizza ancora forme di pubblicità accessibili a fanciulli e adolescenti, inducendoli al consumo nocivo di tabacco e nicotina, affermano ancora i fautori dell’iniziativa.
Gli adolescenti, sovente alla ricerca d’identità, sviluppano rapidamente una dipendenza e costituiscono dunque un obiettivo perfetto. Per i difensori dell’iniziativa – sostenuti dalla sinistra e dai Verdi liberali – è logico che i pubblicitari abbiano impostato la strategia di vendita su di loro. Fanno leva su personaggi astuti, attraenti, con molto sex appeal o sulla libertà. Circa la metà di chi fuma abitualmente ha iniziato prima dei 18 anni. Il tabagismo precoce – sottolineano i medici – è problematico. Iniziare a fumare da giovani, significa accrescere la probabilità di sviluppare una dipendenza e malattie croniche, potenzialmente mortali.
Nel 2020, secondo studi citati dai due schieramenti, le imprese del tabacco hanno investito poco meno di 10 milioni di franchi per pubblicità fatte nella stampa scritta e sui manifesti. In Svizzera, una persona su quattro fuma, per un totale di circa due milioni di fumatori. Questa cifra è rimasta più o meno invariata negli ultimi dieci anni. Tra i giovani si registrano livelli analoghi: quasi 100’000 giovani tra i 15 e i 19 anni fumano.
Tumori, infarti e malattie dovute al tabagismo sono all’origine di 10’000 decessi all’anno in Svizzera. Un numero 40 volte maggiore rispetto ai morti della strada, sottolineano i fautori dell’iniziativa. Tutto ciò grava pesantemente sulla società, sui premi delle casse malati e sull’economia: le cure mediche e le perdite di ore di lavoro generano costi annui per almeno 5 miliardi di franchi.
Stando a studi, sempre condivisi sia dai fautori che dagli oppositori dell’iniziativa, i costi diretti (medicinali e ospedalizzazioni) ammontano a 3 miliardi di franchi, pari al 4 per cento delle spese per la salute. I costi indiretti (sospensioni per malattia o perdite di produzione) si situano, per il governo, tra 1 e 2 miliardi di franchi e, per i fautori dell’iniziativa, a 3 miliardi. Ecco perché i sostenitori dell’iniziativa chiedono il divieto di ogni forma di pubblicità che possa raggiungere i minorenni.
Ma per il Consiglio federale e i partiti borghesi, tutto ciò è troppo restrittivo. Infatti, i luoghi e i media riservati agli adulti sono rari. In pratica, ciò si tradurrebbe in un divieto totale che, per gli oppositori dell’iniziativa, rappresenta un attacco sproporzionato alle libertà economiche e d’informazione, garantite dalla Costituzione. Il tabacco – ricordano – è un prodotto legale che deve poter essere promosso. La sua pubblicità è del resto una fonte di reddito per i media, gli ambienti culturali e i piccoli commerci. Vietarla significa «infantilizzare» i consumatori, sostengono ancora gli oppositori, rilevando che ciascuno è responsabile della propria salute e dei prodotti che consuma, per dannosi che siano.
L’estensione del divieto, praticamente generalizzata, di ogni forma di pubblicità per il tabacco introdurrebbe un pericoloso precedente: infatti, altre pubblicità potrebbero essere vietate, come quelle per i generi alimentari troppo grassi o dolcificati (formaggio, patatine chips, cervelas, pasticcini e via dicendo) o per le bevande alcoliche, sebbene non possano essere vendute ai giovani sotto i 18 anni.
Per il governo, è meglio attenersi alla nuova legge sui prodotti del tabacco, adottata dalle Camere, appunto a titolo di controprogetto indiretto. Il testo costituisce un «buon compromesso», che protegge efficacemente i giovani, preservando gli interessi economici. La legge contiene limitazioni pubblicitarie per rafforzare la protezione dei minorenni, applicabili per la prima volta in tutta la Confederazione. Tra l’altro, disciplina la composizione, l’imballaggio, la pubblicità, la distribuzione e il controllo dei prodotti del tabacco e delle sigarette elettroniche, che non possono essere venduti ai minorenni, pena una multa salata.
Inoltre, la pubblicità per il tabacco sui manifesti, nei cinema, presso i campi sportivi, negli edifici pubblici e nei mezzi di trasporto è vietata, come pure la pubblicità rivolta ai minorenni. Vietata anche la sponsorizzazione di manifestazioni destinate ai giovani o di manifestazioni a carattere internazionale. La nuova legge sottostà a referendum e, se non viene chiesto o non avrà successo, potrebbe entrare in vigore verso la metà del 2023, indipendentemente dall’esito della votazione sull’iniziativa. Con la legge, la vendita di sigarette sarà vietata ai minori e la pubblicità regolata meglio. Ma tutto ciò non sarà sufficiente per ratificare la convenzione dell’OMS sulla lotta contro il tabagismo, firmata dalla Svizzera. Se invece l’iniziativa fosse accolta, obbligherebbe il Consiglio federale e il parlamento ad adeguare la legge.
Il controprogetto indiretto messo a punto dal parlamento, sebbene contempli disposizioni concrete, è respinto dai medici. Essi ricordano che il tabacco è una sostanza che crea assuefazione ed è ben diverso dai generi alimentari. Per loro, la gioventù va meglio protetta e il controprogetto indiretto non è in grado di farlo, appunto perché autorizza ancora forme di pubblicità (nei giornali gratuiti, sulle reti sociali, in Internet e nei festival), accessibili ai fanciulli e agli adolescenti. Per i sostenitori dell’iniziativa, non è quindi il benessere dei nostri figli a prevalere, bensì gli interessi dell’industria pubblicitaria e del tabacco.
Ma la problematica degli adolescenti che fumano è esclusivamente dettata dalla pubblicità o va risolta anche a livello educativo e familiare? La società non dovrebbe attivarsi maggiormente? Oltre alla prevenzione del tabagismo, l’iniziativa chiede a Confederazione e Cantoni di promuovere anche la salute di fanciulli e adolescenti, pur senza definire precise modalità di attuazione.
Per riuscire, l’iniziativa necessita della doppia maggioranza di popolo e cantoni. Prima di mettere la scheda nell’urna, l’elettore dovrà convincersi che, con un divieto della pubblicità per il tabacco praticamente generalizzato, l’iniziativa permetterà effettivamente di raggiungere gli obiettivi voluti. Insomma, se questa proposta, al di là dei provati danni che il tabacco provoca, rappresenti la sola e più opportuna via da seguire.