Ci sono voluti due mesi ed un’intensa trattativa, ma alla fine i tre partiti politici emersi alle ultime elezioni legislative in Germania sono riusciti ad intendersi e a concludere un accordo di governo. Socialdemocratici (Spd), Verdi e Liberali (Fdp) hanno sottoscritto un documento di 177 pagine, nel quale vengono enumerati le grandi linee e i temi concreti della politica che seguirà il nuovo Esecutivo. È la cosiddetta «coalizione semaforo», chiamata così per i colori che caratterizzano i tre partiti che la compongono: rosso per i socialdemocratici, giallo per i liberali e, ovviamente, verde per gli ecologisti. Per la prima volta la Germania verrà governata da una coalizione di tre partiti. Finora il potere centrale è sempre stato suddiviso tra due partiti, principalmente dalla grande coalizione, con la Cdu e l’Spd, ma anche da un’intesa senza la Cdu, tra Spd e Fdp, con i cancellieri Willy Brandt e Helmut Schmidt, negli anni Settanta, o tra Spd e Verdi, con Gerhard Schröder, all’inizio del secolo, prima del lungo regno di Angela Merkel.
Con l’accordo di governo sono apparsi anche i nomi dei futuri titolari dei principali Ministeri. Il cancelliere sarà il socialdemocratico Olaf Scholz, il vincitore delle ultime elezioni legislative. Il vicecancelliere sarà Robert Habeck, punta di diamante dei Verdi. A lui verrà affidato un nuovo Ministero, comprendente l’economia, il clima e l’energia. È un Ministero centrale e strategico nel periodo di transizione che si delinea, che comporterà non poche decisioni difficili da far accettare e da implementare. Agli Esteri arriva Annalena Baerbock, la giovane copresidente dei Verdi, che ha guidato la campagna elettorale del suo partito commettendo alcuni errori, ma ottenendo un buon risultato finale. È la prima volta che una donna si appresta a dirigere la diplomazia tedesca ed è la seconda volta che un rappresentante dei Verdi diventa ministro degli Esteri. Joschka Fischer lo è stato nel Governo di Schröder tra il 1998 e il 2005. Ai liberali, infine, e al loro leader Christian Lindner, è stato riservato il Ministero delle finanze, un posto molto importante nella prima potenza economica europea. La scelta dovrebbe rassicurare il mondo della finanza e dell’economia.
Tra le numerose osservazioni che l’intesa raggiunta tra i tre partiti può suscitare, tre meritano una particolare attenzione. La prima riguarda la continuità o meno con la politica del precedente Governo e le novità che potrebbero sorgere. La seconda concerne la posizione della Germania in seno all’Unione europea. La terza tocca le possibili conseguenze per la Svizzera, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra la Confederazione e l’Unione europea.
La Germania continuerà ad avere una presenza significativa sul piano internazionale e un ruolo centrale in Europa. Il nuovo Governo s’iscrive nella continuità e non si lascia tentare da possibili ripiegamenti. Cerca di rafforzare la posizione della Germania con qualche cambiamento e con un buon numero di riforme. Sul piano internazionale, per esempio, si propone di essere più deciso a contrastare la Cina e la Russia di quanto non lo fosse Angela Merkel. Le riforme annunciate, però, avverranno soprattutto sul piano interno e comprendono: l’innalzamento del salario minimo da 9,6 a 12 euro l’ora; la neutralità climatica da raggiungere già nel 2045; l’uscita dal carbone entro il 2030, invece del 2038; il rafforzamento delle energie rinnovabili, chiamate a coprire la produzione di elettricità nella misura dell’80% nel 2030 (oggi la copertura è del 47%); la legalizzazione della vendita della cannabis; l’abbassamento del diritto di voto a 16 anni; alcune agevolazioni per chi vuol ottenere la cittadinanza tedesca; la costruzione di 400 mila nuove abitazioni. È un programma ambizioso, che dovrà fare i conti con la gestione e gli imprevisti della pandemia e che dovrà superare lo scoglio del Bundestag. In Parlamento il Governo può sin d’ora contare su una confortevole maggioranza parlamentare.
Sul piano europeo potrebbe arrivare qualche novità, se le intenzioni del nuovo Governo troveranno l’appoggio necessario tra tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Il nuovo cancelliere Scholz e i suoi alleati propongono un’Europa più sovrana e più federalista. Vogliono andare oltre sulla strada dell’integrazione politica. Nel settore della politica estera, per esempio, chiedono che le decisioni non siano più prese all’unanimità, bensì alla maggioranza qualificata, e si schierano in favore dell’istituzione di un vero ministro degli Esteri, espressione di una condivisa volontà comune. Di fronte all’attuale conflitto tra i vertici dell’Ue, la Polonia e l’Ungheria, il nuovo Governo prende posizione in favore dello stato di diritto e si dichiara pronto a prendere sanzioni finanziarie contro i Governi che non rispettano l’indipendenza della giustizia. Nel settore economico e finanziario, infine, rompendo con la tradizionale ortodossia tedesca, i nuovi dirigenti si dichiarano disposti a rivedere le regole europee che limitano i deficit di bilancio e i debiti degli Stati membri, nonché a prolungare l’accordo concluso tra i 27 per far fronte alla crisi economica provocata dalla pandemia. Sono tutte premesse che potrebbero rendere meno arduo il compito di Emmanuel Macron quando, a partire dal 1.gennaio 2022, assumerà la presidenza semestrale dell’Ue.
Quali possono essere le conseguenze per la Svizzera? Nel documento approvato dai tre partiti non c’è nemmeno una parola sul nostro Paese. La Confederazione, dunque, non fa parte delle priorità del nuovo Governo. È probabile che il dichiarato appoggio all’Ue e ai sui principi da parte dei nuovi dirigenti tedeschi rafforzi la Commissione e non faciliti la comprensione di Bruxelles per la particolarità del caso svizzero. Ed è pure probabile che dalla forte presenza dei Verdi nel nuovo Governo possano arrivare pressioni, su Berna e sul Consiglio federale, affinché la Svizzera adotti misure più forti nel settore del clima. I tempi, però, non sono ancora maturi. Neanche per la Svizzera che adesso è chiamata a definire concretamente i contenuti dei futuri rapporti che vuole intrattenere con l’Unione europea, nonché a cercare un compromesso che non danneggi oltremisura l’economia e altri settori, come la formazione e la ricerca.
Sguardo al futuro della Germania
Le intenzioni del nuovo «Governo semaforo» guidato da Olaf Scholz e le possibili conseguenze per la Svizzera
/ 06.12.2021
di Marzio Rigonalli
di Marzio Rigonalli