Settori attrattivi per i frontalieri

Gli analisti lo avevano previsto anni fa, afferma Moreno Baruffini. Dopo il rallentamento dell’economia dovuto alla pandemia e alle chiusure, ecco un periodo di ripresa caratterizzato dalla mancanza di particolari figure professionali. «C’è carenza soprattutto di personale attivo nei servizi alla persona (mestieri eseguiti in presenza che necessitano di capacità ed esperienza): servizi sociali e socio assistenziali, servizi per il tempo libero e la cura della persona (camerieri, cuochi, ma anche parrucchieri, infermieri ecc.). Mancano anche lavoratori con formazioni specialistiche: il tecnico esperto di un certo macchinario, lo specialista di prodotti o servizi e così via». E il Ticino continua a guardare in maniera privilegiata all’Italia per ovviare alla penuria.

«Nonostante la pandemia i frontalieri sono sempre aumentati in Ticino», sottolinea il nostro interlocutore. «Nel 2022 del 4%, una crescita consistente». Quali ambiti hanno privilegiato? Scorrendo i dati fornitici da Baruffini (confronto tra il primo trimestre 2022 e il primo trimestre 2021), si nota che i settori nel secondario sono piuttosto stabili (circa +1%), con una leggera decrescita dei frontalieri nelle attività estrattive, nel settore della fabbricazione di tessili e abbigliamento, di quello dell’industria farmaceutica. Per quel che riguarda i settori del terziario: si è verificato un aumento in generale (+5,43%). Come detto, i frontalieri impiegati nei servizi di alloggio e ristorazione sono cresciuti (+11,83%); incremento consistente anche nei servizi di assistenza residenziale (+10,95%) e nelle telecomunicazioni (+13,92%), ma decisa decrescita nelle attività ausiliarie dei servizi finanziari e assicurazioni (quasi –25,9%). Diminuzione nella ricerca scientifica e sviluppo (–6,57%) però aumento alla voce altre attività professionali, scientifiche e tecniche (+13,8%). Infine nel settore dell’istruzione i frontalieri sono calati (–1,28%).


Se mancano chef e camerieri

La situazione per ristoratori e albergatori in Svizzera continua ad essere critica
/ 11.07.2022
di Romina Borla

Cuochi, camerieri e capi sala mancano anche in Svizzera. E non da ieri. Già un anno fa Casimir Platzer, presidente di GastroSuisse, dichiarava: «Abbiamo grandi difficoltà a trovare lavoratori soprattutto qualificati, il problema esiste da tempo ma si è acuito con la pandemia». Secondo lui, la larga diffusione del lavoro ridotto aveva ingessato il mercato, frenando – nei salariati temporaneamente a casa – la motivazione per cercare un nuovo impiego. Gli operatori mettevano in evidenza un altro aspetto che rendeva difficile il reclutamento dei collaboratori: lockdown e altre misure anti-Covid avevano spinto tanti a cambiare mestiere per dedicarsi ad attività considerate più «sicure» (o meno a rischio di chiusura). Questi non intendevano ritornare sui loro passi. Così alcuni esercizi pubblici avevano dovuto ridurre gli orari di apertura o introdurre chiusure supplementari a causa della mancanza di personale.

Nella Svizzera italiana, inoltre, si osservava la mancanza di chef e camerieri provenienti dall’Italia, paese da cui per tradizione arriva buona parte del personale del settore alberghiero e della ristorazione. «I nostri concorrenti oltre confine – sottolineava GastroTicino – si sono accorti che con le retribuzioni offerte faticavano a reperire i dipendenti di cui avevano bisogno e per questo hanno proceduto ad adeguamenti salariali». La situazione non è cambiata, dice ad «Azione» Gabriele Beltrami, direttore di GastroTicino, «anche perché la pandemia con i vari lockdown ha fatto scoprire a molti che – oltre al ristorante oppure all’albergo – ci sono la vita privata, la famiglia e il tempo libero. Inoltre, per i frontalieri, si aggiungono oggi il caro benzina e le colonne per raggiungere il Ticino. Fatti due conti vale quasi la pena rimanere in Italia e avere più tempo, come detto, per gli affetti e lo svago».

I dati confermano le voci dei rappresentanti di categoria. A livello nazionale – dice lo Swiss job index che si riferisce al mese di aprile 2022 – sono molto ricercati dalle aziende gli operatori in ambito alberghiero e della ristorazione (+7% mensile, +132% annuo), oltre agli sviluppatori informatici (+11%, +45%) e agli addetti alla logistica (6%, +28%).

«Per quel che riguarda il Ticino i numeri sulla disoccupazione nell’ambito dei servizi di alloggio e ristorazione sono ai minimi della serie», dice dal canto suo Moreno Baruffini, ricercatore dell’Istituto di ricerche economiche dell’Usi. «Parliamo in media di circa 400 persone disoccupate negli ultimi anni, tenendo presente che il settore è soggetto a una naturale variazione stagionale (in inverno i numeri salgono per poi abbassarsi durante il periodo estivo)». A questo si aggiunge il fatto che il settore alberghiero e della ristorazione ha visto un aumento del numero dei frontalieri dell’ordine dell’11,83 per cento rispetto all’anno precedente (confronto tra il primo trimestre 2022 e il primo trimestre 2021). Considerando l’ultimo trimestre dell’anno scorso e il primo del 2022, la crescita si è attestata sul 4,98%. E il trend positivo continua, sottolinea il nostro interlocutore. «I datori di lavoro sul territorio cantonale, non trovando manodopera in Ticino, si rivolgono oltre confine. Ma anche in Lombardia, ad esempio, si rileva la stessa penuria di personale. Così il problema si sposta da un luogo all’altro, senza prospettive chiare per il futuro».

Baruffini osserva che quelli dei settori citati sono mestieri faticosi: «È possibile che le nuove generazioni non li guardino più con interesse a causa delle condizioni non proprio ideali: turni infiniti, stress psicofisico, orari non consueti e fine settimana occupati. Non credo che ai giovani manchino lo slancio e la voglia di fare, ma emerge di sicuro da parte loro un nuovo modo di rapportarsi al mondo del lavoro». Per quel che riguarda la paga? «Alle nostre latitudini – risponde l’esperto – i salari restano più alti rispetto alla vicina Penisola e sono garantiti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore alberghiero e della ristorazione (ad esempio il salario minimo per i collaboratori senza diploma di apprendistato ammonta a 3477 franchi lordi al mese). Questo rimane un incentivo per i frontalieri che, comunque, guadagnano tendenzialmente meno dei ticinesi anche in questi settori».

Da tempo ci si interroga sulle vie da intraprendere per rendere le attività nel settore alberghiero e della ristorazione nuovamente attrattive. GastroSuisse, in particolare, ha di recente lanciato un piano in 5 punti per cercare di trovare soluzioni a lungo termine e valorizzare questi mestieri, attraendo le nuove generazioni. Eccoli: promozione dell’immagine della professione con campagne mirate, formazione degli imprenditori nella gestione del personale, volontà di reclutare nuove leve e di facilitare la riqualifica delle persone che hanno cambiato professione, creazione di condizioni di impiego più attrattive (salari, orari ecc.). Non sarà evidente metterli in pratica.