Scandalo Odebrecht anche in Colombia

Paso doble – L’azienda brasiliana di costruzioni, già al centro dell’inchiesta sul finanziamento illecito ai partiti in Brasile, è accusata di aver pagato tangenti alla guerriglia delle Farc
/ 13.03.2017
di Angela Nocioni

L’accusa a una grande impresa di costruzioni di aver pagato per anni una tassa alla narcoguerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, per riuscire a lavorare liberamente sul territorio controllato dai guerriglieri senza temere assalti e sequestri, infiamma in questi giorni il dibattito politico colombiano. Si tratta dell’impresa brasiliana Odebrecht, una delle principali aziende latinoamericane, già al centro dell’inchiesta sul finanziamento illecito ai partiti in Brasile e recentemente accusata in altri paesi del Continente, Colombia compresa, di pagare tangenti a politici di vari schieramenti per aggiudicarsi appalti.

Secondo la popolare rivista brasiliana «Veja», alcuni dirigenti della Odebrecht avrebbero dichiarato che l’impresa negli ultimi venti anni ha pagato ogni mese tra i 50 mila e i 100 mila dollari alle Farc per avere garantita la sicurezza nel territorio controllato dalle milizie e poter costruire, tra i tanti cantieri in piedi, quello della Ruta del Sol, la strada di collegamento tra il centro del paese e le città costiere.

Le fonti citate dalla rivista sono due dirigenti della Odebrecht che hanno parlato non con i giornalisti, ma con la Procura generale della repubblica brasiliana. Si tratta quindi di una classica fuga di notizie, avvenuta ad opera di inquirenti o di avvocati a conoscenza dei fatti e interessati per qualche ragione a far scoppiare lo scandalo.

La Odebrecht campeggia già da settimane nei titoli dei giornali colombiani perché sospettata di aver finanziato i più alti dirigenti politici colombiani in cambio di favori. Il 7 febbraio scorso, nel giorno in cui il governo di Bogotà iniziava i negoziati di pace a Quito, in Ecuador, con l’Ejercito de Liberación Nacional (la seconda maggiore guerriglia originariamente di ideologia marxista ancora attiva in Colombia, nata come le Farc nel 1964) il presidente della repubblica Juan Manuel Santos è stato accusato di avere finanziato la sua ultima campagna elettorale con le tangenti di Odebrecht.

Grana doppia per Santos, insignito dell’ultimo premio Nobel per la pace proprio per essere riuscito a compiere il miracolo politico di un accordo di pace tra Farc e Stato colombiano, accordo i cui termini sono stati prima bocciati da un referendum popolare e poi in parte rivisti. Santos è quindi ora nel mirino del suo avversario (ex padrino politico) più insidioso, l’ex presidente Alvaro Uribe, contrarissimo a qualsiasi soluzione politica del conflitto con la guerriglia, che lo può additare non solo come colui che ha voluto favorire un esito secondo lui troppo morbido della guerra contro le Farc, ma anche come colui che si è fatto finanziare la campagna elettorale da un’impresa straniera che finanziava anche le Farc.

Al di là della furiosa lotta politica tra Uribe e Santos e dei relativi scandali che ne scandiscono i tempi, colpisce la sconcertante ipocrisia che accompagna il clamore suscitato dalla fuga di notizie sui pagamenti della Odebrecht alle Farc.

E non solo perché in Colombia è stranoto che la guerriglia fosse pagata da tutti coloro che attraversavano per qualsiasi motivo il territorio controllato dalle Farc (per molti anni arrivato ad estendersi oltre la metà del territorio dello stato colombiano), ma perché soltanto nel 2016 sono state aperte inchieste nei confronti di ben 57 imprese per aver pagato le Farc. Se qualsiasi auto si sia avventurata in questi anni nel territorio guerrigliero non ha potuto sperare di arrivare a destinazione senza subire sequestri e senza pagare la guerriglia, come si può pensare che un’impresa straniera peraltro ricchissima non abbia fatto altrettanto e sia riuscita comunque a impiantare cantieri stradali nel mezzo del territorio in mano alle Farc?

Secondo quanto trapelato dall’inchiesta in corso, l’accordo per il pagamento mensile della Odebrecht alla guerriglia sarebbe arrivato proprio dopo il primo sequestro di due dirigenti dell’impresa avvenuto durante gli anni Novanta. I consulenti statunitensi della compagnia, ottimi conoscitori della zona di conflitto, avrebbero raccomandato alla Odebrecht di proporre un pagamento fisso alla guerriglia come unica possibilità per riuscire a lavorare senza assalti, boicottaggi, sequestri e omicidi in serie. A scorrere le cronache degli ultimi venti anni, è fitta la lista delle notiziole di cronaca che rivelano pressioni ed estorsioni da parte delle Farc ai molti cantieri Odebrecht montati sul territorio guerrigliero. A parte i sequestri, non si contano gli attentati. Alcuni contro la strada ferrata utilizzata per i lavori. Il Frente 19 delle Farc era specializzato nel far saltare in aria pezzi di ferrovia, così da poter far deragliare locomotiva e vagoni. Negli anni Novanta Odebrecht ha costruito impianti di estrazioni di petrolio nelle regioni di Casanare, Antioquia e Boyacà, tutte stazioni del gigantesco oleodotto Cusiana-Coveñas. Gli assalti compiuti dalla guerriglia furono centinaia. La stessa cosa è successa nel 1999, quando Odebrecht partecipò all’allargamento della miniera di carbone El Cerrejòn, nella zona della Guajira. Tutti sanno che è il metodo della guerriglia per taglieggiare le impresa e ottenere così una sorta di illegale, ma non certo misteriosa, tassa di passaggio.

Il finanziamento a qualsiasi titolo della guerriglia in Colombia è un reato tanto grave quanto diffuso. La multinazionale tedesca Mannesmann è stata costretta ad abbandonare il Paese dopo il pagamento di 8 milioni di dollari alla guerriglia della Eln.