Gli Stati uniti hanno quattro nemici più uno, come si dice nel gergo del Pentagono: Cina, Russia, Corea del Nord, Iran più il terrorismo. Ma si tratta di nemici molto ineguali. Non c’è dubbio che la coppia sino-russa sia in cima alla lista delle preoccupazioni di Washington. Ma, appunto, è una coppia o no?
Nel dubbio, gli strateghi del ministero della Difesa, in particolare coloro che nell’Office of net assessment si dedicano alla pianificazione di lungo periodo, preferiscono considerarla tale. Negli ultimi mesi, e su speciale impulso del presidente Joe Biden, al Pentagono si lavora a pieno regime sullo scenario di una fortunatamente improbabile guerra su due fronti, per non farsi cogliere impreparati. Contro i cinesi e contro i russi. La prima sarebbe combattuta principalmente in mare e in aria. La seconda è affare essenzialmente di Esercito e Marina.
Il teatro primario dello scontro con la Repubblica popolare è il Mar cinese meridionale, insieme al Mar cinese orientale. In mezzo, lo spartiacque, Taiwan. Pechino intende riportare l’isola ribelle sotto la sua sovranità entro il 2049. In un modo o nell’altro, ha detto Xi Jinping, che studia personalmente il dossier, forte anche della diretta conoscenza del caso taiwanese, accumulata negli anni da dirigente nella provincia del Fujien, di fronte a Taiwan. Per gli Stati uniti si tratta di chiamare a raccolta tutti gli alleati regionali, Giappone e Australia in testa, più i partner europei più rilevanti, dalla Francia (potenza residente nel Pacifico) alla Gran Bretagna, dall’Italia alla Germania. Oltre all’India, recentemente conquistata alla causa americana.
L’obiettivo cinese, prendendo Taiwan, è di spingersi oltre la prima e poi la seconda catena di isole che le sbarrano il passaggio verso l’alto mare, l’Oceano Indo-Pacifico. Affermandosi così nuova talassocrazia globale, scalzando gli Usa dal trono. Ed emancipandosi dalla cultura geostrategica terragna di cui è rimasta prigioniera per secoli. Negli scenari americani e della Nato è prevista anche la sciagurata eventualità dell’apporto russo alla guerra cinese. In particolare lungo la nuova cortina di ferro che separa quel che resta dell’impero di Mosca dalla Nato, tra Mar Baltico e Mar Nero. Ma sono pronti gli Usa a combattere e vincere su due fronti, contro due potenze nucleari e militarmente agguerrite come Cina e Russia? Il dubbio è lecito.
La questione ci riporta al dilemma strategico di fondo: Russia e Cina sono coppia, per quanto strana, oppure no? La risposta, ovviamente provvisoria: sembrerebbe di sì, e sempre di più. Il presidente Putin ha evocato nel settembre scorso la possibilità che il trattato di amicizia oggi vigente con la Cina possa presto evolvere in alleanza vera e propria. Il termine alleanza non è contemplato nel gergo e nella mentalità dei mandarini rossi, ma la sostanza sì. Fatto è che gli interessi di Russia e Cina sono oggi piuttosto convergenti. Per causa soprattutto di Washington, che ha deciso di metterli entrambi nel mirino. Contravvenendo a un principio classico delle grandi potenze: divide et impera. E testimoniando del grado di confusione che regna negli apparati e nella politica a stelle e strisce.
Questo paradosso costringe Pechino e Mosca, che diffidano profondamente l’una dell’altra, a serrare le fila. Per Xi Jinping è opzione, per Putin obbligo. La Russia è stata infatti messa all’angolo dagli occidentali, malgrado avesse segnalato, dopo la fine dell’Urss, la disponibilità a un’intesa con la Nato (Putin si spinse fino a proporre l’adesione all’Alleanza atlantica, nel 2000, suscitando buonumore alla Casa Bianca). Dopo la disfatta in Ucraina, il Cremlino ha messo tutte le sue uova nella cesta cinese, offrendo in cambio armi di qualità, gas e petrolio siberiano. Dopo qualche esitazione, Xi ha deciso di giocare la carta russa per pesare di più nella partita con gli americani.
La coppia si regge oggi su tre pilastri. Primo, l’ostilità degli Usa per entrambi. Secondo, la necessità per Mosca e per Pechino di non restare isolati, vista la scarsità di partner affidabili a disposizione sul mercato. Terzo, la manipolazione reciproca nel mercato strategico con il Numero uno, con cui gli uni e gli altri, alla fine, vorrebbero un accordo. Magari a scapito del partner attuale. La strana coppia resisterà finché gli americani non la scioglieranno, aprendo all’uno o all’altro. Prospettiva comunque lontana.
Russia e Cina, la strana coppia
Gli interessi delle due superpotenze convergono soprattutto a causa dell’ostilità degli Stati uniti nei confronti di entrambe. Intanto al Pentagono si lavora sullo scenario di una guerra su due fronti
/ 01.03.2021
di Lucio Caracciolo
di Lucio Caracciolo