È stato brevissimo il passaggio da «no pass» a «no pasaràn», il grido dei repubblicani spagnoli contro il franchismo durante la guerra civile. L’Italia, che si affaccia timidamente alla normalità, si è all’improvviso trovata di fronte a inquietanti rigurgiti fascisti. Che tuttavia ribollivano nel malessere diffuso dovuto alla crisi economica e nella malmostosa avversione di una piccola fetta del Paese ai vaccini contro il Coronavirus e a tutto quanto ne consegue. Stiamo parlando del 4-5 per cento della popolazione, che gode della comprensione della destra sovranista, Lega e Fratelli d’Italia, nel tentativo d’imporre la propria volontà, autolesionistica, alla stragrande maggioranza dei compatrioti. E lo fa al grido di «libertà», «no alla dittatura», slogan che per primo non riconosceva a coloro di pensiero contrario.
Da parte del Governo e delle forze dell’ordine è stata perseguita una linea morbida. Al ministero dell’Interno erano convinti che in tal modo le contestazioni si sarebbero gradualmente spente. Viceversa, i fautori del «contagio indiscriminato» si sono ringalluzziti, hanno ritenuto di avere uno spazio per sovrastare i presunti «traditori», nel loro linguaggio tutti i vaccinati. Hanno così finito per raggruppare i mille gruppuscoli antagonisti, che s’annidano nel cuore di ogni sistema democratico. E, pur di figurare tra gli oppositori, diversi manifestanti hanno nascosto di essersi vaccinati: dagli stagionati oppositori della tratta ad alta velocità Lione-Torino ai cultori della violenza nel tifo calcistico; dagli anarchici alla perenne ricerca di una causa ai perdenti ansiosi di recitare da protagonisti per una volta nella vita; dai seguaci di QAnon, i trumpiani ammalati di complottismo, ai guerrieri contro il presunto «reset mondiale», la congiura dei miliardari per essere ancora più miliardari (il «grande piano» delle élite mondiali per riformare il mondo creando una pandemia).
Poi ci sono le scatenate signore che sostengono di battersi in nome e per conto dei figli minacciati da misteriosi avvelenamenti. C’è «nonna Maura», al secolo Maura Granelli, idolo assoluto del gruppo «Popolo delle mamme», incatenatasi nel settembre 2020 a un palo in piazza del Quirinale per chiedere di poter esporre a Mattarella le sue teorie sulla dittatura sanitaria e il pericolo rappresentato dal vaccino anti Covid per i bambini. Finì ammanettata anche lei. E c’è la quarantenne Paola Testa, immortalata nella foto con la testa insanguinata dopo gli scontri con le forze dell’ordine. Di se stessa dice: «Prima ero solo una mamma lavoratrice, che ha sempre pagato le tasse. Ora sono diventata una terrorista, che combatte per la libertà». Ma sulla maglietta campeggia la scritta «Boia chi molla»: nel 1970 fu l’urlo di battaglia della rivolta fascista di Reggio Calabria.
Non a caso quelli maggiormente determinati sono stati finora gli estremisti di destra, i seguaci di Forza nuova e di CasaPound, che hanno intravisto la possibilità di accrescere affiliati e consensi (alle elezioni le loro percentuali si aggirano fra lo 0,3 e lo 0,7). Grazie ai pretesti di Salvini e Meloni («non si può sopprimere il dissenso»), quelli di Forza nuova hanno sfruttato la propria organizzazione paramilitare per mettersi in testa ai cortei, per cercare di diventare la voce e il volto della protesta fino all’irruzione violenta nella sede romana della Cgil, il principale sindacato italiano. Gli arresti che ne sono seguiti hanno riportato in primo piano le facce antiche del fascismo nostrano: il sessantaduenne Roberto Fiore, leader riconosciuto di Forza nuova, un passato intessuto d’intrighi, di ombre, di condanne giudiziarie; il sessantacinquenne Luigi Aronica, detto «er pantera di Monteverde», tra i fondatori dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) espressione del terrorismo di destra negli anni Settanta, che sperava d’intimorire gli agenti di polizia ricordando di aver fatto vent’anni di galera per le proprie imprese; il 45enne Giuliano Castellino, una milizia estremistica fin dalla fanciullezza, capace di mescolare l’attivismo in Forza nuova con la guida in curva del tifo romanista. Ma per assistere a una delle ultime partite della squadra del cuore il duro e puro Castellino ha accettato di sottoporsi alla verifica del tampone, senza il quale non si sarebbe potuto accomodare all’Olimpico.
Con l’estensione del certificato verde a ogni posto di lavoro si è entrati nella fase più critica. Il ministero dell’Interno ha annunciato la linea dura contro le manifestazioni di piazza, non sarà però semplice ricondurre nell’alveo di una protesta civile chi si riteneva intoccabile al punto da assaltare il pronto soccorso di un ospedale; chi mostra di fregarsene dell’evidenza, cioè dei contagiati e dei morti quasi tutti fra i non vaccinati; chi ha fatto della disobbedienza, come Biagio Passaro alla testa del movimento «Io apro», riservato ai ristoratori, una professione. Forse l’unica risposta possibile la daranno i quasi cinquanta milioni di vaccinati, tuttavia non basterà per giungere a un esito ragionevole. Forza nuova, minacciata di essere messa al bando, avrà tutto l’interesse di alzare il livello dello scontro, di mandare in piazza i suoi adepti avvolti nel tricolore, di sventolare cartelli provocatori, di proclamare che «bisogna fermare questo Governo che c’impone la dittatura».
Intorno a tali inverosimili parole d’ordine si sono raggrumati esponenti vecchi e nuovi di un fascismo ancora ben presente nelle viscere della Nazione. Costituisce, purtroppo, l’album di famiglia, il virus dal quale si fatica a immunizzarsi. L’avvento di Mussolini ne fu la conseguenza, non la causa. Lo dimostra il successo elettorale, solo per il loro cognome, di Alessandra Mussolini e di Rachele Mussolini, la più votata nel centrodestra alle recenti Amministrative di Roma. Di madre diversa, entrambe sono figlie di Romano, il più giovane dei tre maschi del Duce, jazzista di talento, persona garbata e di senno al punto da rifiutare le mille profferte politiche della propria parte. Confidò di esser certo di spuntarla in una qualsiasi elezione, ma di essere altrettanto certo che avrebbe rappresentato un ulteriore motivo di divisione fra gli italiani. Trent’anni addietro Alessandra, a inizio ottobre Rachele, il nome della nonna paterna, sono state sommerse di voti in onore di un passato che ci ha regalato dittatura, leggi razziali, lo scempio prima di una guerra mondiale, poi di una guerra civile.
Rigurgiti fascisti e no vax
Dentro il movimento che a Roma, durante le proteste contro il green pass, ha assaltato la sede della Cgil e un pronto soccorso. Dai militanti di Forza nuova a quelli di QAnon, passando da «nonna Maura» e gli hooligans
/ 18.10.2021
di Alfio Caruso
di Alfio Caruso