La rielezione del procuratore generale della Confederazione Michael Lauber, per un terzo mandato e per il periodo 2020-2023, costituisce lo sbocco di una vicenda che si è protratta per mesi, che spesso ha riempito le prime pagine di giornali, radio e televisioni, e che ha registrato un’impressionante quantità di fatti e soprattutto di dichiarazioni a favore o contro il procuratore generale. Sembrava di essere alle prese con l’elezione di un consigliere federale, con in gioco un complicato intreccio di interessi non sempre facile da decifrare, o con una scelta determinante per il futuro del nostro paese. In realtà, si trattava di dare ancora, o di negare, la fiducia ad una persona chiamata a svolgere una funzione di primo piano nell’ambito del potere giudiziario. E in questo compito conveniva limitarsi ad una valutazione del comportamento di Lauber e della sua idoneità a continuare il mandato, senza dar spazio a considerazioni politiche o ad argomenti di altra natura.
Con 129 voti su 243, l’Assemblea federale ha dunque deciso di mantenere in carica Michael Lauber e di affidargli un terzo mandato. Non ha seguito la raccomandazione della Commissione giudiziaria, la cui maggioranza chiedeva di non rieleggere l’attuale procuratore generale. L’Assemblea federale ha optato per la continuità del Ministero pubblico della Confederazione ed ha messo in rilievo il buon lavoro svolto da Lauber negli ultimi otto anni, nell’ambito della cybercriminalità, della lotta al terrorismo e della sorveglianza delle telecomunicazioni. Ha sottolineato pure la stima di cui egli gode a livello nazionale ed internazionale, nonché la buona collaborazione ch’egli intrattiene sia con l’estero che con i cantoni. Poco tempo fa, la Conferenza dei procuratori pubblici cantonali si era espressa in favore della rielezione di Lauber ed appoggi analoghi sono arrivati anche da uffici federali che collaborano con il Ministero pubblico della Confederazione.
L’Assemblea federale non ha ritenuto sufficientemente gravi i rimproveri che sono stati mossi contro il procuratore generale. In primo luogo i tre incontri che Lauber ha avuto con il presidente della FIFA Gianni Infantino, lontano dalla sede del Ministero pubblico. Il primo si è svolto in un ristorante di Zurigo, gli altri due nell’albergo Schweizerhof a Berna, tra il 2016 ed il 2017. Gli incontri non sono stati verbalizzati ed è noto che la FIFA è da anni al centro di numerose inchieste penali condotte dal Ministero pubblico della Confederazione. Sul terzo incontro, avvenuto il 16 giugno 2017, aleggia ancora un mistero. Oltre a Lauber ed a Infantino, vi parteciparono anche André Marty, responsabile della comunicazione del Ministero pubblico della Confederazione, e Rinaldo Arnold, procuratore vallesano ed amico d’infanzia di Infantino. Quattro persone che hanno dichiarato di non ricordarsi più niente di quella riunione. A causa di questi incontri, il Tribunale penale federale ha ricusato Lauber nelle inchieste sulla corruzione nel mondo del calcio. Anche il comportamento del procuratore generale negli ultimi mesi non è stato ritenuto tale da negargli la fiducia. Lauber ha espresso pubblicamente critiche all’Autorità di sorveglianza del Ministero pubblico della Confederazione, che ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti, ed ha inoltrato, senza successo, una domanda di ricusazione contro un giudice del Tribunale penale federale.
La rielezione di Lauber non pone però fine al forte disagio che è sorto negli ultimi mesi intorno al Ministero pubblico della Confederazione. L’immagine dominante è quella di un cantiere aperto, in cui non pochi sono i lavori di ripristino e di rinnovo che dovranno essere intrapresi. Quattro almeno sono le situazioni che richiedono interventi urgenti.
La prima riguarda l’immagine del Ministero pubblico della Confederazione. Non c’è dubbio che questa vicenda abbia inferto un duro colpo alla sua credibilità ed alla sua reputazione. La riparazione del danno causato sarà un lavoro di ampio respiro che richiederà molto tempo ed anche un buon numero di risultati concreti. Toccherà in primo luogo al procuratore generale operare in questa direzione. Gli errori di cui lui è stato fin ora autore, non inducono però all’ottimismo e lasciano sussistere un buon grado d’incertezza.
La seconda situazione ricorda il procedimento disciplinare di cui è oggetto Michael Lauber. Il procedimento è stato avviato dall’autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione, presieduta da Hanspeter Uster, per i tre incontri che il procuratore generale ha avuto con il presidente della FIFA. Per mancanza di personale, l’autorità di vigilanza ha affidato la direzione dell’inchiesta ad una personalità esterna, ma il Tribunale amministrativo federale ha dichiarato illegale questo modo di procedere. In pratica ha bloccato l’inchiesta disciplinare. Poco tempo dopo, l’autorità di vigilanza ha inoltrato un ricorso al Tribunale federale contro la decisione del Tribunale amministrativo. L’esito di questo ricorso non è ancora noto. Una cosa però è sin d’ora certa: l’inchiesta disciplinare non è ancora cominciata e l’Assemblea federale ha deciso di rieleggere Lauber senza conoscere i risultati dell’indagine a suo carico. Sono carenze che invitano ad agire rapidamente per poter disporre un giorno di un’autorità di vigilanza con mezzi propri, capace di svolgere autonomamente la sua funzione.
La terza situazione concerne i rapporti tesi che esistono tra il procuratore generale ed il presidente dell’autorità di vigilanza, ossia tra Lauber ed Uster. Il primo rimprovera al secondo di non concedergli la possibilità di esprimersi e di difendersi; Uster rimprovera a Lauber di non consentirgli di accedere a tutti i documenti utili ai fini dell’inchiesta e di non essere autorizzato ad interrogare tutte le persone che vorrebbe. È una situazione che intrattiene il sospetto e lo spirito di vendetta e che non lascia spazio a quel minimo di fiducia reciproca che dovrebbe caratterizzare i rapporti interpersonali ad un così alto livello del potere giudiziario. Il ritorno alla normalità è più che auspicabile, ma è difficile immaginare come potrebbe avvenire senza che l’una o l’altra delle due persone coinvolte rinunci al suo mandato.
Infine, Le Camere federali dovrebbero interrogarsi su chi deve eleggere il procuratore generale della Confederazione. È giusto che si continui con il sistema che vien applicato oggi, ossia con l’elezione da parte dell’Assemblea federale, oppure conviene ripristinare il sistema che affidava questa competenza al Consiglio federale? Fino al 2010 l’elezione spettava al governo federale. Dopo quella data ed in seguito al braccio di ferro tra l’allora ministro della giustizia Christoph Blocher e l’ex procuratore generale Valentin Roschacher, la competenza venne trasferita all’Assemblea federale, asserendo che così sarebbe stata meglio garantita l’indipendenza del procuratore generale. Una visione che certamente non è stata confermata dalla rielezione di Lauber.
Il terzo mandato del procuratore generale non inizia, dunque, sotto i migliori auspici. Le incertezze che lo caratterizzano potrebbero generare sviluppi positivi, come molti auspicano, ma anche nuove tensioni e nuovi colpi di scena.