Sono abbastanza frequenti anche in Svizzera i casi di lavoratori che, avvicinandosi al sessantesimo anno d’età, perdono il posto di lavoro. Dopo un periodo generalmente di un paio d’anni, coperto dall’assicurazione contro la disoccupazione, si corre il rischio di finire a carico dell’assistenza sociale. Per ovviare a queste situazioni, il Consiglio federale ha varato un progetto di rendita-ponte, che coprirebbe il periodo che va dalla fine delle indennità di disoccupazione al pensionamento.
Di questa possibilità potrebbero approfittare persone che perdono il posto di lavoro a 58 anni e oltre. Fino a 60 anni potrebbero beneficiare delle indennità di disoccupazione, ma poi si troverebbero davanti a un vuoto sociale fino all’età di pensionamento. Oggi, queste persone, dopo aver utilizzato 4000 franchi di risparmi propri, possono accedere all’assistenza sociale. Quest’ultima garantisce, oltre all’affitto e ai premi di cassa malati, 990 franchi mensili per i bisogni primari. La nuova rendita garantirebbe invece 2400 franchi mensili. Il massimo della rendita totale sarebbe stabilito a 4000 franchi per persone sole. Inoltre, non dovrebbe intaccare i propri risparmi fino a 100’000 franchi.
Il progetto ha fatto parecchio discutere, a partire dalla fretta del Consiglio federale nell’introdurre la novità. La decisione è stata presa a metà maggio, ma senza un normale periodo di preparazione. E, a complicare il tutto, si è anche scoperto che le cifre indicate dal governo quali costi dell’operazione si riferivano soltanto al primo anno dell’entrata in vigore. La svista ha indotto le grandi associazioni dell’economia a rivedere la loro posizione, inizialmente favorevole.
Così si è saputo, alla vigilia della seduta del Consiglio federale, che i costi, stimati inizialmente in 90 milioni di franchi, sarebbero costantemente saliti negli anni seguenti. A Berna si giustifica l’errore con la fretta di varare il messaggio al Parlamento, discusso solo in una cerchia ristretta di collaboratori dei consiglieri federali Keller-Sutter e Berset, questo per evitare che la notizia si diffondesse troppo presto tra il pubblico. Solo all’ultimo momento ci si è accorti che le cifre fornite dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali si riferivano al solo primo anno dell’introduzione. Da qui le esitazioni dopo l’adesione di principio dei partner sociali.
È poi mancato il tempo per le necessarie correzioni. Il 27 giugno il Consiglio federale ha poi messo in consultazione il progetto e ha precisato i costi: il primo anno dovrebbero essere di 40 milioni, in seguito stabilizzarsi attorno ai 260 milioni all’anno, benché una serie di incognite rendono prudente il Consiglio federale, tali da ritenere i costi effettivi annui fra i 200 e i 350 milioni di franchi.
Nel frattempo sono però sorte altre considerazioni che gettano qualche dubbio per la soluzione proposta a un problema reale. Intanto si valuta che l’indennità prevista sia troppo alta. La proposta è di 1,5 volte quanto gli attuali beneficiari di rendita AVS percepiscono tramite le prestazioni complementari. Al direttore dell’Unione svizzera arti e mestieri non piace che questo nuovo aiuto sociale assuma il carattere di una rendita, nel senso che il beneficiario non è più incitato a trovare un nuovo lavoro.
L’ammontare dei costi dell’operazione dipende anche dal numero di coloro che perdono il posto di lavoro e della loro età. Ci sono forti oscillazioni nel numero di coloro che superano i sessant’anni. Secondo i calcoli della Confederazione, dal 2004, il loro numero è variato tra le 1700 e le 4000 persone. L’ultimo conteggio ne elencava 2657. Si deve poi anche tener conto di alcuni effetti «dinamici». La rendita crea, infatti, nuovi stimoli e influisce anche sul comportamento dei datori di lavoro. È probabile che in caso di dubbio, un datore di lavoro preferisca licenziare un 58enne, piuttosto che un dipendente più giovane, per evidenti motivi anche personali.
In altri termini, se questo atteggiamento si diffondesse, l’aiuto sociale ai dipendenti anziani diventerebbe in pratica un’ulteriore assicurazione contro la disoccupazione. Inoltre, la rendita prevista per il livello più basso di salario diventerebbe interessante. Una situazione che ha fatto dire ai rappresentanti dell’UDC che, in pratica, si tratta di una «rendita di licenziamento» per i dipendenti più anziani. Inoltre, questa «rendita-ponte» dovrebbe procurare più risorse finanziarie al momento del pensionamento. Le prestazioni complementari dovrebbero quindi diminuire, così come le prestazioni dell’assistenza, a vantaggio di Cantoni e Comuni, ma anche della Confederazione, ma probabilmente non del contribuente. Inoltre, nonostante il riferimento alle prestazioni complementari, la nuova indennità si inserisce male nel sistema attuale di protezione sociale.