Quelle danze di avvicinamento tra destre

Il presidente del partito spagnolo Vox, Santiago Abascal, strizza l’occhio ai leader latinoamericani con tendenze autoritarie. L’obiettivo è quello di creare un'alleanza «anti-comunista» che possa motivare elettori e finanziatori
/ 01.11.2021
di Angela Nocioni

Un’Internazionale di estrema destra. Che dia a Vox una proiezione fuori dall’Europa, utili appoggi per giochi di sponda e soprattutto soldi, molti soldi. È questa l’impresa nella quale si è lanciato da qualche mese a questa parte Santiago Abascal, presidente di Vox, partito di estrema destra fondato in Spagna nel 2013, gonfiatosi di consensi a cavallo della lunga guerra politica tra il Governo centrale di Madrid e gli indipendentisti di Barcellona. Fino a un anno fa mostrare il mascellone ostentando inflessibilità verso le richieste di indipendenza catalane e soffiare sull’insofferenza verso gli immigrati era sufficiente ad Abascal per raccogliere consensi e finanziamenti a destra. Ora ha capito di non poter vivere politicamente a lungo solo di questo e anche di non potersi permettere di rimanere isolato a livello internazionale.

Il presidente di Vox guarda ansioso ai lepenisti in Francia e alla Lega in Italia. E poiché, con quel Dna politico, gli è più semplice muoversi in America latina che in Europa – dove qualche imbarazzo a Le Pen e Salvini lo crea – si è buttato a capofitto nel mare della destra estrema latinoamericana. Dalla Colombia al Cile. Ha capito alla svelta che fa meno fatica e può avere più successo se riesce a coinvolgere singoli personaggi politici in vista invece di tentare di salire la scivolosa scala degli uffici relazioni internazionali dei vari partiti a lui cari dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Fa prima e ha più visibilità. Così si è lavorato ai fianchi Eduardo Bolsonaro, il figlio factotum del presidente brasiliano (presidente tra l’altro accusato di nove reati, tra i quali crimini di lesa umanità, dalla Commissione di inchiesta parlamentare che indaga sulla gestione della pandemia da Covid in Brasile), Keiko Fujimori, ex candidata presidenziale peruviana, e José Antonio Kast, il capo del partito repubblicano cileno che di repubblicano ha assai poco e che ha portato come bandiera il rifiuto a modificare la Costituzione di Pinochet.

Poi Abascal si è dedicato a tessere una paziente trama per avvicinarsi agli ex presidenti colombiani Andrés Pastrana e Alvaro Uribe. Vecchie volpi del potere più robusto e più concreto dell’estrema destra latinoamericana. Gente che parla meno di Bolsonaro, ma combina molto di più. Con fiumi di dollari da distribuire all’occorrenza. La strategia di Abascal è per ora doppia. Marketing per potersi vendere nel mercato politico come un brand nuovo, giovane, che però sa strizzare l’occhio ai nostalgici del generale Franco in Spagna e delle varie dittature in America latina, dagli anni Settanta in poi. E, sottotraccia, ricerca spasmodica di fonti legali e presentabili per fare soldi (così da poter giustificare anche eventuali entrate meno limpide). E poiché senza soldi la politica a quel livello non si fa agevolmente, il primo rubinetto che Abascal ha tentato di aprire è quello dell’Istituto messicano della proprietà industriale. Mossa astuta. Una serie di passaggi tecnici relativi al registro di un suo marchio in Messico gli potrebbero consentire di offrirsi per fare sondaggi interni per imprese, svolgere servizi di comunicazione d’azienda e altre prestazioni più o meno concrete, utilissime però all’occorrenza a preparare la strada per far passare finanziamenti d’altra provenienza.

Come messaggero in America latina, Vox sta usando molto l’eurodeputato Hernan Tertsch che gli porta in dote la comodissima infrastruttura garantitagli dal suo incarico in Europa. Sta anche lavorando a preparare un riconoscimento europeo all’Internazionale di destra che ha in mente Abascal. Lo chiama Foro. Niente di nuovo neanche qui. Da decenni esiste il Foro di São Paulo, assise delle sinistre latinoamericane, al quale partecipano, con vari gradi d’avvicinamento in base agli appuntamenti elettorali a casa loro, emissari delle sinistre europee. Per presentarsi con qualcosa in mano ai suoi punti di riferimento d’estrema destra latinoamericani Abascal ha giocato una carta vecchia: l’allarme «comunismo che avanza» di fronte al quale chiama tutti gli anticomunisti a stringersi attorno a lui. Parla di «comunismo che prende piede nella Iberosfera», quest’ultimo un termine che dovrebbe suonare innovativo rispetto alla tradizionale Iberoamerica. I suoi timori per un’ondata di potere rosso li ha sintetizzati nella Carta de Madrid, un manifesto politico vecchio stile.

Se c’è un momento in cui in America latina i Governi che rivendicano una ideologia con matrice a sinistra sono ridotti maluccio, regimi compresi, è l’attuale. Ma brandire lo spettro rosso, si sa, qualche consenso lo assicura sempre tra nostalgici dell’altra sponda. Soprattutto perché ad ottobre del prossimo anno ci sono le presidenziali in Brasile dove l’ex presidente Lula potrebbe rinascere dalle sue ceneri e diventare di nuovo il trascinatore di tutti i riformismi di sinistra del Continente. Realtà politica che a destra fa ovviamente più paura di un supposto comunismo che non avanza da nessuna parte ma funziona comunque per scaldare gli animi dei camerati di base.

La Carta de Madrid vergata da Abascal, per ora, non sembra un buco nell’acqua. Il maggior successo di marketing per lui è stato ottenere una comparsata (in video con la scusa della pandemia) dell’ex presidente colombiano Andrés Pastrana alla festa di Vox a Madrid. Questo il suo incasso più recente. Perché già a giugno scorso Pastrana era intervenuto accanto a Vox in un vertice del gruppo parlamentare europeo in cui stanno anche gli ultraconservatori polacchi di Legge e Giustizia e gli xenofobi ungheresi di Orban. Queste danze d’avvicinamento tra destre non sono sfuggite ai popolari spagnoli, allarmati per l’attenzione regalata dal loro amato Pastrana, del quale sono gelosissimi, al rude Abascal, che non pochi voti gli ha rubato in Spagna e che li costringe a modificare costantemente slogan e posizioni per non farsi superare a destra. Immaginate il disappunto dei popolari spagnoli a vedere Pastrana flirtare col loro rivale a destra. Immaginate la faccia di Pablo Casado, presidente del Partito popolare spagnolo determinato ad allargarsi a destra e al centro, quando s’è accorto che Abascal gli stava sfilando da sottobraccio l’utile Pastrana proprio mentre lui se lo stava coccolando insieme all’ex presidente messicano Calderón a Cartagena...

Uno scivolone brutto però Abascal l’ha avuto agli inizi di settembre quando, invitato a una iniziativa antiabortista al Senato di Città del Messico, ha colto l’occasione per presentare la sua Carta de Madrid. Ha detto che l’avevano già firmata alcuni parlamentari del Pri, lo storico partito centrista messicano, oltre a una decina di senatori e certi deputati del Pan, uno dei partiti della destra locale. I membri del Pri hanno smentito subito. Vox ha dovuto chiedere scusa. E il Pan, più crudelmente, si è vendicato dicendo che il loro riferimento in Spagna è tuttora il Partito popolare.