Gerhard Schröder, il cancelliere che guidò il governo tedesco tra il 1998 e il 2005, si ritrova isolato, abbandonato da una buona parte dei suoi sostenitori e immerso in una battaglia giuridica contro lo Stato tedesco. Le ragioni di questa perdita di autorevolezza e di credibilità sono ben note. Dopo aver abbandonato il potere, Schröder è diventato molto amico del presidente Vladimir Putin e ha accettato incarichi ben retribuiti in alcune società energetiche russe. In particolare nel consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera Rosneft e in seno al gasdotto Nord stream AG. È stato annunciato, ma non confermato, anche un suo possibile ingresso nel consiglio di amministrazione del gigante Gazprom. Si calcola che, grazie a questi incarichi, l’ex cancelliere abbia ricevuto un reddito annuale di circa un milione di euro.
Fino al 24 febbraio scorso, giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, l’attività di Schröder in Russia non provocava molte reazioni, né in Germania né altrove. Dopo il 24 febbraio, con la condanna internazionale dell’attacco, le prime sanzioni decise dall’Occidente e l’abbandono di Mosca da parte di numerose società economiche occidentali e dei loro dirigenti, la situazione è diventata complicata per l’ex cancelliere. Il governo tedesco e l’Ue hanno chiesto a Schröder di rinunciare ai suoi incarichi in Russia e di distanziarsi dal leader del Cremlino. L’Europarlamento ha votato una risoluzione in cui chiedeva di aggiungere alla lista delle persone sanzionate i membri europei dei consigli di amministrazione delle grandi società russe e gli uomini politici che continuavano a ricevere soldi dalla Russia.
Schröder, però, non ha dato seguito alle richieste. Soltanto dopo due mesi ha rinunciato a una parte dei suoi incarichi e ha continuato ad avere buoni rapporti con Putin. Negli ultimi mesi ha fatto dei viaggi a Mosca e più volte ha affermato che il leader del Cremlino era pieno di buona volontà e che voleva negoziare la fine del conflitto. Per di più, non ha espresso mai una parola di rimpianto per la sua vicinanza con Mosca.
In seguito le pressioni su Schröder, definito ormai il più autorevole lobbista di Putin in Occidente, si sono accentuate in Germania. I quattro collaboratori, che lo Stato gli aveva messo a disposizione nella sua veste di ex cancelliere, si sono dimessi. La Commissione per il bilancio del Bundestag gli ha tolto il diritto ad avere un ufficio con assistenti pagati dallo Stato, negandogli una somma annuale di 400 mila euro, e i dirigenti dell’Spd gli hanno chiesto di uscire dal partito. L’ex cancelliere però non si è piegato e ha continuato a difendersi. È riuscito a non farsi espellere dal suo partito, grazie a una decisione presa da una commissione d’inchiesta interna dell’Spd, e ora ha fatto causa al Parlamento tedesco con l’intento di riavere il suo ufficio e i privilegi che sono annessi.
A questo punto sorge spontanea una domanda: ma perché un ex dirigente europeo, che per sette anni ha guidato la principale potenza economica del Continente, assume e difende una posizione così in contrasto e così diversa da quella adottata da tutti i principali leader europei in carica? La risposta non è facile e sarebbe probabilmente limitativo ridurla all’avidità di denaro. La stampa tedesca evoca altre due possibilità. La prima vede l’ex cancelliere immerso in un mondo parallelo che ha legami con il passato, ma che non ha nessun appiglio con il presente e i suoi problemi. La seconda attribuisce all’ex cancelliere la deliberata volontà di riprendere e di diffondere la propaganda russa.
Con il suo modo di agire Gerhard Schröder mette in luce il travaglio che sta vivendo il partito socialdemocratico tedesco e costituisce un ostacolo al tentativo di riposizionare la Germania sul piano internazionale, intrapreso dall’attuale cancelliere Olaf Scholz. Dopo gli anni della «Ostpolitik», la politica di apertura verso i paesi orientali promossa dal cancellierato di Willy Brandt tra il 1969 e il 1974, l’Spd ha sempre ritenuto che l’Europa non poteva essere costruita senza la Russia. La stabilità e la fiducia reciproca venivano considerate auspicabili e possibili. Per ottenerle, bisognava stabilire strette relazioni con Mosca. Dapprima con delle cooperazioni sul piano economico ed energetico; in seguito anche con dei legami culturali. Questa visione era condivisa anche da quasi tutti gli altri partiti politici tedeschi ed è stata in vigore anche durante il periodo di Angela Merkel. Oggi le relazioni con la Russia sono state sconvolte dalla guerra in Ucraina e molte certezze si sono sgretolate. La rinuncia alla «Ostpolitik» è diventata realtà e mette in luce almeno due importanti divisioni presenti nell’Spd. La prima corre tra gli anziani e i giovani, la seconda tra la parte orientale e quella occidentale della Germania. Gli anziani stentano a rinunciare a un modello di collaborazione che ha consentito al paese di godere anni di benessere materiale; dal canto loro gli abitanti dell’est del paese, per ovvie ragioni storiche ed economiche, si sentono ancora molto vicini alla Russia.
La posizione adottata da Schröder non aiuta certamente il cancelliere Scholz. Non è facile opporsi a Putin, quando un ex cancelliere socialdemocratico viene pagato dallo Stato russo. Scholz è al centro di forze contraddittorie. Da un lato gli alleati europei e quelli del suo governo lo spingono ad accettare le domande dell’Ucraina e ad allinearsi sulle posizioni occidentali. Dall’altra i rapporti che la Germania e il suo partito hanno avuto in passato con la Russia lo inducono a essere prudente. Per ora Scholz ha ridotto la quantità di gas importata dalla Russia e ha varato primi piani di emergenza energetica per far fronte al prossimo inverno. Ha aumentato le spese militari, un aumento in cui gli alleati vedono la possibilità che la Germania, fra qualche tempo, svolga un ruolo più importante sul piano della sicurezza europea. Sono i primi passi di un riposizionamento che ne richiederà, però, tanti altri e che durerà parecchi anni.
Il comportamento dell’ex cancelliere socialdemocratico costituisce un ostacolo ai nuovi progetti e alle ambizioni del governo tedesco. A causa dell’iter in corso davanti ai tribunali, non si sa quando si potrà porre un punto finale a questa vicenda e quando si riuscirà a toglierla dalle pagine dei giornali. La Germania e anche l’Occidente hanno interesse che ciò avvenga in tempi brevi.