«Portare via i marmi del Partenone dalla Grecia quando era ancora occupata dai turchi, è stato come se un americano prendesse la Tour Eiffel da Parigi quando la città era sotto il controllo della Germania nazista». L’ultima voce a spezzare una lancia a favore della restituzione dei marmi ad Atene, è dell’attore e scrittore britannico Stephen Fry. Con il suo commento durante il Festival letterario di Hay nel Galles, l’intellettuale – che gode di molta stima e popolarità fra i sudditi del regno – ha gettato benzina su un dibattito decennale che sembrava sopito, ma ora torna a riaccendersi.
Fry è un paladino convinto del rientro in Grecia delle opere prelevate all’inizio del XIX secolo e poi vendute nel 1816 al British Museum di Londra, da Thomas Bruce, Conte di Elgin, all’epoca Ambasciatore della Gran Bretagna presso l’Impero Ottomano. Ha sottolineato che se la Grecia fosse ancora sotto il controllo di una giunta militare e Atene fosse la città con il traffico e l’inquinamento peggiore di Europa come negli anni Settanta, non si batterebbe per la resa dei marmi. Tuttavia, il Museo dell’Acropoli è diventato «uno dei migliori musei europei». Pertanto non ci sono più scuse.
Anche il premier greco Kyriakos Mitsotakis, lo scorso novembre, aveva messo al centro del suo primo incontro a Downing Street con Boris Johnson, il tema della restituzione. Ma il primo ministro britannico – un tempo fervente promotore della riconsegna dei marmi di Elgin ad Atene – aveva dribblato, rimettendo la palla nel campo del British Museum, a suo parere competente a decidere della questione.
Tuttavia, Mitsotakis è tornato di nuovo alla carica, ringalluzzito dal recente recupero del Frammento Fagan, porzione di lastra appartenente al fregio orientale del Partenone raffigurante il piede di Artemide, che era da ben due secoli a Palermo. D’altronde, sulla base degli ultimi sondaggi, anche l’opinione pubblica britannica appoggia sempre di più le rivendicazioni greche. Nonostante la crescente pressione per la resa non solo dei marmi di Elgin, ma anche di altri reperti portati via da Cambogia ed Etiopia, il British Museum – che ospita da oltre 200 anni 15 metope, 17 statue e 75 metri del fregio originale del Partenone – continua a nicchiare, adducendo non solo opinabili ragioni legali, ma soprattutto culturali. Sia il precedente direttore del museo, Neil MacGregor, che l’attuale, Hartwig Fisher, hanno sempre sostenuto che i marmi siano apprezzati meglio in un museo con milioni di visitatori, dove sono esposte anche le opere di altre culture. «La collezione del British Museum è una risorsa unica per esplorare la ricchezza, diversità e complessità di tutta la storia umana» e «le sculture del Partenone sono parte integrante di quella storia», ha precisato in una nota il CDA, sottolineando come l’approccio del Museo dell’Acropoli e quello dell’istituzione londinese siano complementari. Il primo offre una visione approfondita della storia di Atene, mentre il secondo, un contesto culturale più ampio. Il dibattito continua.