Quando un masso riesce a scrivere un pezzo di storia svizzera. A tanto è riuscita la pietra di Unspunnen, l’Unspunnenstein, che racchiude in sé storia, valori simbolici e anche sfide sportive per marcantoni delle Alpi, chiamati a lanciare il più lontano possibile questo masso di oltre 80 chili di peso. Ma l’aspetto più significativo e controverso di questa pietra è di certo quello che la lega a doppio filo con la «questione giurassiana», con la nascita nel 1979 del canton Giura, separatosi dal canton Berna dopo tensioni e scontri anche armati.
Può sembrare inverosimile ma c’è proprio tutto questo nella pietra di Unspunnen, utilizzata nell’Oberland bernese nelle popolari competizioni di lancio della pietra. Un masso che è tornato a far parlare di sé a margine dell’elezione in Consiglio federale della prima ministra giurassiana nella storia del nostro Paese. L’arrivo in Governo di Elisabeth Baume-Schneider potrebbe, infatti, stemperare le tensioni tra Giura e Berna che da quasi quarant’anni si sono simbolicamente cristallizzate attorno a questa storica pietra bernese, che oggi si trova ancora nelle mani dei separatisti giurassiani. I Béliers l’hanno rubata per ben due volte e la nascondono da qualche parte lassù tra le verdi valli del ventiseiesimo Cantone elvetico. E qui occorre fare qualche passo a ritroso, per ripercorrere a grandi balzi la storia di questo masso. Un emblema carico di significato per i bernesi.
Originariamente il lancio della pietra venne pensato come momento di incontro e di riconciliazione tra la città di Berna e le terre dell’Oberland bernese. Negli anni della Repubblica elvetica, tra il 1798 e il 1803, l’Oberland divenne infatti un Cantone indipendente. L’Atto di mediazione del 1803 mise fine a questo esperimento e le terre delle montagne bernesi persero la loro sovranità, non senza malumori e risentimenti a tal punto che il lancio della pietra venne sospeso per quasi un secolo, dopo le prime due edizioni del 1805 e del 1808. Si riprese nel 1905, con competizioni che si intrecciano con quelle della lotta svizzera, con grande richiamo di pubblico nei pascoli di Unspunnen, a due passi da Interlaken. Tutto filò liscio fino al 1984, quando la pietra venne rubata dai Béliers che riuscirono a penetrare nel Museo del turismo di Interlaken e a portare a casa il prezioso bottino. Una «presa in ostaggio», dissero allora, con la quale chiedevano la riunificazione completa delle terre giurassiane. Per i separatisti, il territorio del canton Giura va completato con i tre distretti francofoni – le Jura bernois – rimasti all’interno del Canton Berna anche dopo il 1979. Il furto della pietra di Unspunnen era stato orchestrato proprio con questo scopo: una pietra, dal forte valore simbolico, in cambio dei tre distretti contesi. Questo era il riscatto – decisamente velleitario – chiesto dagli «arieti» giurassiani.
Della pietra si persero poi le tracce per ben 17 anni. Di tanto in tanto voci incontrollate e mai confermate parlavano di un suo avvistamento fortuito nel canton Giura o persino all’estero. Poi nel 2001 il colpo a sorpresa, la restituzione dell’«ostaggio». Durante il Marché Concours di Saignelégier, la grande festa equestre che si svolge ogni anno sull’altopiano delle Franches-montagnes, le gros bonbon, così lo chiamarono i separatisti giurassiani, fu consegnato in un ristorante a una signora americana, Shawne Fielding, ex miss Texas e allora moglie dell’ambasciatore svizzero a Berlino, Tomas Borer. All’esterrefatta signora Fielding toccò il compito di scartare quella grande caramella e di scoprire tra il clamore dei presenti che si trattava della pietra più ricercata del Paese. L’Unspunnenstein fu subito presa in consegna dalla polizia giurassiana per evitare altri brutti scherzi e consegnata ai legittimi proprietari, la società di ginnastica di Interlaken. La restituzione della pietra sollevò discussioni e polemiche tra i separatisti giurassiani, visto che avvenne senza il passaggio al Canton Giura dei tre distretti francofoni contesi. La pietra però non era più del tutto intatta. I Béliers ci avevano inciso sopra le stelle della bandiera europea, la data del rifiuto popolare allo Spazio economico europeo – il 6 dicembre del 1992 – e il loro emblema. Il masso era più leggero rispetto al passato e gli organizzatori delle gare di lancio decisero di continuare le competizioni con una copia che con cura avevano trovato dopo il primo furto lungo i fiumi dell’Oberland bernese (masso che viene conservato nei forzieri di una banca di Interlaken per evitare un altro clamoroso furto).
La calma attorno alla pietra durò ben poco, perché i Béliers tornarono presto alla carica e nel 2005 penetrarono nell’albergo Victoria Jungfrau di Interlaken, dove il masso originale era stato posto in bella mostra, in una vetrina sigillata con lucchetto e catena. Misure di sicurezza che servirono a ben poco, i separatisti riuscirono a riconquistare la pietra con un’operazione da furfanti professionisti. Da allora il destino dell’Unspunnenstein è avvolto nel mistero. Nel frattempo è però cambiato anche il contesto politico. Nel 2013 i cittadini dei distretti francofoni hanno deciso con il 70% dei voti di rimanere nel Canton Berna. Da questo punto di vista la «questione giurassiana» può essere considerata chiusa, anche se a livello di singoli Comuni le bocce non sono ancora del tutto ferme. La popolazione del capoluogo Moutier ha deciso dopo due tumultuose votazioni di lasciare il Canton Berna e di passare al Giura. Cambio di bandiera che deve però ancora essere realizzato, data prevista il primo gennaio 2026. Viste così le rivendicazioni dei Béliers sembrano pertanto superate e anche per questo si succedono gli appelli in favore della restituzione della pietra di Unspunnen.
L’arrivo in Consiglio federale della giurassiana Elisabeth Baume-Schneider è da più parti visto come il tassello decisivo per una riconciliazione completa tra Berna e Giura. Non per nulla qualche giorno dopo l’elezione di Baume-Schneider il presidente del Governo giurassiano David Eray ha chiesto ai separatisti un gesto di buona volontà e la restituzione del maltolto. Ma c’è anche un’altra carta da giocare: in Consiglio federale è stato appena eletto anche Albert Rösti, originario proprio dell’Oberland bernese, la terra che ha fatto da culla alla pietra di Unspunnen. Insomma ci sono tutte le condizioni per un’azione di alta diplomazia e per il ritorno a casa dello storico masso bernese.