Qual è lo stato di salute dei partiti politici svizzeri? Quali sono le forze che appaiono in ascesa e quali, invece, sono quelle che stanno perdendo terreno? Le domande sorgono dopo una serie di elezioni cantonali e, in certi casi, comunali. Siamo ancora a un anno e mezzo dalle prossime elezioni federali, che si terranno il 22 ottobre 2023, ma la situazione attuale presenta qualche novità e offre lo spunto per alcune riflessioni.
Dalle ultime elezioni federali del 20 ottobre 2019, ben sedici cantoni hanno rieletto i loro governi e i loro parlamenti. Dalla lettura dei risultati emergono due principali caratteristiche: i quattro partiti che formano il Consiglio federale hanno perso mandati nei parlamenti cantonali, mentre i partiti che non fanno parte del governo federale aumentano in modo consistente il numero dei loro mandati parlamentari.
Tra i quattro partiti di governo, il più colpito sembra essere il Partito socialista, che presenta una perdita di ben 45 seggi parlamentari. L’ultimo successo cantonale dei socialisti risale all’ottobre 2020, nel Giura, con un seggio in più rispetto alla legislatura precedente. Era il finesettimana durante il quale vennero scelti i due nuovi copresidenti del partito nazionale, la zurighese Mattea Meyer e l’argoviese Cédric Wermuth, al posto di Christian Levrat. Da allora, il partito ha registrato perdite in tutte le altre consultazioni parlamentari cantonali. Non è facile individuare le cause di questo trend negativo, ma è probabile che un ruolo importante l’abbia avuto la non chiara presa di posizione nei confronti dell’Unione europea. Il Partito socialista è favorevole all’Europa, ma si è schierato contro l’accordo istituzionale e adesso sostiene il referendum contro Frontex, che potrebbe mettere in pericolo la partecipazione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino. Sul fronte opposto dello scacchiere politico, l’UDC registra una perdita di 22 seggi parlamentari. Una perdita aggravata dal deludente risultato ottenuto nelle elezioni comunali zurighesi, dove l’UDC ha perso seggi in vari consigli comunali ed è stata esclusa da alcuni importanti esecutivi. Le ragioni di questi risultati risiedono probabilmente nello sfasamento che si può osservare tra le indicazioni del vertice del partito e il pensiero prevalente nella sua base elettorale. È stato così durante la pandemia, con i due referendum contro la legge COVID-19, bocciati dal popolo, e nei confronti della guerra in Ucraina. L’UDC ha stentato a distanziarsi dai no-vax, è stato l’unico partito a opporsi alla ripresa delle sanzioni europee, e vari suoi rappresentanti non hanno negato le loro simpatie per Putin. Gli altri due partiti di governo, il PLR e l’Alleanza del Centro, completano il trend negativo. Il PLR ha perso 28 seggi ed è riuscito a progredire soltanto in tre dei sedici cantoni presi in considerazione. Dal canto suo, l’Alleanza del centro annovera un saldo negativo di 20 seggi, nonostante l’apporto del Partito borghese democratico, dopo la fusione tra i due partiti avvenuta all’inizio del 2021.
La perdita di consensi dei partiti di governo può essere attribuita, almeno in parte, anche alla non brillante immagine che contraddistingue il Consiglio federale. Il governo non appare come una compagine unita, come un fronte unico deciso ad affrontare le gravi sfide insite nelle tensioni interne e internazionali. I consiglieri federali sembrano spesso voler agire singolarmente, molto preoccupati della loro immagine, degli interessi del loro partito e della scadenza del loro mandato. Anche nell’ambito delle votazioni popolari, il governo non presenta un buon bilancio. Nel corso dell’attuale legislatura, molti sono stati i temi bocciati dal popolo. L’ultima volta fu lo scorso 13 febbraio, quando ben tre temi su quattro posti in votazione, un’iniziativa popolare e due referendum, vennero respinti nonostante il parere favorevole dell’esecutivo.
Di fronte a questa lunga lista di risultati negativi, emergono due partiti che non fanno parte del Consiglio federale e che hanno il vento in poppa. Sono i Verdi ed i Verdi liberali. I primi guadagnano ben 48 seggi parlamentari, i secondi fanno quasi altrettanto bene con 46 mandati supplementari. L’avanzata dei Verdi compensa in gran parte le perdite del partito socialista e, quindi, non incide molto sui rapporti di forza politici. Come è noto, i due partiti sono su posizioni molte vicine e spesso sono alleati. Diversa è la posizione dei Verdi liberali, anche se una loro indiscussa vicinanza con il Partito liberale radicale non vien messa in discussione. In quindici dei sedici cantoni dove si sono svolte le elezioni cantonali dopo il 2019, i Verdi liberali hanno registrato una costante progressione. Nel sedicesimo cantone, il canton Uri, non erano presenti. Una situazione che in futuro intendono modificare con la creazione di una sezione urana del partito, avvenuta alcuni giorni or sono. Sorti nel 2004, i Verdi liberali sono il partito più giovane e, a più riprese, hanno dimostrato una certa compattezza, presentandosi uniti su temi centrali come, per esempio, il clima e l’Europa. Sono stati l’unico partito a sostenere compatto il progetto d’accordo istituzionale con l’UE e a esercitare forti pressioni sul Consiglio federale, affinché agisca per salvare la via bilaterale.
In che misura i risultati delle elezioni cantonali potranno influire sulle elezioni federali del 2023? È difficile fare previsioni per varie ragioni: perché il tempo che ci separa dalla data delle federali può racchiudere molti eventi che potrebbero diventare altrettante sorprese, perché le elezioni federali hanno una dinamica propria e perché la partecipazione al voto racchiude molte incognite e di solito è più elevata a livello federale. C’è perlomeno un dato, l’avanzata dell’onda verde, che probabilmente verrà confermato. È un dato che emerge anche dal barometro elettorale di metà legislatura diffuso lo scorso mese di ottobre. Secondo il barometro elettorale, l’UDC resterebbe il primo partito svizzero con il 26,6% di intenzioni di voto, davanti al Partito socialista che raggiungerebbe il 15,8%. Al terzo posto, racchiusi in meno di mezzo punto ci sono tre partiti: il PLR con il 13,6%, l’Alleanza del centro con il 13,3% ed i Verdi con il 13,2%. I Verdi liberali seguono con il 9,8%. La battaglia per il terzo e il quarto posto si annuncia dunque molto combattuta ed incerta. L’insieme dei risultati elettorali cantonali e delle intenzioni di voto a livello federale si proietteranno sul divenire della composizione del Consiglio federale. Rimarrà invariata oppure verrà modificata? Se ci saranno cambiamenti, quali partiti saranno toccati? Se il PLR dovrà rinunciare a un seggio, quale dei suoi due rappresentanti dovrà uscire di scena? E quale sarà lo spazio che verrà riservato ai Verdi e ai Verdi liberali? Sono domande che già occupano i vertici dei partiti politici e che diventeranno sempre più dominanti nella campagna elettorale che ci porterà al giorno delle elezioni.