L’aspetto positivo è che siamo tutti d’improvviso guariti dalla tosse, dall’asma e dagli attacchi di panico che ci affliggevano da giorni e che dominavano le conversazioni di tutti e anche la programmazione dei canali di news. Da quando, la mattina dopo Diwali, ci eravamo svegliati a Delhi avvolti da una fitta e densa coltre di nebbia che rendeva impossibile vedere a più di dieci metri di distanza: colpa dei fuochi d’artificio sparati per due giorni con grande allegria e qualche senso di colpa di natura ecologico-ambientale, avevano detto tutti. Quando però, dopo due giorni, la nebbia non accennava a calare e l’aria era ancora irrespirabile, è cominciata la discussione su smog e qualità dell’aria di Delhi, che vanta ormai il poco felice primato di essere una delle capitali più inquinate del mondo.
Fino a che una mattina, con un tempismo da record, è letteralmente spuntato dal nulla a Khan Market un negozietto letteralmente preso d’assalto da turisti, locali e soprattutto da telecamere di televisioni locali con tanto di giovanissimi ed entusiasti reporter d’assalto che intervistavano chiunque passasse di là, cani e gatti compresi. Il negozietto di cui sopra vendeva mascherine simil sala operatoria, ma di tessuto stampato in diverse fantasie e fornite di presunto filtro per purificare l’aria. Il giorno dopo, nella stessa Khan Market, sembrava di stare sul set di un film della serie «dopo l’Apocalisse». Bene, o almeno bene che per una volta un problema che si ripresenta ogni anno appena comincia la stagione invernale, e cioè la nebbia/coltre di smog che avvolge la capitale per diverse ore al giorno, venga quantomeno discusso.
Ma, come sempre accade, la discussione è stata prontamente rimpiazzata da un problema di più immediata portata: dalla mattina alla sera il governo ha annunciato il ritiro dalla circolazione di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie. Che saranno rimpiazzate in seguito, ma che per il momento devono essere velocemente convertite in banconote da 100 e da 50, le uniche ancora ammesse. Mi sono subito tornati alla memoria i felici tempi di quando giovanissima viaggiavo senza sosta per il Paese, e cambiare 100 dollari significava ritrovarsi con un malloppo delle dimensioni di uno zainetto pieno di mazzette di rupie rigorosamente spillate tre-quattro volte e poi avvolte in tre-quattro elastici. Liberare le banconote senza strapparle era un’impresa titanica, e nascondere viaggiando la quantità di denaro anche. La mossa a sorpresa è stata studiata dal governo per fare emergere la mole di denaro nero che circola principalmente tra Delhi e Bombay: dove lo spettacolo di signore della buona società che tirano fuori dalla borsetta quantità incredibili di denaro contante per pagare un paio di scarpe di Jimmy Choo non è affatto insolito.
Come non è insolito, anche per chi non beneficia di mazzette pagate a scopo corruzione o concussione, tenere in casa quantità anche rilevanti di denaro contante. Perché se è vero che la corruzione dilagante si alimenta col denaro nero e che le mazzette da 1000 hanno reso il tutto più semplice, è vero anche che l’economia indiana, quella della gente comune, si basa quasi esclusivamente sulla circolazione di contante. La maggioranza silenziosa, quella che non legge l’inglese e non figura nei notiziari, non possiede una carta d’identità figuriamoci un conto corrente bancario. Così, si assistono a scene deliranti fuori dalle banche e davanti ai bancomat, e a scenette degne della penna di un grande umorista. C’è chi ha fatto la spesa dal fruttivendolo ricaricando il cellulare del fruttivendolo in questione, chi ha pagato con carta di credito la bolletta dell’elettricità del sarto per farsi consegnare i vestiti, chi fa la spesa a credito dal solito negozietto all’angolo e si fa anche anticipare un po’ di contante. Uber e Ola hanno annunciato a tamburo battente l’introduzione dei pagamenti con carta di credito e sono spuntati posse per pagare con il bancomat in posti che fino al giorno prima si erano sempre rifiutati di adoperare una tesserina magnetica di qualunque genere. Fiorisce ovviamente il mercato nero, e c’è gente che compra banconote da 500 o 1000 a un tasso di sconto che va dal 3 al 20%. E a farne le spese sono come al solito i disgraziati: che non hanno un conto in banca né un bancomat e che tenevano sotto chiave dentro casa i loro sudati risparmi, in banconote da 500 o 1000, possibilmente, perché occupavano meno spazio. Gente che vaga disperata tra datori di lavori e vicini di casa cercando di convertire in banconote ancora valide quella che tra poco sarà carta straccia e che rischia di non poter pagare, ed è successo all’autista di alcuni vicini, le nozze del figlio o i funerali della nonna.