Preventivi cantonali nel segno della stabilità

Complessivamente la situazione è migliorata, grazie anche ai programmi di risparmio. In futuro peserà l’incognita della riforma della tassazione delle imprese in votazione il 12 febbraio 2017
/ 14.11.2016
di Ignazio Bonoli

Per il prossimo anno, la maggioranza dei cantoni svizzeri presenta bilanci preventivi equilibrati. Globalmente il disavanzo previsto si attesta sui 282 milioni di franchi. È comunque probabile che i rispettivi parlamenti apportino qualche modifica ai conti allestiti dai governi. Sono però ben 15 i Cantoni che presentano disavanzi, mentre soltanto 11 indicano chiusure provvisorie positive. Gli investimenti netti ammontano in ogni caso a circa 6 miliardi di franchi.

Da parecchi anni si constata però che i preventivi sono allestiti con molta prudenza, per cui i consuntivi chiudono generalmente con risultati migliori. Per il 2015, per esempio, il miglioramento complessivo è stato di 1,3 miliardi di franchi. Anche il saldo negativo dei preventivi 2017 è più o meno al livello di quello di quest’anno.

Parecchi Cantoni sono riusciti a stabilizzare la spesa pubblica, grazie a programmi di contenimento. Il risultato migliore in questo esercizio lo ottiene il Cantone di Basilea-Città, che prevede non solo un avanzo d’esercizio di 143 milioni, ma anche risultati positivi per gli anni a seguire superiori ai 100 milioni di franchi. Sul fronte opposto si trova invece un Cantone ricco come Zugo, che prevede un disavanzo di 132 milioni e si vede costretto a inasprire il programma di contenimento delle spese.

Se misurati per abitante, i saldi negativi di preventivo sono piuttosto sostenuti, mentre quelli positivi risultano talvolta insignificanti. Per esempio il Canton Vallese presenta un avanzo d’esercizio di 1 franco per abitante, Friburgo di 2 franchi per abitante, come Appenzello Esterno. Mentre Vaud e Argovia chiudono in pareggio, sono rilevanti i disavanzi per abitante nel Canton Zugo (1’077 franchi), in Obvaldo (615 franchi), Nidvaldo (404 franchi). Fanno eccezione Basilea-Città, con un saldo positivo di 743 franchi per abitante, Berna con 97 franchi e Soletta con 71 franchi. Zurigo presenta 11 franchi per abitante e Glarona 10 franchi.

Tra i Cantoni meno virtuosi, oltre ai citati Zugo, Obvaldo e Nidvaldo, figurano anche Neuchâtel (386 franchi per abitante), Svitto (301 franchi), Ginevra (158), Turgovia (8143), Appenzello Interno (144), San Gallo (127). Anche il Canton Grigioni supera i 100 franchi (102 per abitante), mentre il Ticino si attesta a 98 franchi. La media nazionale è di –34 franchi per abitante. Questi dati significano che in sostanza (e con pochissime eccezioni) i Cantoni sono riusciti a tenere le loro finanze sotto controllo. In molti casi si sono così visti gli effetti dei piani di contenimento delle spese.

Un ulteriore segno di stabilità dei bilanci è dato dall’aumento degli investimenti che al netto indicano un totale di 5,9 miliardi, cioè 700 milioni in più rispetto al preventivo 2016. Non va però dimenticato che, nonostante gli sforzi di contenimento, anche le spese correnti aumentano dell’1,8% e salgono a quasi 90 miliardi di franchi. Le maggiori uscite sono dovute, come sempre negli ultimi anni, alla salute, alla formazione, al sociale, in generale. Da notare che per la prima volta i Cantoni hanno dovuto assumersi il 55% dei costi delle cure stazionarie, come prescrive la legge sull’assicurazione malattia.

I dati dei preventivi pubblicati in questa statistica non tengono conto di situazioni particolari, come per esempio, il finanziamento di casse pensioni, ma anche l’uso o il versamento a riserve, il ricorso al capitale proprio. L’assetto finanziario, depurato di questi movimenti, potrebbe essere globalmente migliore. Si deve però anche constatare che lo spazio di manovra finanziaria per i Cantoni diventa sempre più ristretto. Anche sul piano politico si vedono reazioni popolari, soprattutto quando si propongono aumenti di imposte. Rimangono anche alcune incognite importanti. Quella sull’utile della Banca Nazionale sembra superata, ma è caduta anche la speranza di un aumento dei versamenti.

Resta invece completamente aperta la valutazione dei possibili effetti della riforma della tassazione delle imprese III. Nessun effetto però per i preventivi 2017, poiché sul referendum si voterà il 12 febbraio. Probabilmente potrà entrare in vigore solo nel 2019. Per alcuni Cantoni non sarà facile, dopo gli sforzi di contenimento delle spese e alcuni aumenti della pressione fiscale, accettare diminuzioni di gettito dovute alla riforma. Si dovranno in ogni caso fare concessioni, in primo luogo per non perdere le sedi delle società estere oggi privilegiate, ma poi anche per far fronte all’inevitabile aumento della concorrenza fra Cantoni.