Ne avevamo già accennato nel nostro precedente articolo sui bilanci 2018 della Confederazione («Azione» 26.02.18). La decisione del capo del Dipartimento federale delle finanze Ueli Maurer, e con lui del Consiglio federale, solleva qualche perplessità circa l’opportunità, e perfino la legalità, di un accantonamento di 2 miliardi di franchi sul conto dell’imposta preventiva.
Ora queste perplessità hanno ricevuto una seria conferma, nientemeno che dal Controllo federale delle finanze (CFF). Compito di questo ufficio è proprio quello di controllare la conformità di certe decisioni, in campo finanziario, con le relative leggi. Secondo questo ufficio esistono parecchi dubbi circa la legalità del provvedimento. In seguito a un primo sommario esame, il CFF giunge alla conclusione che il bilancio della Confederazione deve essere allestito secondo il principio di cassa, che non prevede la possibilità di effettuare accantonamenti. Gli esperti del CFF rimandano però a un esame più approfondito della problematica, al momento del consueto esame dei conti.
Da parte del Dipartimento delle finanze si ribadisce però la pertinenza della decisione di accantonamento. Infatti, tanto il Consiglio federale, quanto la Commissione parlamentare delle finanze hanno approvato i conti, senza sollevare dubbi sull’accantonamento. La discussione avverrà quindi in Parlamento, ma si può stare certi che l’affare prenderà una piega diversa. Ci sono, infatti, parecchie opinioni in proposito, tra le quali spicca anche quella della legge sul freno all’indebitamento, che impone di utilizzare gli utili d’esercizio per l’ammortamento del debito.
Tra l’altro, sia il Consiglio federale, sia le Camere hanno approvato una mozione del PPD di Zugo Peter Hegglin che chiede una presentazione dei bilanci della Confederazione che rispecchi fedelmente la situazione reale delle finanze federali. Non si sa ancora quando si potrà applicare questa mozione, contro la quale lo stesso CFF non ha nulla da obiettare, poiché conforme al principio della gestione di cassa delle finanze federali. Le grandi discussioni sollevate nella stampa hanno poi indotto il mozionante a precisare che la sua intenzione era soltanto quella di chiedere una chiara base legale, in modo da evitare contrasti perfino fra le diverse istanze federali.
L’aspetto della contabilizzazione dell’avanzo d’esercizio è piuttosto tecnico, derivante ovviamente da una legge che prevede l’assegnazione degli avanzi all’ammortamento del debito pubblico. Scelta molto opportuna in tempi di disavanzi correnti. Molto meno quando si accumulano avanzi d’esercizio. In paesi che sono alle prese con deficit di bilancio, lo strumento svizzero del freno all’indebitamento aveva sollevato ammirazione. In Svizzera, però, dal momento che il debito pubblico è ben al di sotto dei limiti, riconosciuti per esempio dall’UE, si pongono alcuni problemi, del resto già sollevati più di una volta.
Ma la legge – come detto – applica il principio di cassa: in pratica i soldi che entrano nel 2017 devono essere usati per la gestione 2017, anche se questi soldi sono frutto di altri anni di gestione. Una delle prime deduzioni logiche di questa situazione è quella di dire che nel 2017 si sono prelevate troppe imposte. Dal momento che il piano finanziario prevede altri avanzi d’esercizio nei prossimi anni, la riduzione della fiscalità è più che giustificata. Ma l’amministratore occulto prevede anche l’avvicinarsi di spese ingenti nei prossimi anni, per cui è importante disporre di qualche riserva. Un passo più in là, si può giungere a dire che le maggiori disponibilità servono a prendere decisioni importanti, come ad esempio un aiuto sociale più esteso o grandi investimenti a favore dell’infrastruttura e quindi anche a sostegno della congiuntura o di settori importanti dell’economia.
È anche vero – come dice il Consiglio federale – che anche in passato si è già derogato allo stretto principio di cassa. Proprio la gestione dell’imposta preventiva è un esempio probante, poiché si contabilizzano le entrate in un anno e le restituzioni durante i tre anni seguenti. Oppure – come dice il messaggio sul consuntivo 2004 – al principio di cassa sfuggono tanto le correzioni di valori (valutazioni di entrate, per esempio), quanto la limitazione nel tempo degli impegni finanziari. D’altro canto, già dal 2007 la Confederazione attribuisce importi parziali al gettito dell’imposta preventiva, in modo da regolarizzare su più anni le entrate e le restituzioni. Inoltre, il modello contabile armonizzato permette già di regolarizzare le «entrate correnti» sull’arco di più anni. Infine, in Parlamento sono già giunti atti parlamentari che chiedono sia un’ottimizzazione del modello contabile, sia una modifica della legge che permetta di contabilizzare entrate e uscite su periodi pluriennali. Che sia la volta buona?