Perché si annullò la votazione

Fiscalità - Chiarito il motivo dell’errore che ha prodotto la cancellazione della votazione popolare del 28 febbraio 2016 contro gli svantaggi fiscali delle coppie sposate
/ 31.08.2020
di Ignazio Bonoli

Nell’aprile del 2019, per la prima volta nella storia della Confederazione, il Tribunale federale annullava la votazione federale del 28 febbraio 2016 sull’iniziativa del PPD per il matrimonio e la famiglia e contro gli svantaggi fiscali per le coppie sposate. Un primo ricorso rivolto verso i Cantoni non ebbe seguito, ma poi il Tribunale federale dichiarava nullo il voto del 2016, a causa di una errata informazione dei cittadini circa il numero di coppie sposate che sarebbero state penalizzate dall’attuale legge fiscale. Il testo del libretto ufficiale per la votazione parlava, infatti, di circa 80’000 coppie, invece delle circa 450’000 con doppio reddito.

Il Tribunale federale riteneva sufficiente questo grossolano errore per chiedere una ripetizione della votazione, tenuto anche conto del fatto che il risultato era molto tirato (50,8% di contrari contro 49,2% di favorevoli) e che 15 Cantoni avevano constatato un risultato favorevole all’iniziativa. Se torniamo a parlare del tema, lo facciamo per due motivi: da un lato perché l’Amministrazione federale delle contribuzioni, in un rapporto, spiega il perché del grossolano errore, dall’altro perché nel frattempo sono sorte altre complicazioni circa il testo dell’iniziativa.

Già nel giugno del 2018, il Consiglio federale correggeva le precedenti stime, valutando in 454’000 le coppie sposate, svantaggiate dalle attuali leggi fiscali. Un numero quindi nettamente superiore a quello citato, ma anche superiore a quello delle coppie che sarebbero state favorite, cioè circa 370’000 allora stimate. 

Ai giudici federali, il Consiglio federale giustificava la massiccia correzione con due motivi: un cambiamento del metodo di valutazione e un aggiornamento dei dati stessi. Infatti, la valutazione di 80’000 coppie sposate si basava sui dati del 2001. Motivi che al Tribunale federale non parevano sufficienti a giustificare l’errore. La diatriba riapriva anche il discorso politico. Tant’è che il PPD dichiarava lo scorso febbraio di ritirare l’iniziativa, ma di lanciarne un’altra. Si trattava, infatti, di definire meglio il concetto di matrimonio, o di limitarsi a dire degli svantaggi dovuti al fatto di essere sposati. La pandemia del Covid-19, sospendeva il dibattito anche in questo caso, come in alcuni altri. Le Camere ne hanno approfittato per lasciare il tema per qualche tempo ancora nel cassetto.

Lo stesso PPD non ha ancora deciso quale strada prendere per presentare un progetto senza le pecche di quello precedente. In ogni caso dovrà cambiare la definizione stretta di matrimonio, allargandola ad altre forme di convivenza, che possono, come ricordavamo nel nostro articolo su «Azione» del 27.5.19, essere discriminate anche in altri campi, per esempio l’AVS.

Nel frattempo, l’avvicinarsi della votazione federale (27.09.20) sugli assegni per i figli ha gettato un nuovo sasso nello stagno del fisco per le famiglie. Anche qui – a partire da un modesto assegno per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano – si è giunti a un generale aumento delle deduzioni fiscali per l’imposta federale. Qualcuno le definisce deduzioni per i ricchi, poiché il 45% delle famiglie non paga nemmeno l’imposta federale, non raggiungendo il minimo imponibile, mentre ne beneficerebbero anche le famiglie che non affidano a terzi la cura dei figli. Alla Confederazione costerebbe però 380 milioni di franchi all’anno.

Qui si apre anche un discorso sul costo di queste operazioni per le finanze federali e sulla loro efficacia. Accanto alle minori entrate di imposte c’è il rischio di una scarsa efficacia. La maggior parte delle famiglie potrebbe contare su un alleggerimento di 350 franchi all’anno. Il livello massimo di 910 franchi andrebbe a beneficio di chi ha un reddito di oltre 110’000 franchi (con due figli). È anche questo uno degli effetti della rapida progressione dell’imposta federale che colpisce soprattutto i redditi più alti, che con le quote AVS contribuiscono anche a una forte ridistribuzione del reddito. In sostanza, questi continui adeguamenti di tipo sociale rendono spesso difficili le riforme più profonde.

Ma – per tornare al tema citato all’inizio – le cause dell’errore sono parecchie. In primo luogo, l’essersi basati sulle stime 2001 non aggiornandole. Quindi, anche i campioni esaminati sono stati troppo piccoli. Infine, il rapporto è stato affidato a un solo dipendente, senza ulteriori controlli. Questa sembra inoltre una regola generale nell’ambito dei processi di riforme fiscali. La cosa, però, può sorprendere se si considera l’enorme posta in gioco in parecchie riforme, tanto più che un rapporto del controllo interno segnalava già nel 2018 queste anomalie.

L’amministrazione delle contribuzioni ha provveduto a correggere la prassi e sembra che il progetto dell’aumento delle deduzioni per figli sia stato sottoposto ai nuovi controlli. Questo non risolve però ancora il problema degli effetti collaterali, come si può vedere proprio nel tema sottoposto a votazione in settembre. In campo fiscale, i dati più precisi sono presso i cantoni, che eseguono anche la tassazione per l’imposta federale. Un loro maggiore coinvolgimento sarebbe auspicabile.