Per rafforzare la lotta al terrorismo

Votazioni federali 13 giugno - Le nuove misure di polizia sono contestate anche da esperti di diritto – In forse la votazione?
/ 07.06.2021
di Alessandro Carli

Il 13 giugno prossimo, la Svizzera potrebbe decidere di rafforzare la lotta al terrorismo. Ciò significa che la polizia potrebbe agire a titolo preventivo contro persone che rappresentano una minaccia terroristica. Sebbene le misure preventive abbiano sollevato accese critiche, stando ai sondaggi, la revisione della legge, combattuta da referendum, dovrebbe essere ampiamente accolta dal popolo. Ma potrebbe esserci un intralcio: a tre settimane dal voto, nove ex procuratori pubblici ticinesi hanno presentato un ricorso contro la votazione popolare sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo. Ne chiedono l’annullamento per «chiare e manifeste irregolarità riguardanti la procedura». Se la loro richiesta di sospendere la procedura di voto e di rinviarla ad altra data fosse accolta (o di annullare il risultato della votazione se la stessa dovesse svolgersi), si dovrebbe ricominciare tutto da capo.

Secondo il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) la minaccia del terrorismo resta elevata anche in Svizzera. Per incarico dell’Ufficio federale di polizia (fedpol), l’Istituto svizzero di diritto comparato (ISDC) ha redatto nel 2018 una perizia legale nel campo della prevenzione del terrorismo, paragonando le legislazioni di Germania, Francia, Italia, Austria e Gran Bretagna. La perizia legale è stata aggiornata all’inizio di quest’anno.

Con la legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) è stata creata una nuova base legale, grazie alla quale la polizia potrà intervenire con più efficienza a titolo preventivo. La Svizzera disporrà così di strumenti per reprimere il reclutamento, la formazione e lo spostamento in vista di un atto terroristico, come pure le attività di finanziamento. Le persone che sostengono organizzazioni criminali o terroristiche saranno passibili di una pena privativa della libertà di dieci anni al massimo.

Le nuove misure, della durata di sei mesi prorogabili una sola volta, possono essere imposte anche ai bambini a partire dai 12 anni. Esse consentono alla polizia di intervenire in modo più tempestivo se vi sono indizi concreti che individui costituiscano una minaccia terroristica. A titolo preventivo, queste persone potranno essere convocate per colloqui o obbligate a presentarsi regolarmente alla polizia, a non lasciare la Svizzera e a non recarsi in determinati luoghi. Nei casi più estremi, potranno essere poste agli arresti domiciliari. La richiesta di residenza coatta dev’essere sottoposta dalla fedpol al giudice dei provvedimenti coercitivi del Cantone di Berna, affinché ne verifichi la legalità. È limitata a tre mesi, prorogabili due volte, ed è applicabile anche ai giovani a partire dai 15 anni.

Le legge sulle MPT permetterebbe a fedpol di sottoporre persone potenzialmente pericolose a una sorveglianza elettronica (cellulari). I potenziali terroristi comunicano tra di loro via messaggeria criptata. La nuova legge autorizzerà inoltre fedpol a svolgere in Internet e nei media elettronici indagini mascherate. Nell’ambito della prevenzione del terrorismo, disposizioni del genere sono esplicitamente regolate soltanto in Francia e in Italia.

Temendo che queste misure preventive possano spalancare la porta a decisioni arbitrarie, due comitati – «NO alle pene preventive» e «per lo Stato di diritto e la proporzionalità» – hanno impugnato il referendum, sostenuti dalla sinistra e dai Verdi liberali. La proposta di legge è criticata anche da numerosi esperti indipendenti dell’ONU e da professori di diritto.

Gli oppositori ammettono la necessità di misure preventive, ma accusano il Consiglio federale e il parlamento di reagire al terrore instaurando un «clima di paura e di sospetto generalizzato». Secondo loro, il progetto viola la separazione dei poteri, dato che quasi tutti i provvedimenti possono essere ordinati dalla polizia e non da un giudice. Inoltre, la definizione di atto terroristico è talmente estesa che qualsiasi cittadino può essere sospettato. Possono così essere prese di mira le azioni degli attivisti del clima, ma anche certe campagne provocatorie dell’UDC, oppure adolescenti annoiati che cercano di mettersi alla prova compiendo qualche bravata.

I fautori del referendum sono dunque convinti che il testo apra le porte a «uno Stato poliziesco», «calpesti la nostra democrazia» e instauri la «presunzione di pericolosità» al posto di quella di innocenza. Essi deplorano l’assenza di protezioni per i minorenni.

Consiglio federale e maggioranza dei partiti borghesi ricordano che le violenze compiute dai minorenni sono in continuo aumento: adolescenti sono già stati implicati in affari di terrorismo e sovente sono suscettibili d’essere radicalizzati più facilmente. La legge in votazione – sottolineano – non propone cose nuove, visto che l’attuale diritto dei minorenni già fissa la responsabilità penale. Nel complesso, il testo mette a disposizione della lotta contro il terrorismo un arsenale che la polizia già dispone nell’ambito dell’hooliganismo e della violenza domestica. Per i fautori, pur con le misure imponibili ai bambini a partire dai 12 anni e il domicilio coatto dai 15 anni, la MPT è conforme alla Costituzione federale, alla Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. I provvedimenti sono limitati nel tempo, proporzionati e possono essere contestati davanti al Tribunale amministrativo federale.

La necessità di agire contro la minaccia terroristica sembra dunque convincere la maggioranza dell’elettorato, sebbene – come sostengono i nove ex procuratori pubblici ticinesi nel loro citato ricorso – con «false informazioni le autorità federali e cantonali abbiano compromesso la libera formazione della volontà degli elettori e l’espressione fedele del voto». Nello specifico, sia nel messaggio al parlamento, che nell’opuscolo informativo del governo e nelle comunicazioni presenti sul sito del Consiglio federale, gli ex procuratori ravvisano «informazioni fuorvianti», allo scopo di «convincere l’elettorato che la polizia è in grado di intervenire solamente dopo che sia stato commesso un atto terroristico». Per gli autori del ricorso, questo argomento fa ovviamente presa sull’elettorato. Si tratta ora di sapere se anche il loro ricorso sarà in grado di farne altrettanta e non solo sugli elettori.