Per multinazionali responsabili

È riuscita l'iniziativa popolare che chiede di poter perseguire anche in Svizzera le multinazionali che non rispettano i diritti umani o l’ambiente con le loro partecipate all’estero
/ 05.12.2016
di Ignazio Bonoli

Con 120’418 firme valide, l’iniziativa popolare «Per imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente» è riuscita. Era stata lanciata da un comitato sostenuto da un gruppo di 80 organizzazioni della società civile il 21 aprile 2015 ed è stata depositata il 10 ottobre di quest’anno.

Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di poter chiamare le società multinazionali a rispondere delle attività svolte all’estero da loro filiali o partecipate. E questo non solo nel paese in cui viene commesso un illecito, ma anche nel paese dove ha sede il gruppo multinazionale. Il metro di giudizio è doppio: da un lato il rispetto dei diritti umani, dall’altro quello dell’ambiente nei luoghi in cui le imprese operano.

È un altro dei temi di vasta portata che la Svizzera dovrà affrontare nei prossimi tempi. L’iniziativa nasce nel contesto di un crescente commercio internazionale e di un conseguente incremento di normative che devono regolamentarlo, tanto da parte dell’ONU, quanto da altre organizzazioni internazionali, tra le quali l’OCSE.

In Svizzera, la discussione è in atto da tempo e trova un terreno fertile nel fatto che nel nostro paese sono presenti molte società internazionali che operano in varie parti del mondo. 

Danni provocati all’ambiente e, di conseguenza, anche alle persone che vi abitano, fino allo sfruttamento di mano d’opera a basso costo, sono emersi dai casi denunciati dalle autorità locali, dalla stampa e anche dalle molte organizzazioni non governative che operano in vari paesi. Anche le imprese svizzere non fanno eccezione. Lo dimostra un’analisi condotta dal Business & Human Rights Centre 1. 

Da dieci anni questo centro documenta sulla sua pagina web le accuse di violazioni dei diritti umani da parte delle imprese, dando loro l’opportunità di reagire. Nonostante si tratti della raccolta di rapporti di questo tipo più vasta al mondo, essa non raccoglie tutti gli eventi accaduti, bensì solo quelli che sono stati portati alla luce dalle vittime, dalle ONG o dai media. 

Si nota subito che i settori maggiormente colpiti dalle violazioni dei diritti umani sono quelli in cui le imprese svizzere sono fortemente rappresentate, soprattutto nel settore delle materie prime. La Svizzera è la 20.esima potenza economica mondiale. Per quanto riguarda i casi di violazioni documentati per i singoli Paesi, la Svizzera, in quanto sede delle imprese, si posiziona al 9° posto. Per quanto riguarda il PIL la Svizzera si posiziona persino al 5° posto.

L’iniziativa, che verrà posta in votazione popolare, propone una modifica della Costituzione federale, con l’aggiunta di un articolo 101a all’articolo che concerne l’economia esterna. L’articolo proposto con l’iniziativa inserisce nella Costituzione la facoltà per la Confederazione di intervenire nei due casi citati e cioè il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente da parte dell’economia. Esso rimanda poi a livello legislativo la possibilità di adottare provvedimenti affinché le imprese che hanno la loro sede statutaria, l’amministrazione centrale o il centro d’attività principale in Svizzera si ispirino alle regole del diritto internazionale privato contenute nella Convenzione di Lugano.

L’introduzione di un obbligo di «Dovuta Diligenza» (Mandatory Due Diligence) è in sostanza il cuore dell’iniziativa e si basa sulle linee guida dell’ONU e su quelle dell’OCSE. In materia di diritti umani si fondano su tre principi: valutare i rischi, agire di conseguenza, rendere conto delle analisi e delle misure adottate. Questo vale ovviamente anche per l’ambiente.

Già oggi i tribunali svizzeri, nelle procedure giudiziarie internazionali, applicano spesso il diritto estero, quello del paese in cui il danno si è prodotto. Se l’impresa interessata ha applicato le misure dovute per impedire il danno stesso, non avrà nulla da temere dai tribunali. L’iniziativa vuole però conferire alla legge d’esecuzione il valore di una disposizione imperativa, cioè che deve essere applicata con qualsiasi diritto applicabile secondo il diritto internazionale privato, e non solo su base volontaria, come spesso avvenuto finora in Svizzera.

Con questo articolo costituzionale le multinazionali svizzere saranno obbligate a rispettare i diritti umani e ambientali, riconosciuti a livello internazionale, anche all’estero. Le imprese dovranno quindi verificare il dovere di diligenza e, se del caso, adottare i necessari rimedi. In caso di mancato rispetto delle regole potrebbero essere chiamate a rispondere davanti a tribunali svizzeri.