Il prossimo 18 giugno il popolo svizzero sarà chiamato a esprimersi anche su un soggetto fiscale un po’ particolare. In realtà si tratta di fornire una base costituzionale elvetica per poter applicare una misura concordata a livello internazionale. Si sa che in Svizzera le imposte, a livello federale, vengono contemplate nella Costituzione, per cui ogni modifica deve avere l’avallo del popolo e dei Cantoni. Di che cosa si tratta in concreto? Si tratta semplicemente di fornire basi per poter applicare, anche nel nostro Paese, l’accordo che prevede una tassazione minima del 15 per cento delle imposte sugli utili delle grandi società. L’idea, lanciata e sostenuta soprattutto dagli Stati Uniti, è nata in un primo tempo nel contesto del G20, il Gruppo dei Paesi economicamente più importanti, che fanno parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), di cui è membro anche la Svizzera.
In un primo tempo gli Stati Uniti e altri Paesi avrebbero voluto un’imposta minima del 21 per cento sugli utili delle multinazionali. In seguito le posizioni si sono avvicinate e, di ritorno da Parigi, il ministro elvetico delle Finanze poteva garantire che l’aliquota da applicare per la nuova imposta si sarebbe situata tra il 10 e il 20 per cento. In seguito, sempre nell’ambito dell’OCSE, si sono definite tutte le modalità d’applicazione e il Consiglio federale poteva presentare al Parlamento, nel giugno dello scorso anno, un progetto di modifica dell’articolo 129 della Costituzione. Tale progetto conferma un’aliquota del 15 per cento al minimo per la tassazione degli utili delle società con una cifra d’affari di almeno 750 milioni di euro. Ma l’aspetto importante di questa imposta sta nel fatto che, se un Paese applica un’aliquota minore, i Paesi con cui la società intraprende rapporti commerciali possono emettere una tassazione per compensare il minor gettito. Discutere di fiscalità in Svizzera è sempre problematico, soprattutto perché la Costituzione federale prevede la sovranità fiscale dei Cantoni. Questo permette loro una certa concorrenza fiscale. La legge in votazione elimina in parte questo tipo di concorrenza, limitando anche quella fra Paesi.
Attualmente 18 Cantoni e semi-Cantoni applicano un tasso inferiore al 15 per cento, ma altri Cantoni – come ad esempio Zurigo (nella foto Unsplash) – applicano un tasso tra il 17 e il 20 per cento, a seconda dei comuni. In Ticino il tasso medio d’imposizione è già vicino al 15 per cento, per cui non ci dovrebbero essere grandi differenze nella tassazione. Per contro, quei Cantoni che oggi applicano tassi di favore dovranno aumentare le imposte sulle società interessate. Le aziende toccate con sede principale in Svizzera sarebbero circa 200. Ci sarebbero inoltre circa 2000 gruppi internazionali, con sede all’estero e con attività anche nella Confederazione. Per tutte le altre aziende la nuova tassazione non comporta nessun cambiamento. Questo aspetto è importante per la Svizzera, Paese nel quale dominano le piccole o medie aziende. È però fondamentale chiarire gli effetti di questo cambiamento, perché indirettamente i grandi gruppi industriali o finanziari sono importanti per le piccole e medie aziende che forniscono loro servizi, prodotti finiti o semi-lavorati (in Svizzera e all’estero).
Il cambiamento provocherà un aumento del gettito globale delle imposte, che il Consiglio federale stima tra 1 e 2,5 miliardi di franchi all’anno. Si tratta di una prima valutazione, poiché le regole fiscali che l’OCSE adotterà non sono necessariamente quelle previste oggi dalla Svizzera. Da noi si apre inoltre un altro problema, dovuto alla sovranità fiscale dei Cantoni. L’imposta verrà infatti applicata dalla Confederazione che procederà poi alla ridistribuzione delle entrate.
In Parlamento sono nate divergenze tra chi avrebbe attribuito l’intero gettito ai Cantoni e chi alla Confederazione. Un accordo di maggioranza è stato raggiunto con la divisione del 25 per cento alla Confederazione e il 75 per cento ai Cantoni. L’opposizione si è manifestata tanto sulla destinazione delle entrate, quanto sull’uso delle stesse. Difficile sarebbe però decidere su cifre che non si conoscono ancora. Nella ripartizione la Confederazione dovrà tener conto dei Cantoni che oggi contano molto su queste entrate e di quelli che ne hanno meno bisogno. A livello politico, dopo il sì del Parlamento, si sono schierati a favore tutti i gruppi del centro e della destra e le varie organizzazioni dell’economia. Contro chiedono di votare i socialisti, mentre i Verdi lasciano la libertà di voto. Uno dei motivi della sinistra è dovuto al fatto che per l’occasione si sarebbe potuto aumentare le imposte per tutte le società. Idea che avrebbe provocato l’opposizione di molti Cantoni e delle piccole e medie imprese.