«Sono contento, hai preso peso», le ha detto Emmanuel Macron alla fine di un consiglio dei ministri e lei, Nathalie Loiseau, ministro dimissionario per gli Affari europei, ha fatto un sorriso di circostanza: non suonava benissimo, in effetti, quella frase. Ma era un complimento, il presidente francese faceva riferimento al peso politico, non ad altro: la Loiseau si è dimessa dal suo dicastero per iniziare la sua avventura come capolista del partito République en Marche alle elezioni europee del 26 maggio prossimo. Ha preso peso, insomma, influenza, potere, questa signora di 54 anni, precisa e a volte «soporifera», come dice qualcuno malizioso: la competenza sa di sonno in questa nostra stagione in cui ogni cosa è capovolta.
In realtà in questi giorni la Loiseau è stata molto citata per un aneddoto che rivela molto più spirito di quanto le riconoscano: ha chiamato il suo gatto Brexit, «mi sveglia miagolando ininterrottamente perché vuole uscire. Quando apro la porta resta lì, nel mezzo, indeciso, e quando poi lo metto fuori mi fa lo sguardo della morte».
L’indecisione è ormai dominante per gli inglesi, la Loiseau invece vuole chiarezza e determinazione: la battaglia, la sua battaglia, è quella contro i populismi e i sovranismi, in versione rinascimentale, come direbbe Macron, con un occhio non soltanto alla battaglia in corso ma anche a quello che vuole essere, diventare, questa nostra Europa. Si è a lungo parlato in passato della possibilità di un ingresso del partito presidenziale francese nell’Alde, il gruppo che al Parlamento europeo raccoglie i partiti liberaldemocratici dell’Ue: non se n’è fatto nulla, per molte ragioni che hanno a che fare con le persone (ci si scontra sempre un po’, in queste faccende di liste elettorali) e anche con le strategie.
Meglio unirsi prima del voto o fare squadra dopo? In generale – vale per tutti, non soltanto per i liberali – per ora si è scelto di non fare troppe alleanze pre-elettorali, «si va divisi e si colpisce uniti», come dice Emma Bonino, ex commissaria europea oggi candidata tra le teste di punta dell’Alde.
La Loiseau, struccata e decisa, guida i marcheurs francesi, dall’alto di una carriera diplomatica che l’ha portata in giro per il mondo, cresciuta all’ombra di Alain Juppé, ex gollista affascinato dalla macronia, ed ex direttrice dell’Ena, la scuola di formazione dell’élite di Francia. Il suo slogan mette insieme le parole chiave della politica francese di questo momento: vogliamo un’Europa «rispettata» e «che protegge», dice, aggiungendo che ci vuole anche un’attenzione «sociale» e rivendicando la sua storia da cattolica moderata.
L’obiettivo primo è sconfiggere il Rassemblement national, ex Front national, di Marine Le Pen, assieme a tutte le derive troppo nere e troppo rosse che in tutta Europa sognano di mettere in difficoltà i processi europei, generando quella frammentazione che è lo spettro vero dell’Ue. La Loiseau ha anche una particolare sensibilità sulla costruzione del popolo europeo, fin da quando è piccolo. Mobilitare il voto giovanile sì, ma soprattutto creare consapevolezza e memoria, ricordarsi da dove veniamo e perché senza l’Ue saremmo tutti completamente diversi (meno pacifici, meno ricchi anche). A metà aprile esce il suo libro, L’Europe en BD (BD sta per «bande dessinée», fumetto) un manuale a fumetti su quanto è utile il progetto europeo: si è fatta fotografare mentre corregge le bozze del libro insieme a uno dei suoi quattro figli: lo chiamano il «giardino segreto» della Loiseau, questo piccolo spazio educativo, ma è un posto in cui dovremmo entrare tutti.