«Tu lo sai che cos’è una persona non binaria?». Non è esattamente il genere di domanda che ci si aspetterebbe di trovare in un dialogo tv con papa Francesco. Eppure si parla senza remore anche di questo – come di aborto, mondo Lgbtq+, sesso e masturbazione o dei soldi del Vaticano – in Amén, Francesco risponde, il nuovo documentario-evento sul pontefice, messo online di recente sulla piattaforma Disney+. Il giornalista spagnolo Jordi Évole e il regista Màrius Sanchez sono riusciti in un’operazione interessante: far uscire davvero Francesco dal cliché ormai inflazionato delle interviste al Papa, per metterlo a confronto con un gruppo di ventenni scelti non tra le folle osannanti dei papaboys ma tra quelli che la Chiesa il più delle volte la sentono lontana o magari anche un po’ ostile. Registrato nel giugno scorso in «campo neutro» – un loft di Roma, anziché l’ingessato salotto di Casa Santa Marta – il documentario si fa vedere proprio per il tentativo sincero di parlarsi e capirsi tra mondi apparentemente distanti. Girato con dieci ragazze e ragazzi tra i 20 e i 25 anni – provenienti da diversi Continenti, ma accomunati dal fatto di parlare tutti lo spagnolo, la lingua madre di Bergoglio – il risultato sono 86 minuti di scambio serrato in cui Francesco fa di tutto per vivere lui stesso quell’idea di «Chiesa in uscita» che ama indicare ai suoi preti come la strada da percorrere oggi.
Nonostante i titoli un po’ sensazionalistici sparati da qualche quotidiano, non esprime concetti particolarmente nuovi; spesso ripete cose già dette, come ormai gli capita sempre più spesso. Ma l’aspetto realmente rivoluzionario è il tono: è un papa che stavolta abbandona quasi completamente il registro dell’istituzione per mettersi allo stesso livello di questi ragazzi. Anche quando hanno trascorsi pesanti nel rapporto con le realtà ecclesiastiche (uno racconta di essere stato vittima di abusi) o si professano candidamente catechisti in parrocchia e al tempo stesso favorevoli alla libertà di scelta della donna sul tema dell’aborto, un binomio non proprio ortodosso nel mondo cattolico.
I temi affrontati sono molti, ma la parte più interessante è proprio quella sul rapporto con il sesso. E non a caso, è l’ambito su cui Francesco e i giovani sono oggettivamente più lontani. Gli chiedono se conosca Tinder, una ragazza racconta di vendere contenuti pornografici online, si parla di masturbazione. Francesco risponde che «il sesso è una delle cose belle che Dio ha dato alla persona umana». Dice che «esprimersi sessualmente è una ricchezza», ma aggiunge che «sminuire la reale espressione sessuale sminuisce anche te, e impoverisce questa ricchezza in te». Poi, però, è costretto ad ammettere che alla Chiesa manca ancora «una catechesi matura sul sesso».
Sulle persone non binarie – che didascalicamente i ragazzi gli spiegano essere «né uomo né donna, o, quantomeno, non del tutto né tutto il tempo» – Francesco risponde che «ogni persona è figlia di Dio, che non rifiuta nessuno, Dio è padre. E io non ho diritto a cacciare nessuno dalla Chiesa. Non solo, il mio dovere è di accogliere sempre. La Chiesa non può chiudere la porta a nessuno». E infervorandosi aggiunge anche che quelli che citano la Bibbia per escludere da una comunità cristiana le persone Lgbtq+ «sono infiltrati che approfittano della Chiesa per le loro passioni personali, per la loro ristrettezza personale. È una delle corruzioni della Chiesa». Sull’aborto dice di aver rivolto ai preti l’invito a «non fare troppe domande e a essere misericordiosi» di fronte alle donne che hanno vissuto questa esperienza drammatica. Ma al tempo stesso ribadisce che «da un punto di vista scientifico non si tratta solo di un mucchio di cellule che si sono unite, ma di una vita umana. Quindi, la domanda da porsi quando si parla di moralità è se sia lecito eliminare una vita umana per risolvere un problema».
Che cosa resta, allora, di questo dialogo tv tra il Papa e i teenager della Disney di oggi? Commentandolo su «El Pais» Sergio Del Molino, giocando sui format televisivi, l’ha definito sagacemente una via di mezzo tra Primo appuntamento e Pueblo de Dios, la trasmissione religiosa della tv spagnola. La sua conclusione è che alla fine a risaltare sarebbe solo l’ipocrisia: «Francesco vi ama, ma non si assume la responsabilità dei mali causati dalla sua istituzione», scrive lo scrittore spagnolo. È un giudizio parecchio ingeneroso. Il fatto stesso di accettare «senza rete» un confronto del genere è un gesto coraggioso e inimmaginabile fino a ieri per un pontefice. Francesco è sincero nel suo desiderio di entrare in dialogo con la Generazione Z. E, in fondo, questo faccia a faccia modello reality show non è poi così diverso da quanto avviene oggi quotidianamente in certi oratori rimasti l’unico luogo di incontro in periferia o tra genitori e figli in più famiglie cattoliche di quanto si pensi. La distanza tra generazioni sul tema del sesso e dell’identità di genere è un’esperienza comune, e l’unica strada possibile per chi come la Chiesa vuole trasmettere un messaggio è accettare la sfida della relazione.
Su un punto, però, Del Molino coglie nel segno: è impossibile per un papa smarcarsi dall’istituzione. Francesco non può essere solo un vecchio nonno che prova a raccontare il suo mondo ai nipoti, giocando sulla simpatia che nel dialogo sa trasmettere. Anche se va in streaming su Disney+ è il papa della Chiesa cattolica. E anche la Generazione Z sa bene che, una volta finito il video, l’attendibilità delle sue parole andrà a verificarla in posti e volti più vicini di lui, che incarnano quella stessa istituzione. E magari – in un’eventuale prossima puntata – anche a Bergoglio chiederà se le benedizioni alle coppie Lgbtq+ che tanto stanno facendo discutere oggi i cattolici in Germania, per il Papa sono polemiche tra «infiltrati» o un tema che resta incompatibile con la visione della Chiesa cattolica sul sesso.
Papa Francesco e il sesso
Bergoglio in dialogo con i giovani nel documentario di Disney+
/ 17.04.2023
di Giorgio Bernardelli
di Giorgio Bernardelli