«Le donne avranno la metà del potere», aveva promesso il neo cancelliere tedesco Olaf Scholz e così è stato. Un Governo d’intesa tra socialdemocratici, verdi e liberali, con 16 ministri di cui 8 donne che per la prima volta inaugurano la formula della gender equality (parità di genere) nella stanza dei bottoni in Germania. Per l’esattezza si tratta di 4 ministre socialdemocratiche, tre verdi e una liberale, che non andranno a ricoprire dicasteri di serie B ma che avranno ruoli chiave nel nuovo Governo. Tra loro Nancy Faeser, già presidente dell’assemblea regionale dell’Assia, è la vera novità dato che è la prima donna in assoluto a occupare il Ministero dell’interno tedesco. Antifascista e attivista per i diritti delle donne, Faeser è un’avvocata che ha studiato negli Stati uniti e si è specializzata in uno studio legale internazionale a Francoforte. Madre di un figlio di sei anni, che lei chiama «il bambino», ha negoziato per i socialdemocratici su migrazione e integrazione, temi che saranno primari nel suo dicastero, insieme a quelli per il contrasto al terrorismo di estrema destra.
Accanto a lei un’altra sorpresa è stata la nuova ministra della Difesa, Christine Lambrecht, che dopo il trasloco dal Ministero della giustizia gestirà un budget di 50 miliardi di euro, ovvero il secondo portafoglio di spesa più grande dell’Esecutivo. Membro del Bundestag dal 1998, Lambrecht ha studiato diritto e amministrazione, ed è iscritta alla Spd dal 1982. Su di lei però sono stati espressi i dubbi più grossi, non solo per la mancanza di competenze specifiche ma perché quando era segretaria del gruppo parlamentare Spd nel 2014 si espresse contro l’acquisto di droni armati nonostante il parere favorevole di altri membri del suo partito. Una nomina che è stata interpretata come la scelta di Scholz di mettere in secondo piano la Difesa nell’agenda politica, malgrado lo stesso cancelliere abbia sottolineato che con il suo Governo la sicurezza della Germania è «nelle mani di donne forti», riferendosi sia a Lambrecht sia a Faeser.
Tra le verdi invece cruciale sembra la scelta di Annalena Baerbock agli Affari esteri. Una neoministra che durante la campagna elettorale è stata criticata per aver fornito informazioni errate nel suo curriculum: incidente al quale lei ha risposto dicendo che «tutti commettono errori nella vita, e se pensate che per questo andrò a nascondermi o mi ritirerò, avete sbagliato persona». Baerbock è entrata nel Bundestag nel 2013 ed è leader del partito dei verdi dal 2018, vive con la sua famiglia a Potsdam, è sposata con il consigliere politico e responsabile delle pubbliche relazioni, Daniel Holefleisch, ha due figlie ed essendo cresciuta in una famiglia hippie ha confessato che spesso da bambina veniva portata a manifestazioni anti-nucleari e per la pace.
Insieme a lei, sempre nei verdi, ci sono Anne Spiegel, oggi al Ministero della famiglia ma anche prima giovane delegata tedesca alle Nazioni unite nel 2005, e Steffi Lemke, nominata all’Ambiente e originaria di Dessau (Sassonia-Anhalt) nella Germania dell’est. «Sono nata e cresciuta a Dessau sull’Elba, all’epoca uno dei fiumi più sporchi d’Europa», racconta Lemke spiegando perché per lei l’ambiente è diventata una priorità politica, dopo essere diventata prima una «mungitrice» specializzata e poi studentessa di scienze agrarie a Berlino. Mentre l’ex ministra dell’Ambiente, la socialdemocratica Svenja Schulze, è andata alla Cooperazione economica e allo sviluppo: una ministra classe 1968 che è stata una giovane rappresentante degli studenti nel Nord Reno-Westfalia, e che è entrata a far parte della Spd a 20 anni.
Il primato però va a Klara Geywitz, oggi ministra all’Edilizia, che è entrata nelle fila socialdemocratiche a soli 16 anni dopo essere stata una «squatter», e che ora vive a Postdam con il giornalista Ulrich Deupmann, con il quale ha una figlia e due gemelli. Cresciuta anche lei nella Germania orientale, è stata deputata nel Parlamento regionale del Brandeburgo per 15 anni, lottando senza successo per una politica della gender equality, e che adesso si trova davanti l’ingrato compito di combattere la crescente crisi degli alloggi in Germania, impegnandosi a costruire 400’000 nuove case all’anno, con un quarto di abitazioni a prezzi accessibili. Infine l’unica liberale del gruppo di 8 è Bettina Stark-Watzinger, alla quale è andato il Ministero dell’istruzione e la ricerca, e che ha già dichiarato la sua agenda con al centro una vera e propria «rivoluzione educativa» per la Germania. Nata nel ’68, Stark-Watzinger è una economista del partito liberale (Fdp) e ha studiato sei anni a Londra dove ha lavorato nel settore finanziario.
Otto ministre per Olaf Scholz
Berlino crede nella gender equality
/ 20.12.2021
di Luisa Betti Dakli
di Luisa Betti Dakli