Oltre l’homo economicus

Behavioural economics - I nostri comportamenti e le nostre scelte non sono dettati solo dall’interesse personale: uno studio fa luce sul comportamento sociale degli svizzeri
/ 03.08.2020
di Stefano Castelanelli

Per centinaia di anni gli economisti hanno creduto che l’uomo agisca in modo perfettamente razionale e massimizzi esclusivamente i propri interessi personali. Gli economisti hanno chiamato questo individuo egoista e razionale «homo economicus» e hanno strutturato attorno a questa nozione intere teorie. Molte importanti scoperte in economia si basano proprio su questo semplice presupposto. Ma negli ultimi anni un nuovo ramo dell’economia ha messo in discussione questo aspetto. L’economia comportamentale (behavioural economics) che include concetti di altre scienze sociali come la psicologia e la sociologia, cerca proprio di spiegare i comportamenti delle persone che non seguono la teoria economica classica. Essa guarda a come le emozioni, i bias cognitivi e altri fattori come l’altruismo, la disuguaglianza o l’equità influenzano il processo decisionale delle persone. Uno di questi economisti è Julien Senn, ricercatore all’Università di Zurigo. Senn è interessato a capire come il comportamento umano è influenzato dall’ambiente esterno e viceversa come le decisioni individuali influenzano le istituzioni e le politiche. A gennaio Senn, insieme al Prof. Fehr dell’Università di Zurigo e al Prof. Epper dell’Università di San Gallo, ha pubblicato un articolo che fa luce sul comportamento sociale degli svizzeri. E i loro risultati sono confortanti.

«Negli ultimi decenni una grande quantità di studi (condotti prevalentemente con esperimenti di laboratorio con studenti universitari) ha indicato che alcune persone non sono solo egoiste, ma che si preoccupano anche degli altri. Queste persone manifestano ciò che noi chiamiamo «preferenze sociali» - dice Senn. - Con il nostro studio, eravamo interessati a scoprire se questa caratteristica è presente anche nella popolazione, e se possa spiegare perché le persone votano a favore di politiche volte a ridurre le disuguaglianze di ricchezza e di reddito». 

La democrazia diretta svizzera offre un’opportunità unica per studiare il comportamento di voto delle persone. Negli ultimi 10 anni, gli svizzeri hanno dovuto votare su diverse iniziative popolari legate a politiche di ridistribuzione, tra cui l’iniziativa 1:12 che voleva limitare il salario dei dirigenti di un’azienda a un massimo di 12 volte il salario dei dipendenti, l’iniziativa per imposte eque che mirava ad aumentare le tasse per i cittadini ricchi, l’iniziativa per il salario minimo e l’iniziativa per introdurre un reddito di base incondizionato. «Sebbene queste iniziative non siano passate, hanno ricevuto un sostegno non trascurabile dalla popolazione, anche da individui relativamente benestanti che non avrebbero beneficiato direttamente di queste iniziative - dice Senn. - Questo è contrario ai modelli economici standard: se gli elettori sono puramente egoisti e non beneficiano direttamente della ridistribuzione, dovrebbero votare contro queste politiche. Tuttavia, anche alcuni elettori benestanti hanno sostenuto le politiche ridistributive; questo comportamento è abbastanza difficile da spiegare se si suppone che le persone siano motivate solo da interessi personali. Noi volevamo capire se le preferenze sociali possono spiegare questi comportamenti».

Per studiare le preferenze sociali nella popolazione e comprenderne il legame con le votazioni, hanno condotto un esperimento online nelle regioni svizzere di lingua tedesca e francese. «Abbiamo reclutato circa 800 persone che rappresentano bene la popolazione svizzera. A loro è stato chiesto di prendere molte decisioni in cui il loro compito era quello di ripartire i soldi tra loro e un’altra persona dello studio» dice Senn. In ogni situazione, i partecipanti potevano assegnare il denaro in modo più egoistico a sé stessi, oppure in alternativa fare scelte che portassero a una minore disuguaglianza. «Se un partecipante ad esempio deve decidere come dividere 100 franchi tra sé e un’altra persona, può decidere di essere molto egoista e tenere tutti i 100 franchi per sé - dice Senn. - In alternativa, può decidere di dividere equamente i soldi e dare 50 franchi a testa oppure può anche essere altruista e decidere di dare di più all’altra persona per esempio 70 franchi e tenerne solo 30 per sé. Per tutte le diverse situazioni - continua Senn - abbiamo variato molti parametri importanti. Per motivare i partecipanti a rispondere correttamente, li abbiamo pagati in base alle loro decisioni. Inoltre, abbiamo anche chiesto loro se sono a favore di politiche ridistributive come il salario minimo o le imposte eque.»

Ma cosa hanno scoperto? «Abbiamo analizzato come i partecipanti hanno ripartito il denaro per tutte le diverse situazioni e siamo stati in grado di raggrupparli in diverse categorie, in base alle loro decisioni – dice Senn. - Abbiamo così scoperto che la maggior parte dei partecipanti non si preoccupa solo di massimizzare il proprio guadagno, ma tiene conto anche di quanto ricevono gli altri - continua Senn. - La maggior parte dei partecipanti era infatti disposta a rinunciare a un po’ di soldi per ridurre le disuguaglianze. Ciò indica che la maggioranza della popolazione svizzera non è del tutto egoista, ma che si preoccupa anche degli altri. Solo una piccola minoranza (circa 1 persona su 7) – conclude Senn – sembra motivata esclusivamente da interessi personali». Lo studio mostra inoltre che le preferenze sociali giocano un ruolo importante nello spiegare perché le persone sostengono una maggiore ridistribuzione. «Gli individui che hanno preferenze sociali hanno più probabilità di votare per una maggiore ridistribuzione rispetto agli individui che sono prevalentemente egoisti - dice Senn – Questa correlazione diventa particolarmente forte tra i cittadini benestanti che non traggono direttamente profitto dalle politiche di ridistribuzione». 

Quindi i risultati indicano che gli svizzeri si discostano dallo stereotipo classico dell’homo economicus? «Lo studio mostra che l’homo economicus non sembra essere la norma. Ma ciò non significa che gli interessi personali non abbiano importanza. Significa che la maggioranza degli svizzeri non è interessata solo ai propri interessi personali, ma si preoccupa anche delle disuguaglianze o ha un atteggiamento altruista».