È stata chiamata Lady Macbeth, Carrie Bolena, Miss Machiavelli e «la regina pazza che distruggerà la Corte». Stiamo parlando di Carrie Symonds, da poco moglie del primo ministro inglese Boris Johnson, che già nel 2019 andò a vivere con lui a Downing Street come «first girlfriend». La coppia, che ha già un bambino di nome Wilfred, si è sposata con rito cattolico a Westminster dopo i due divorzi e i 4 figli (o forse anche di più) di lui. Tra i due ci sono 23 anni di differenza e, malgrado Symonds sia molto più giovane del marito, è stata ribattezzata «l’eminenza grigia» del primo ministro britannico.
Donna brillante, ha frequentato la prestigiosa Godolphin e Latymer School di Londra, si è laureata all’Università di Warwick, ma soprattutto a 29 anni era già a capo dell’Area comunicazione del Partito conservatore, dove ha iniziato a lavorare nel 2009. È dunque nell’ambiente politico da più di 10 anni. Quello che non le si perdona oggi è di non sapere stare dietro le quinte, zitta e buona. Tutto quello che il Governo farebbe durante il giorno, verrebbe poi distrutto da lei la sera, quando Johnson torna a casa. Ma il quadro dell’abile megera che manipola un povero uomo sprovvisto di strumenti e arrivato a fare il premier per caso, non regge.
Non è in particolare piaciuto il contributo di Symonds al cambio della guardia dei consiglieri di Johnson. Compreso il potente Dominic Cummings, consulente senior che ha attribuito a lei tutta la responsabilità e che non ha atteso molto per vendicarsi, ad esempio accusandola di aver speso 200 mila sterline (donate dai sostenitori del partito) per ristrutturare l’appartamento di Downing Street. Senza contare i commenti: «Carrie è una giovane bionda viziata» e «Boris? Un fantoccio nelle sue mani».
Ma lo stereotipo della femme fatale che attira uomini indifesi non è una prerogativa della giovane Symonds. Stessa sorte è toccata alla duchessa del Sussex Meghan Markle, bollata come falsa, bugiarda, diabolica, responsabile di aver strappato alla famiglia reale il povero principe Harry: un altro malcapitato senza midollo. Che dire poi della «vecchia» che ha cresciuto il suo enfant prodige per plasmarlo e controllarlo: Brigitte Trogneux, moglie dell’attuale presidente francese Emmanuel Macron, più grande del marito di 24 anni. Considerata, come Symonds, una raffinata manipolatrice. Sua infatti l’idea di far correre il marito alle Presidenziali del 2017 supportato dal movimento «En marche!». Sue le decisioni di Macron che farebbe passare al vaglio della moglie ogni mossa. Lei che in pubblico non interviene ma che sceglie chi assumere e licenziare. Una donna che ha lasciato il suo lavoro per seguire la vita politica del marito e che nelle cene mondane viene chiamata appunto «l’anziana»: epiteto scelto da François Hollande (66 anni) e la compagna Julie Gayet (48).
Ma l’antipatia e l’astio per alcune first lady non finisce qui. Se certe vengono descritte come manipolatrici, altre sono dipinte come accompagnatrici o escort. Lo disse il «Daily Mail» di Melania Trump, a cui il giornale ha dovuto pagare 2,9 milioni di dollari di risarcimento. Michelle Obama fu chiamata «scimmia coi tacchi» dalla sindaca di Clay (West Virginia) Beverly Whaling costretta a dimettersi in fretta per il commento razzista. C’è poi chi ha avuto da ridire sulle calze ricamate e gli stivaletti di Jill Biden mentre scendeva dall’Air force one.
Nessuno si è però ancora permesso di chiamare manipolatore o di fare apprezzamenti estetici sul marito della vicepresidente degli Stati uniti, Kamala Harris. Stiamo parlando di Douglas Emhoff, avvocato, che si è preso una lunga aspettativa dal lavoro per seguire la moglie nella sua nuova carica.
O sei una escort o una megera manipolatrice
Da Carrie Symonds a Brigitte Macron, passando da Meghan Markle e Melania Trump. I giudizi sulle compagne degli uomini al potere sono spesso durissimi. Gli stereotipi regnano ancora sovrani
/ 07.06.2021
di Luisa Betti Dakli
di Luisa Betti Dakli