Non discriminare altri orientamenti sessuali

Votazioni federali 9 febbraio - I cittadini sono chiamati ad estendere la norma antirazzismo del 1995, modificando il Codice penale e il Codice penale militare
/ 03.02.2020
di Alessandro Carli

Occorre sanzionare l’omofobia alla stessa stregua del razzismo. È quanto propone la modifica del Codice penale e del Codice penale militare, pure in votazione federale il 9 febbraio prossimo, contro la quale è stato lanciato il referendum. In sostanza, i cittadini sono chiamati a estendere la norma antirazzismo, entrata in vigore nel 1995, per punire anche le discriminazioni nei confronti degli omosessuali. Secondo i sondaggi, questa proposta di Governo e Parlamento, dai risvolti etici e giuridici, sarà approvata. Sottotono la campagna di voto.

La discriminazione basata sull’orientamento sessuale è attualmente protetta solo in caso di delitti contro l’onore o di lesioni corporali. Questa protezione vale soltanto per gli individui, ma non consente di punire attacchi contro la comunità omosessuale o bisessuale. Il Consiglio federale e il Parlamento ritengono che nessuno debba essere discriminato a causa della sua omo-, etero – o bisessualità. Da qui la proposta di estendere la norma penale antirazzismo.

La revisione della legge scaturisce da un’iniziativa parlamentare depositata nel 2013 dal consigliere nazionale Mathias Reynard (PS/VS) nell’intento di proteggere la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Se la revisione sarà accolta, le autorità dovranno intervenire in caso di atti di odio e di discriminazione dovuta all’orientamento sessuale.

L’Unione democratica federale e i giovani UDC hanno lanciato il referendum perché, secondo loro, non è il caso di ridurre la comunità LGBT a una minoranza da proteggere. Essi sono convinti che le norme penali attuali proteggano a sufficienza contro la violenza o la diffamazione nei confronti degli omosessuali. Gli oppositori, sostenuti dall’UDC, sono del parere che gli omosessuali e bisessuali vogliono essere membri della società a parte intera e non considerati come una minoranza debole. Una legge specifica stigmatizzerebbe queste persone che desiderano invece essere considerate come tutti. La tolleranza – affermano – non può essere imposta con strumenti penali.

Per il comitato referendario, la modifica del Codice penale, presentata come una protezione contro la discriminazione, è in realtà una legge di censura che minaccia la libertà di opinione, nonché la libertà di coscienza e di commercio, preziosi strumenti della democrazia. «Tutto quanto si avvicina, anche se di poco, a una giustizia che sanziona il modo di pensare rappresenta una minaccia per la democrazia».

I sostenitori del referendum sottolineano che, dal profilo giuridico, è estremamente difficile stabilire dove si situano i limiti della libertà di espressione. Lo Stato potrebbe interpretarli in modo arbitrario. Occorre dunque prestare la massima attenzione quando il mondo politico tenta di limitare tale libertà, anche se le sue intenzioni, di primo acchito, «sembrano buone e lodevoli». Ribadiscono infine che la legge è inutile: già ora è possibile punire chi insulta e discredita un’altra persona.

Il Codice penale e quello penale militare annoverano una disposizione che protegge dalla discriminazione e dall’incitamento all’odio a causa della razza, dell’etnia o della religione. I contravventori rischiano una pena detentiva fino a tre anni o una pena pecuniaria. Ora, decidendo di estendere questa norma penale, sarà vietata anche la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

I fautori del rafforzamento della norma penale antirazzismo ricordano che il divieto della discriminazione basata sull’orientamento sessuale non concerne le discussioni nell’ambito della cerchia familiare, tra amici, o al bar, e nemmeno i dibattiti pubblici o l’esternazione di punti di vista, sempre che non danneggino la dignità umana o neghino i diritti a una persona. Le dichiarazioni omofobe saranno punibili soltanto se fatte in pubblico o sulle reti sociali. Un comportamento discriminatorio sarà punibile soltanto se intenzionale. L’autore deve quindi essere consapevole che il suo comportamento umilia qualcuno.

Per il Consiglio federale la libertà di espressione non dev’essere un lasciapassare per giustificare l’odio, la molestia o le vessazioni. Non va nemmeno dimenticato l’impatto delle dichiarazioni odiose o delle violenze contro i giovani che cercano la loro identità sessuale. Il tasso di suicidio tra gli adolescenti omosessuali è cinque volte superiore rispetto agli eterosessuali.

Anche se l’estensione della norma può apparire delicata, si tratta dunque di agire e non di censurare. La Svizzera è uno degli ultimi paesi europei a non punire la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Austria, Francia, Olanda e Danimarca già l’hanno fatto. Con questa proposta, le Camere hanno anche seguito la raccomandazione del Consiglio d’Europa e dell’ONU.