Nonostante il compromesso fra le parti sociali, volto a trovare finalmente una soluzione condivisa sulla riforma del sistema di previdenza professionale (vedi «Azione» del 18.1.21), una maggioranza a favore di questa soluzione fatica a trovarsi già in fase di esame commissionale. Il Consiglio federale, nel suo messaggio, aveva fatto propri i termini dell’accordo, ma non aveva proposto una soluzione al problema del trasferimento degli oneri di finanziamento dalle generazioni di pensionati a quelle dei giovani contribuenti.
Un tema di ampia portata, che coinvolge tutto il sistema previdenziale svizzero, i cui «tre pilastri» sembravano dover resistere a lungo all’usura del tempo e all’evoluzione demografica in atto da anni. D’altro canto non è pensabile uno stravolgimento senza correre il rischio di importanti conseguenze, tanto sul piano politico, quanto su quello economico. Da qui la necessità, tipicamente elvetica, di procedere per passi prudenti e, appunto, a forza di compromessi.
Le discussioni in atto nella Commissione della sicurezza sociale del Consiglio Nazionale, per il momento, non sembrano però ancora giungere a quell’accordo che permetterebbe di ricucire una maggioranza in Parlamento nel prossimo mese di dicembre. I punti di disaccordo concernono in primo luogo la riduzione del tasso di conversione del capitale di vecchiaia in rendite, che dovrebbe scendere dall’attuale 6,8% al 6%. Tasso per altro già ritenuto ancora troppo alto dagli esperti del settore.
Il disaccordo cresce però sui dettagli della misura. Già il Consiglio federale prevedeva compensazioni per le fasce d’età che vengono pensionate in base al nuovo sistema. Mentre prevedeva compensazioni per tutti i nuovi pensionati, in commissione si delinea una proposta che concerne il 35-40% dei pensionati toccati dalla riforma. Inoltre la rendita verrebbe confrontata con il minimo legale, maggiorato del supplemento, che a sua volta dovrà tener conto delle prestazioni sovra-obbligatorie della cassa pensione interessata. Il supplemento verrebbe distinto per tre classi d’età di cinque anni. Dopo 15 anni il governo fisserà la compensazione secondo le risorse disponibili.
Per quanto concerne il finanziamento, la commissione propone di ripartire gli oneri su tutti gli assicurati, ma solo dopo aver utilizzato tutti gli accantonamenti costituiti dalle singole casse. Queste ultime dovranno inoltre pagare almeno una parte dei supplementi di rendita con mezzi propri. Il sistema decentralizzato dovrebbe rispondere alla critica di usare anche qui il sistema solidale del-l’AVS (cioè di distribuzione e non di capitalizzazione).
Un altro tema che farà parecchio discutere è quello del versamento al fondo AVS degli interessi negativi percepiti dalla Banca Nazionale. Il tema tornerà al Nazionale, poiché gli Stati si sono opposti all’iniziativa in merito. Si tratta di 1,5-2 miliardi di franchi all’anno. Se applicati retroattivamente al 2015, si tratterebbe di circa 12 miliardi che affluirebbero nel fondo AVS. Sul tema del-l’AVS vi è anche l’aumento dell’età di pensionamento delle donne che potrebbe accentuare le difficoltà di un ampio accordo in Parlamento. Sull’AVS si dovrà poi votare il prossimo anno e più tardi per la previdenza professionale.
Qui non sono scomparsi gli oppositori a un sistema che premia, in misura differenziata, coloro che vengono pensionati nei primi 15 anni del nuovo sistema, senza tener conto nemmeno di coloro che non ne avrebbero bisogno. Il compromesso raggiunto tra sindacati e imprenditori ha alleggerito il compito del Consiglio federale, ma non convince parecchi ambienti economici. C’è perciò chi teme che già in Parlamento il progetto non possa ottenere una maggioranza di consensi.
La proposta commissionale riduce il numero dei beneficiari di supplementi, in modo da ridimensionare, almeno in parte, il trasferimento di finanziamenti dalle generazioni anziane a quelle giovani, e questo anche tenendo conto delle molte rendite della parte sovra-obbligatoria delle casse. A questo contribuisce anche l’onere chiesto alle casse pensioni di farsi carico di parte dei supplementi da versare.
Al momento non è possibile farsi un’idea di come sarà la nuova previdenza professionale. Né si può prevedere in che misura raggiungerà lo scopo di ridurre l’attuale trasferimento di oneri verso le generazioni più giovani. Generazioni che in ogni caso dovranno sobbarcarsi i costi derivanti dal pensionamento di classi d’età molto numerose degli anni di forti aumenti delle nascite.