Niente regali dalla BNS nel 2023?

A causa delle perdite miliardarie, Cantoni e Confederazione non potranno probabilmente contare sui 6 miliardi distribuiti dalla Banca Nazionale lo scorso anno
/ 05.12.2022
di Ignazio Bonoli

Dopo le perdite annunciate per i primi due trimestri di quest’anno, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha dovuto rendere nota un’ulteriore perdita, che porta dopo i primi 9 mesi a un disavanzo di 142 miliardi di franchi. Si tratta della maggiore perdita dopo la creazione della Banca Nazionale nel 1907. La cosa non sembra però preoccupare più di quel tanto né le autorità monetarie, né quelle politiche. Ma con un’eccezione: quelle dei Cantoni. Molti di essi avevano già allestito il preventivo 2023, tenendo conto di una quota, in certi casi molto importante (tra il 2 e il 6% del totale) dell’utile che la BNS avrebbe distribuito.

Prima di sapere se e quanto verrebbe distribuito bisogna attendere la chiusura di fine anno dei bilanci della Banca. Sembra comunque impossibile che nell’ultimo trimestre la BNS possa rovesciare una tendenza che l’ha vista perdere 32,8 miliardi nel primo trimestre e 62,4 miliardi anche nel secondo trimestre. La perdita netta è, infatti, stata di 47 miliardi nel solo terzo trimestre.

Questa evoluzione ha fatto prevedere agli economisti dell’UBS, che seguono regolarmente e molto accuratamente l’evoluzione dei bilanci della BNS, che, a causa di queste perdite, la BNS non potrà distribuire alcun dividendo ai Cantoni e alla Confederazione. Per rovesciare la situazione sarebbe necessario un utile di almeno 50 miliardi di franchi, cosa molto improbabile.

Lo scorso anno la BNS, grazie a un utile d’esercizio di 26 miliardi, aveva potuto distribuire 6 miliardi di franchi, seguendo la regola di due terzi ai Cantoni e un terzo alla Confederazione. Lo stesso presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze ha recentemente dovuto ammettere che una distribuzione di utili per il 2022 sarà molto difficile.

Bisogna forse notare che la BNS, nell’ambito delle banche centrali mondiali, ha uno statuto molto particolare. È retta da una legge federale, ma è una società anonima, i cui azionisti principali sono i Cantoni, con una forte maggioranza, rispetto anche ad alcuni privati. Sugli utili realizzati la BNS distribuisce già un dividendo agli azionisti, ma si tratta di poca cosa. La distribuzione che conta, e che in parte va anche alla Confederazione, è invece quella straordinaria, per la quale la BNS costituisce una riserva e fissa ogni volta un massimo da dividere.

La situazione vissuta nel 2022 renderà molto prudenti i dirigenti della BNS nell’applicare la regola citata. Il bilancio ha, infatti, sofferto dell’evoluzione del mercato, a sua volta contrastato da una tendenza all’aumento dell’inflazione, dal crescere dei tassi di interesse, dalla guerra in Ucraina, che ha creato difficoltà alla catena di rifornimenti, in particolare a quelli dell’energia. Il tutto condito da un’economia che dà segni di recessione, provocando perdite in particolare in alcuni comparti del bilancio.

Il bilancio della BNS nella parte attiva è composto essenzialmente da investimenti in divise, per cui il risultato viene determinato dalle posizioni in valuta estera. Nei primi nove mesi di quest’anno, queste posizioni hanno perso 141 miliardi di franchi. Tuttavia anche gli investimenti in franchi hanno subito una perdita di 24 milioni di franchi, mentre le variazioni delle quotazioni dell’oro per 1,1 milioni, non hanno avuto influssi pratici sul bilancio.

In settembre, gli investimenti in divise erano di 808 miliardi, accumulati durante anni di difesa del franco contro la rivalutazione. Interventi terminati quest’anno e perfino sostituiti, in settembre, da una vendita per 3,4 miliardi di franchi, contribuendo così a una rivalutazione nominale del franco, che limita l’importazione di inflazione dall’estero.

Nel bilancio della BNS figurano anche obbligazioni, il 64% delle quali è costituito da titoli di Stato. La tendenza all’aumento dei tassi d’interesse ha provocato forti perdite su queste obbligazioni (71 miliardi), oltre a 54 miliardi sulle azioni, mentre le perdite dovute ai tassi di cambio (il bilancio deve essere allestito in franchi) sono pari a 24 miliardi. I 5 miliardi di interessi e 3 miliardi di dividendi ricevuti non hanno compensato le perdite sui corsi.

Storicamente il bilancio della BNS è soggetto a forti oscillazioni. Questo perché il compito principale della banca è quello della stabilità dei prezzi, attraverso il rapporto del franco con le divise estere e non quello di investire a reddito. In realtà la maggior parte delle perdite (e anche dei redditi) a bilancio è dovuta alle valutazioni delle divise estere. La parte di guadagni effettivi è esigua, ma serve anche a ridurre (come quest’anno) le perdite. Da qui la necessaria attenzione a distribuire utili.

La situazione del bilancio di quest’anno serve quindi anche ad attirare l’attenzione su questi principi. Le distribuzioni degli anni passati avevano suscitato parecchie richieste di utilizzo degli utili, senza tener conto di questa particolarità del bilancio. Il ritorno dell’inflazione ha richiamato tutti gli interessati a considerare la stabilità dei prezzi l’obiettivo principale della Banca centrale. Obiettivo coronato anche da quello del sostegno alla congiuntura. Nel momento in cui tutte le autorità monetarie sono chiamate ad affrontare i due temi in contrasto fra di loro, la Svizzera si trova con un tasso d’inflazione ben inferiore a quello di altri paesi e con una crescita economica che resta ancora positiva.