Più deduzioni per i figli

Come la revisione della legge sulle indennità per perdita di guadagno intesa a introdurre un congedo di paternità retribuito di due settimane, anche la modifica della legge federale sull’imposta federale diretta (IFD), in votazione il 27 settembre, è un gesto voluto dal governo e dalla maggioranza parlamentare in favore dei genitori, che consiste in un aumento delle deduzioni fiscali per i figli. Il referendum all’origine di questa consultazione popolare, è stato lanciato da un’alleanza di partiti per lo più di sinistra, secondo cui l’aumento delle deduzioni per figli è un «imbroglio fiscale»: ne beneficerebbero unicamente le famiglie ricche.

Ma di che si tratta? Nell’ambito del-l’IFD, i genitori dovranno poter dedurre fino a 25’000 franchi per figlio, al posto dei 10’100 attuali, per la cura prestata da terzi. Nelle intenzioni del legislatore, questa misura contribuisce a migliorare la conciliabilità tra famiglia e lavoro e a contrastare la carenza di personale qualificato in Svizzera. Una maggiore deduzione incoraggia entrambi i genitori a essere attivi professionalmente. L’aumento della deduzione comporta minori entrate fiscali annue stimate a 10 milioni di franchi all’anno.

Inoltre, durante l’esame parlamentare, una maggioranza di politici borghesi ha voluto aumentare anche la deduzione forfettaria per figli, ciò che ha dato origine a dibattiti lunghi e accesi tra destra e sinistra. Quest’ultima ha cercato invano di opporsi all’aumento della deduzione generale per ogni figlio minorenne o in formazione. Ha dunque lanciato il referendum, ritenendo che quanto proposto dalla maggioranza andrebbe a beneficio solo delle famiglie ad alto reddito e non rientrerebbe nella logica della revisione.

La deduzione generale per i figli dovrà aumentare dagli attuali 6500 a 10’000 franchi per ogni figlio. Questa deduzione sgrava le famiglie indipendentemente dalla forma scelta di accudimento dei figli. Ne beneficerebbe quasi il 60% delle famiglie che oggi paga l’IFD, calcolata sulla base del reddito. Il restante 40% a reddito modesto continuerà a non pagarla e non è dunque interessata da questa misura. Secondo i fautori di questa revisione, l’aumento della deduzione generale per i figli consente di dare un adeguato riconoscimento al lavoro familiare.

Questa deduzione aggiuntiva provoca perdite fiscali stimate a 370 milioni di franchi all’anno. Delle perdite fiscali complessive di 380 milioni di franchi, circa 80 milioni sono a carico dei Cantoni. Secondo l’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), a causa della crisi dovuta al Coronavirus, le perdite per l’anno fiscale 2021 dovrebbero essere temporaneamente inferiori di 50-100 milioni di franchi rispetto a quanto previsto.

Solo chi ha un reddito minimo imponibile – 17’800 franchi per una persona sola e 53’400 franchi nel caso di una famiglia con un figlio – paga l’IFD. In generale, più alto è il reddito e più alto è lo sgravio fiscale. Per esempio, per beneficiare della riduzione massima di 910 franchi, le famiglie con due figli dovrebbero avere un reddito imponibile di almeno 160’000 franchi. Quelle con un reddito molto elevato, invece, otterrebbero un po’ meno. Ma anche le famiglie con un solo figlio e un reddito imponibile di appena 53’400 franchi beneficerebbero degli sgravi previsti dalla nuova legge; per le famiglie con due figli la soglia minima di reddito è di 63’400 franchi.

I promotori del referendum sono dunque convinti che «ciò che viene spacciato come se fosse un sostegno familiare non è in realtà che un regalo fiscale concesso alle persone con redditi più alti». Gli oppositori sostengono pure che la perdita di introiti fiscali per 370 milioni si farà sentire quando si tratterà di rendere gli asili nido finanziariamente accessibili.

Ma è veramente solo un «regalo per i più ricchi»? Secondo gli oppositori, oltre il 70% dei 370 milioni di franchi necessari per coprire gli sgravi fiscali andrebbe alle economie domestiche con un reddito imponibile annuo di oltre 100’000 franchi, che insieme rappresentano circa il 6% di tutte le economie domestiche svizzere.

L’AFC conferma che più del 70% andrebbe effettivamente a chi guadagna più di 100’000 franchi. Ma questa affermazione – sottolinea – è anche fuorviante, dato che non fornisce un quadro completo di chi otterrebbe uno sgravio. Infatti, come le famiglie più ricche, anche quelle con redditi più modesti beneficerebbero della deduzione di 10’000 franchi per figlio per sgravarle ulteriormente a prescindere dalle modalità di cura dei figli.

Comunque, il dato più rilevante rimane il fatto che il 60% di tutti i contribuenti con figli – sottolinea l’AFC – beneficerebbe dell’aumento della deduzione. È vero che le deduzioni potrebbero essere calibrate meglio e che i redditi bassi e medi sono meno favoriti, ma si può cominciare a fare un primo passo, per modesto che possa sembrare. / AC


Neopapà in congedo per 2 settimane?

Votazioni federali - La nuova legge voluta da Consiglio federale e parlamento è un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare per un congedo retribuito di 4 settimane – Oggi la Svizzera è l’unico paese in Europa a non prevedere un congedo parentale o di paternità di almeno 10 giorni
/ 14.09.2020
di Alessandro Carli

Un giorno o dieci giorni? Gli Svizzeri dovranno pronunciarsi il 27 settembre sull’introduzione di un congedo paternità pagato di due settimane. Se questa richiesta dovesse essere approvata (come lasciano presagire i sondaggi), il nostro paese non sarà più l’unico in Europa a non disporre né di un congedo paternità, né di un congedo parentale.

Il tema in votazione è un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare «Per un congedo di paternità ragionevole – a favore di tutta la famiglia» che chiedeva l’introduzione di un congedo retribuito di quattro settimane. Seguendo il Consiglio federale, il parlamento ha respinto l’iniziativa, optando per un controprogetto che prevede un congedo di due settimane da prendere nei sei mesi successivi alla nascita del figlio, in blocco o sotto forma di giornate singole.

L’iniziativa popolare per un congedo di 20 giorni è stata ritirata dal comitato a condizione che il progetto del parlamento sia approvato dal popolo. Nel caso in cui fosse respinto, il Sovrano dovrà pronunciarsi sulla citata iniziativa, evidentemente più costosa. Il referendum contro il congedo di due settimane è stato lanciato dall’UDC e da alcuni giovani del PLR e del PPD.

La nascita di un figlio è un evento importante che cambia in modo duraturo la vita di coppia. Alla nascita, molti padri beneficiano soltanto di uno o due giorni di congedo che possono richiedere a titolo di «congedo usuale», ossia come per un trasloco o un matrimonio. Una situazione anacronistica, che non è più al passo con i tempi, sottolineano governo, parlamento e fautori del progetto.

L’introduzione di un congedo paternità costituisce un segnale forte per la famiglia. Consentirà al neopapà di essere più presente accanto al neonato, di partecipare più attivamente alla nuova dinamica familiare e di alleviare la mamma in certe mansioni. Inoltre – sottolineano ancora i fautori – il congedo paternità favorisce l’equilibrio della coppia e ne beneficerà tutta la famiglia, ma anche l’economia, che non sarà privata di persone qualificate. Le aziende potranno organizzarsi assai facilmente per far fronte a un’assenza di dieci giorni.

La perdita di guadagno legata al congedo di paternità è indennizzata secondo gli stessi principi applicabili al congedo maternità. Hanno diritto all’indennità i padri che al momento della nascita del figlio esercitano un’attività lucrativa dipendente o indipendente. Devono essere stati assicurati obbligatoriamente ai sensi della Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (LAVS) durante i nove mesi che precedono la nascita.

Il congedo è finanziato attraverso le indennità di perdita di guadagno (IPG), ossia prevalentemente con i contributi versati da lavoratori e datori di lavoro. Garantisce l’80% del reddito, ma al massimo 196 franchi al giorno, pari a 2744 franchi per 14 indennità giornaliere. L’attuale contributo alle IPG (0,45%) dovrà aumentare di 0,05 punti, ossia 50 centesimi in più per 1000 franchi di salario, metà dei quali sopportati dal datore di lavoro. Il costo annuo stimato dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali è di 230 milioni di franchi, contro i 420 milioni per l’iniziativa, nel caso in cui il controprogetto fosse respinto.

Gli oppositori fanno sostanzialmente leva sui costi, eccessivi per impiegati e datori di lavoro. Per loro, tutti i salariati vedranno il loro stipendio diminuire per permettere a «qualche persona» di prendere vacanze pagate. Un comitato composto di parlamentari UDC, PLR e PPD, sostenuto da GastroSuisse e dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), ha messo in guardia contro nuovi oneri per le aziende. In una conferenza stampa a Berna, il comitato ha spiegato che la Svizzera non ha i mezzi per offrire giorni supplementari di congedo a un numero ridotto di yxpersone. Inoltre, questo congedo non risponde a un’esigenza di politica familiare.

Le assicurazioni sociali sono state istituite per prevenire la povertà e le situazioni di emergenza. Secondo il comitato contrario, la nascita di un bambino non provoca situazioni del genere per il padre. Per il direttore dell’USAM Hans-Ulrich Bigler, oltre ai costi diretti di 230 milioni di franchi, il congedo paternità impone alle aziende costi indiretti tra 500 e 900 milioni. Durante il congedo, molte aziende pagherebbero l’intero stipendio, mentre le IPG coprirebbero solo l’80%. Le PMI non possono permetterselo né dal punto di vista finanziario, né da quello manageriale. Lo Stato non deve immischiarsi negli affari di famiglia. Bigler ricorda pure che le assenze aggiuntive sono problematiche: esse riducono la produttività in un contesto già aggravato dalla pandemia di Covid-19.

L’UDC, contraria, non è tuttavia unita su questo tema. Le sezioni romande sono in disaccordo e si sono pronunciate tutte in favore di un congedo paternità. Per Céline Amaudruz (UDC/GE), il testo presenta solo vantaggi. Per tutti i fautori, si tratta di un compromesso finanziariamente sostenibile e che gode di vasto consenso. Secondo loro è deplorevole il fatto di non voler riconoscere che la condivisione delle emozioni per la nascita di un figlio e l’apprendistato di madre e di padre siano un importante valore sociale, ma anche economico, per tutti. Orbene, questa idea dei sostenitori sembra imporsi in una maggioranza dell’elettorato.

Infatti, secondo un sondaggio dell’istituto gfs.bern, effettuato tra il 3 e il 17 agosto per conto della SSR, il congedo paternità verrebbe accettato a larga maggioranza (63%). Nella Svizzera italiana la quota di favorevoli si attesta al 72%, i contrari al 25% e gli indecisi al 3%. Dunque, la Svizzera dovrebbe unirsi ai paesi europei che, in un modo o nell’altro, riconoscono il congedo paternità. Entro l’agosto del 2022, tutti gli Stati membri dovranno introdurre un congedo paternità di almeno 10 giorni lavorativi, ben remunerato. E la Svizzera non dovrebbe rimanere fuori da questo coro.