Il 12 febbraio i cittadini svizzeri si esprimeranno sul decreto federale concernente la naturalizzazione agevolata degli stranieri della terza generazione, ciò che comporta una revisione della Costituzione. Attualmente, la naturalizzazione agevolata è prevista, ad esempio, per i coniugi stranieri di cittadini svizzeri. Governo e Parlamento intendono ora introdurla anche per i giovani stranieri la cui famiglia vive in Svizzera da generazioni e che sono bene integrati nel nostro Paese. Per i fautori, si tratta di un atto dovuto a chi è nato nel nostro Paese. Sebbene il rilascio del passaporto rossocrociato non sia automatico e nonostante i severi criteri previsti, il progetto è contestato, in particolare dall’Unione democratica di centro, che accusa la sinistra di voler «svendere» la nazionalità svizzera. In nome del federalismo, vi si oppongono anche diversi senatori PPD e PLR.
Gli stranieri nati e cresciuti in Svizzera non ottengono automaticamente la cittadinanza svizzera e, in genere, non beneficiano nemmeno di una procedura di naturalizzazione agevolata. La naturalizzazione è disciplinata in modo differenziato dai cantoni, la maggior parte dei quali già concede agevolazioni ai discendenti d’immigrati. Non è la prima volta che il popolo è chiamato a esprimersi in materia. Progetti di naturalizzazione facilitata sono già stati respinti tre volte. L’ultima risale al 2004, quando il 51,6% dei cittadini si è espresso contro il rilascio automatico del passaporto agli stranieri di terza generazione.
La consigliera nazionale Ada Marra (PS/VD), figlia di immigrati italiani, ha presentato nel 2008 un’iniziativa parlamentare secondo cui «la Svizzera deve riconoscere i propri figli». Nella sessione autunnale 2016, approvando la revisione della legge sulla cittadinanza, il Nazionale e gli Stati hanno raggiunto un’intesa: gli stranieri della terza generazione devono poter beneficiare di una naturalizzazione agevolata, volta a evitare loro intralci amministrativi e costi, che potrebbero diminuire persino di quattro volte. Attualmente, l’onere complessivo di una procedura ordinaria (tasse comunali, cantonali e federali) può superare i 3000 franchi. Ma attenzione: i necessari adeguamenti legislativi potranno entrare in vigore soltanto se questa modifica costituzionale sarà accettata e se la revisione della legge sulla cittadinanza non sarà contestata da un referendum.
Per Ada Marra «le terze generazioni hanno praticamente solo legami turistici e simbolici con il paese di provenienza dei nonni. La loro realtà è quella svizzera». Le Camere si sono opposte all’introduzione di una naturalizzazione automatica e hanno stabilito chiare condizioni per la naturalizzazione agevolata. Per beneficiarne, uno straniero di terza generazione dovrà farne domanda, avere meno di 25 anni, essere nato in territorio elvetico, avervi frequentato per almeno cinque anni la scuola dell’obbligo ed essere titolare di un permesso di domicilio (permesso C). Inoltre, uno dei due genitori deve aver soggiornato in Svizzera per almeno dieci anni, avervi frequentato la scuola dell’obbligo per almeno cinque e aver ottenuto un permesso C. Per quanto riguarda i nonni del candidato, almeno uno deve aver acquisito un diritto di dimora in Svizzera o esservi nato. Il tutto reso verosimile da documenti ufficiali.
Secondo l’autrice, il progetto approvato dal Parlamento permette di compiere due passi in avanti: circa l’onere della prova, non spetterà più al giovane candidato dimostrare d’essere integrato, ma alle autorità cantonali che non lo è. Un aspetto, questo, che dà fastidio all’UDC. Ada Marra rammenta che l’articolo costituzionale permetterà di armonizzare le diverse pratiche cantonali. La deputata socialista interpreta come un segnale incoraggiante il rifiuto, nel 2008, dell’iniziativa popolare dell’UDC «Per naturalizzazioni democratiche». Quest’ultima prevedeva che le procedure di naturalizzazione dovessero essere sottoposte a votazione popolare nei comuni.
Per l’UDC, «nel momento in cui i problemi dell’integrazione si accentuano, occorre inasprire i controlli e non alleggerirli. Già oggi – sostengono i democentristi – la Svizzera naturalizza persone che non sono integrate e che non si identificano con l’ordinamento esistente. Parlando di «naturalizzazioni incontrollate», l’UDC ha pubblicato insegne provocatorie che mostrano una donna col burqa. Questo partito sottolinea che, secondo il progetto in votazione, le persone candidate alla nazionalità svizzera, come detto, non dovranno più dimostrare d’essere integrate e dunque potranno anche «nascondere il viso».
I fautori replicano che un giovane nato in Svizzera, dove ha frequentato le scuole, ha imparato a parlare correntemente la lingua del luogo e ne vive la realtà sociale e politica, ben difficilmente potrà essere considerato «non integrato». Ma i giovani ben integrati – osserva l’UDC – non faticheranno a diventare svizzeri seguendo la procedura ordinaria. È dunque inutile modificare la Costituzione. Anche diversi senatori PPD e PLR, in nome del federalismo, si oppongono alla naturalizzazione agevolata dei giovani stranieri di terza generazione. Essi non sono contrari all’agevolazione, ma faticano ad accettare che in futuro la concessione della cittadinanza sia affidata alla Confederazione e non più a cantoni e comuni.
In caso di accettazione della modifica costituzionale, che nell’ultimo sondaggio sarebbe in vantaggio (51% contro 47%), in tutto sarebbero circa 25’000 i giovani tra i 9 e i 25 anni che in teoria potrebbero approfittare della naturalizzazione agevolata. La maggior parte possiede la nazionalità italiana. Seguono i giovani originari della Turchia e dei Balcani. Anche se con la procedura agevolata si consulterà sempre il casellario giudiziale, l’UDC si chiede chi verificherebbe le conoscenze linguistiche o la vicinanza all’estremismo dei candidati. Lontana dai comuni che conoscono i candidati, la Confederazione potrebbe ammettere talpe di organizzazioni terroristiche o scolari che si rifiutano di stringere la mano alla loro insegnante.
Il partito denuncia anche la «naturalizzazione di massa senza precedenti» degli ultimi anni. Infatti, dal 2001 la cittadinanza svizzera è stata accordata mediamente a 40’000 persone all’anno. Nel 2015, a ottenere il passaporto rossocrociato sono stati in 40’888, contro i 33’325 del 2014. Questo incremento può essere motivato dall’incertezza legata all’applicazione delle iniziative «Contro l’immigrazione di massa» (approvata il 9 febbraio 2014) e «Per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati» (respinta nel febbraio del 2016). A influire vi sono pure gli inasprimenti annoverati nella citata revisione della legge sulla cittadinanza svizzera, che precisa i criteri per ottenerla con procedura ordinaria o agevolata, revisione che dovrebbe entrare in vigore nel 2018.