Sulla piazza davanti alla stazione di Moutier ci sono decine e decine di bandiere rosse e bianche. Non c’è quasi vento, ma gli stendardi fremono. Dalle prime ore del pomeriggio di domenica 28 marzo, alcune migliaia di separatisti si sono radunati fuori dall’Hôtel de la Gare, il loro quartiere generale. Sono in attesa del risultato della votazione sull’appartenenza cantonale della cittadina industriale, chiusa tra le porte del Giura nella valle della Brisa: rimanere con l’orso, come viene spesso definito il canton Berna, oppure accasarsi nella Repubblica e nel canton Giura. Alle 18.00, la piazza si zittisce. Claude Mottaz, il capo dell’ufficio elettorale, si presenta davanti ai microfoni e legge meccanicamente il risultato dello scrutinio: numero di «sì» 2114, numero di «no» 1740. Moutier cambia cantone. La gioia diventa irrefrenabile sulla piazza della stazione. L’annuncio suona come una liberazione per i pro-giurassiani, i Béliers (in italiano, gli arieti, organizzazione giovanile nata nel 1963): grida, petardi, fumogeni, abbracci e lacrime di gioia. E poi le note de «La Rauracienne», l’inno del canton Giura. Per i separatisti è un momento storico, atteso da oltre quarant’anni. Per i pro-bernesi, i Sangliers (in italiano, i cinghiali, organizzazione giovanile fondata nel 1973), è invece la fine. Con il capo chino assistono alla festa con lo sguardo vuoto. Con il 54,9 per cento di «sì» e 347 voti di differenza, il verdetto è troppo netto per sperare in un ricorso che potrebbe riportare tutti alla casella di partenza. «Il 28 marzo 2021 ha sancito la fine della questione giurassiana», ha ricordato con rammarico il presidente del governo bernese Pierre Alain Schnegg. «È una decisione inoppugnabile», ha evidenziato dal canto suo Nathalie Barthoulot, presidente del Consiglio di Stato del canton Giura.
Quello di domenica è stato un dejà-vu. Il 18 giugno 2017, Moutier aveva già deciso di cambiare cantone d’appartenenza, allora con soli 137 voti di scarto. La gioia dei separatisti era stata però di breve durata. Il 5 novembre 2018, la votazione venne infatti annullata dal Tribunale amministrativo del canton Berna per irregolarità nel registro elettorale e durante la campagna. Affinché il voto di domenica 28 marzo si svolgesse secondo le regole, sono state rafforzate le misure di controllo definite nel quadro della Conferenza tripartita sul Giura, presieduta dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter e alla quale hanno partecipato le delegazioni dei governi bernesi e giurassiani e del comune di Moutier. La Confederazione lo ha definito lo scrutinio più complesso mai tenuto in Svizzera. Il materiale di voto era filigranato per evitare contraffazioni, l’Ufficio federale di giustizia ha controllato minuziosamente il registro di voto, ha consegnato personalmente le schede a circa 200 persone anziane e ha inviato 18 osservatori federali affinché monitorassero lo spoglio. Precauzioni volte a cancellare sul nascere qualsiasi dubbio sulla regolarità del voto, l’ultimo di una lunga serie iniziata oltre sessanta anni fa.
Il 5 luglio 1959, il 67,2 per cento dei Prévôtois – questo il nome degli abitanti di Moutier, termine risalente al periodo in cui la città era il capoluogo di una prepositura, baliaggio del principato vescovile di Basilea – ha detto no alla creazione di un nuovo cantone. Anche nell’ambito del plebiscito del 23 giugno 1974, la cittadina industriale rispose «no», con soli 70 voti di scarto, alla domanda: «Volete creare un nuovo cantone?». Nel computo totale, invece, il popolo dei sette distretti accettò la creazione di un nuovo cantone con 36’802 voti a favore e 34’057 voti contrari. Fu l’atto costitutivo dello Stato giurassiano. Per i distretti del sud, che decisero di restare nel canton Berna, nel 1975 si tengono altre consultazioni, accompagnate a Moutier da atti di violenza. Il 29 novembre 1998, viene organizzato un voto consultivo sull’appartenenza cantonale. I Prévôtois rimangono fedeli a Berna per soli 41 voti. Ma gli equilibri sono cambiati, anche perché gli autonomisti hanno da anni la maggioranza in consiglio comunale e dal 1986 il municipio è retto da un sindaco pro-giurassiano. Per la prima volta, il 24 novembre 2013, il 55,4 per cento dei votanti di Moutier si dice favorevole all’apertura di un processo volto a riunire la città al canton Giura. In quell’occasione i voti di differenza furono 389. Il voto di domenica mette quindi la parola fine a una questione che si trascina da anni, con Moutier come terra di scontro tra Béliers e Sangliers.
Nel suo libro Der Jurakonflikt – Eine offene Wunde der Schweizer Geschichte, edito da NZZ Libro, il giornalista Christian Moser presenta le varie tappe del conflitto che l’esperto definisce «una ferita aperta della storia svizzera». Oltre a ricordare dettagliatamente le gesta del terrorista Marcel Boillat, convinto che la «liberazione» del Giura si potesse ottenere solo con il fuoco e le bombe, Moser ricorda le tensioni a vari livelli tra i due schieramenti.
Nelle oltre 200 pagine, l’autore scrive anche di piccole schermaglie e rancori, episodi sintomatici di un conflitto latente nel Giura bernese che si riaccendeva ad intervalli regolari. Per esempio, nel 1979 un insegnante del piccolo comune pro-bernese di Sornetan si giocò l’incarico dopo essersi espresso a favore della concessione della cittadinanza a un francese, tacciato di essere filo-giurassiano. Un anno dopo, l’assemblea comunale decise di mettere il suo posto di lavoro a concorso, un atto di ritorsione nonostante il consiglio scolastico ne avesse proposto la riconferma all’unanimità. Visto che la decisione era nell’aria, la sala venne invasa dai Béliers, con conseguente rissa e scazzottata, conclusa solo grazie all’intervento della polizia. In seguito, l’associazione bernese degli insegnanti prese le difese dell’affiliato e invitò i suoi membri a non candidarsi. In mancanza di altri pretendenti al posto, il maestro poté ritornare in aula a Sornetan, senza però i figli del sindaco e di un’altra famiglia perché mandati nella scuola di un comune vicino. L’anno dopo, l’assemblea comunale decise di chiudere la scuola per evitare la riconferma dell’insegnante.
Domenica scorsa si è chiuso un capitolo, quello istituzionale, della questione giurassiana, nove anni dopo la dichiarazione d’intenti tra i cantoni Berna e Giura volta a mettere fine definitivamente al conflitto che ha le sue radici nel Congresso di Vienna del 1815. Se il risultato della votazione non sarà impugnato davanti alla Prefettura del Giura bernese e se tutti i ricorsi saranno respinti, i cantoni negozieranno un concordato con i dettagli pratici del passaggio di Moutier al canton Giura. La convenzione dovrà poi essere approvata dai cittadini di entrambi i cantoni e poi dall’Assemblea federale. L’obiettivo del governo giurassiano è di abbracciare ufficialmente la città prévôtoise entro il 1° gennaio 2026.
Questo è il processo istituzionale. Ce n’è un altro ben più difficile che non può essere risolto a tavolino. A Moutier bisognerà curare molte ferite che al momento sembrano insanabili. Per i Prévôtois è iniziato un lungo cammino per ritrovare serenità e lasciarsi finalmente alle spalle le tensioni che hanno spaccato a metà un comune di circa 7500 abitanti.