Molte partenze e molte pressioni verso la ristrutturazione

Gruppo Raiffeisen: la gestione dell’ex-CEO Pierin Vincenz, accusato di comportamenti illeciti, lascia parecchi strascichi. Se ne va anche il successore Patrick Gisel, ma il percorso di rinnovamento è solo all’inizio
/ 30.07.2018
di Ignazio Bonoli

Le dimissioni (annunciate per la fine dell’anno) del CEO del gruppo Raiffeisen Patrick Gisel sono probabilmente il segnale definitivo all’avvio del vasto progetto di ristrutturazione a cui il terzo gruppo bancario in Svizzera viene sottoposto di questi tempi. Nessuno mette in dubbio l’onestà e la correttezza di Gisel. Tuttavia le pressioni per un abbandono del posto di massimo dirigente sono andate aumentando, da quando l’arresto del suo predecessore Pierin Vincenz ha scatenato una serie di problemi, sfociati dapprima nelle dimissioni di alcuni membri del Consiglio d’amministrazione, a partire dal suo presidente.

Ed è appunto a quest’ultimo che si rimprovera l’incapacità di risolvere una situazione scabrosa, nella quale il CEO Vincenz era diventato una specie di padrone assoluto della banca, commettendo anche il grave errore di mischiare affari personali con quelli dell’istituto. A Gisel si rimprovera di aver avuto contatti molto stretti con Vincenz e quindi di essere probabilmente a conoscenza (finora non provata) della situazione che si andava creando.

Ne è derivata una vera e propria bufera, più al di fuori della banca che al suo interno. Infatti, già agli inizi di febbraio, Raiffeisen ha presentato i risultati del 2017, che sono i migliori della sua storia e a quel momento non si prevedevano dimissioni di sorta da parte dei dirigenti. Gisel aveva sostituito Vincenz già nell’ottobre 2015 e aveva poi smentito qualsiasi sospetto di aver avuto conoscenza delle operazioni del suo predecessore. Ma da qualche tempo le pressioni per un abbandono della carica andavano aumentando, soprattutto in vista di una completa ristrutturazione del gruppo, quindi con nuove strutture e nuovi responsabili.

Ma anche queste dimissioni rischiano di creare qualche difficoltà a un gruppo che è già alle prese con la sostituzione di membri del Consiglio d’amministrazione (oggi presieduto ad interim da Pascal Gantenbein), compreso il presidente. Un’operazione non da poco se proprio il Consiglio d’amministrazione è accusato di essersi lasciato sfuggire di mano la situazione e quindi non aver esercitato il suo mandato di alta vigilanza sulla gestione della banca. Un comitato ristretto di tre persone è incaricato di preparare le nuove nomine, da proporre all’assemblea dei delegati, convocata per il mese di novembre.

La situazione creatasi con Pierin Vincenz – soprattutto tra il 2012 e il 2015 – era veramente intollerabile per un gruppo come Raiffeisen. Va, infatti, ricordato che Raiffeisen ha una struttura tutta particolare. Intanto – in quanto eccezione a quanto prescrive la legge sulle banche – ha lo statuto di cooperativa, la cui unità centrale è eletta dai delegati delle banche locali, che sono pure delle cooperative.

Al momento dell’entrata in vigore della legge sulle banche, vi sono state forti discussioni, perché le autorità politiche federali volevano cambiare la struttura del gruppo. Un primo tentativo portato in assemblea venne seccamente respinto dai delegati. Solo dopo aver ottenuto alcune garanzie, l’assemblea accettò i nuovi statuti. Preminente per le autorità fu la concessione di maggiori poteri, e quindi anche di responsabilità, all’Unione (la centrale con sede a San Gallo) che poté quindi emanare direttive vincolanti e aumentare la sorveglianza sulle singole banche.

Un altro aspetto importante è la presenza di associazioni regionali, in costante contatto con la Centrale, ma gelose dell’autonomia delle banche locali. Il lavoro di rinnovamento deve passare attraverso questa struttura e quindi godere di un vasto consenso tra i soci dei singoli istituti e i loro delegati. Si tratta di 21 associazioni (o federazioni) regionali che rappresentano ben 265 banche, di cui fanno parte 1,8 milioni di soci e con 3,7 milioni di clienti.

Su pressioni della FINMA, Patrick Gisel aveva già iniziato lo smantellamento dell’enorme castello costruito da Vincenz. In particolare evidenza tra il pubblico è stata la cessione della banca Notenstein la Roche alla Vontobel. Queste cessioni sono state ben accolte dalle banche locali e dai loro delegati. Migliorata era anche la comunicazione e il contatto della Centrale con le Federazioni regionali. Una decentralizzazione delle strutture è ben vista a questi livelli, ma la trasformazione della Centrale in una società anonima non è ancora gradita.

Mentre la FINMA sembra voler approfittare della situazione per spingere nella direzione della SA, almeno per la Centrale, sull’altro fronte si pensa a un rafforzamento delle Federazioni regionali, che rappresentano le banche cooperative locali e sono in fondo i proprietari del gruppo. Si salverebbe così il concetto di cooperativa, con una Centrale che serve le banche locali e non viceversa, come molti temevano.