Milioni di anziani

Gli scenari demografici elvetici e ticinesi
/ 29.08.2022
di Romina Borla

Lasciamo l’Africa e il pessimismo malthusiano: torniamo in Svizzera. A fine 2021 la popolazione della Confederazione ha raggiunto quota 8’738’800, lo 0,8% in più dell’anno precedente (dati diffusi giovedì scorso dall’Ufficio federale di statistica o Ust). Sempre l’Ust afferma che arriveremo a circa 10,4 milioni di abitanti nel 2050 (vedi Scenari dell’evoluzione demografica 2020-2050, maggio 2020). E l’aumento demografico sarà principalmente da imputare al fenomeno migratorio, a fronte di un saldo naturale (la differenza tra nascite e decessi) più contenuto. «Si tratta del cosiddetto scenario di riferimento ovvero quello considerato il più plausibile», ci spiega Danilo Bruno dell’Ufficio cantonale di statistica (Ustat). Per la fine del 2050 l’Ust presenta altre due opzioni: una crescita fino a 11,4 milioni (scenario alto) oppure fino a 9,5 milioni (scenario basso). Una forchetta ampia, osserva l’esperto, che dà ampio margine di manovra.

L’Ust sottolinea come l’incremento demografico sarà più marcato intorno alle grandi città, soprattutto Zurigo e Ginevra, che mantengono grande attrattiva, soprattutto per le classi più giovani di età. Mentre per quel che riguarda il Ticino propone una decrescita demografica: dai circa 353 mila abitanti nel 2019 ai 335 mila nel 2050. Stessa sorte per il canton Grigioni: dai 198’900 ai 190’700 (scenario di riferimento). «Stiamo parlando di dati elaborati a livello nazionale», evidenzia il nostro interlocutore. «La Confederazione invita comunque i cantoni ad elaborare i propri scenari, che possono in parte divergere dai primi». Scenari demografici per il cantone Ticino e i suoi distretti 2020-2050, analisi pubblicata dall’Ustat nel 2021, mostra infatti una leggera crescita della popolazione nei decenni a venire. Dai circa 351 mila abitanti nel 2019, si passerà alle 359 mila unità nel 2050 (scenario di riferimento). Lo scenario alto – il più positivo – prevede un massimo di 391 mila abitanti; quello basso 327 mila.

«Il nostro cantone resta una situazione peculiare nel contesto nazionale», dice Bruno. «In Ticino, ad esempio, si rileva un tasso di fecondità inferiore rispetto al resto della Svizzera. Nei prossimi anni saldo il naturale sarà sempre più negativo; questo soprattutto a causa del forte aumento dei decessi, non compensato dal numero delle nascite». Inoltre i grandi agglomerati urbani elvetici esercitano una forte attrattiva per noi: «Lo testimonia anche il fatto che le partenze dei ticinesi diretti in altri cantoni – soprattutto Zurigo – sono tendenzialmente salite negli ultimi 10 anni». Per quel che riguarda il saldo migratorio internazionale? «In ottica di scenari demografici il nostro cantone si allinea alle macro ipotesi proposte a livello nazionale», dichiara l’esperto. In Ticino il saldo migratorio internazionale ha registrato il suo picco nel 2013 (+5’397 unità), scendendo in seguito fino quasi ad annullarsi nel 2019 (+60). Ora i flussi stanno risalendo. Cresceranno leggermente fino al 2030, poi rallenteranno, stabilizzandosi fino al 2050.

Altro aspetto da considerare: siamo il cantone che presenta la percentuale più elevata di persone dai 65 anni in su (23,4%) e dagli 80 anni in su (7,5%). Vedi dati Ust per il 2021. E, sempre in Ticino, si registra la maggior quota di centenari: 40,6 ogni 100 mila abitanti. Nei prossimi decenni la popolazione – in tutta la Svizzera – continuerà ad invecchiare. Le persone nate durante il cosiddetto baby boom entreranno in età pensionabile. Dice l’Ust: «La Svizzera del 2050 conterà 2,7 milioni di persone di 65 anni o più, contro 1,6 milioni alla fine del 2019». E ancora: «Nel 2019 sono state registrate 35 persone di età pari o superiore ai 65 anni ogni 100 persone attive tra i 20 e i 64 anni. Secondo lo scenario di riferimento, questa cifra passerà a 53 entro il 2050». «Torniamo al caso specifico del Ticino», aggiunge Bruno. «Nel 2019 gli ultra ottantenni erano circa 24’900; sempre per lo scenario medio saranno 57’500 mila nel 2050, quindi più del doppio». Di conseguenza il problema fondamentale nei prossimi decenni non sarà tanto il sovrappopolamento ma piuttosto quello del forte invecchiamento della popolazione, con tutte le difficoltà che ne derivano: aumento dell’onere socioeconomico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali, la questione dei posti nelle residenze per anziani e case medicalizzate ecc.

Il fattore migrazione – sostiene Bruno – potrebbe giocare un ruolo importante in questo senso, permettendo di «ringiovanire» la popolazione. Ma bisogna considerare che l’invecchiamento è un fenomeno che tocca anche i paesi confinanti, e non solo. «Secondo le ipotesi proposte dall’Ust, pure in quei contesti la manodopera sarà sempre più preziosa in futuro, dunque è probabile che verranno messe in atto delle misure per trattenere i lavoratori entro i confini nazionali, risorse che dunque potrebbero non arrivare più in Svizzera. Dal 2030 si ipotizza infatti una diminuzione degli arrivi».

Quali invece gli effetti della pandemia? «Il Covid ha aumentato fortemente i decessi, soprattutto nel 2020», dice il nostro interlocutore. «Quell’anno in Ticino ne sono stati registrati più di 4 mila a fronte dei 3’200 dell’anno precedente. Ma questo, a livello di scenari, non dovrebbe avere un impatto rilevante poiché il Coronavirus ha anticipato i decessi che nel modello sono stati invece distribuiti su un arco temporale più ampio. Inoltre il trend è stato troppo breve per sconvolgere le ipotesi sulla mortalità a lungo termine».