Mercati finanziari, legge rompicapo

La Finfrag, decisa dal G-20, varata in Europa nel 2012, è entrata in vigore in Svizzera nel 2016, mentre le regole Finma varranno dal 2018. Dovrebbe proteggere le attività nei derivati, ma qualcuno teme regole troppo rigide
/ 21.08.2017
di Ignazio Bonoli

Dopo la crisi – di ormai dieci anni fa – le cui conseguenze si sono trascinate per anni, il settore bancario in molti paesi, ma soprattutto in Svizzera, ha dovuto sopportare una serie di misure che spesso sono apparse esagerate. Le banche se ne sono lamentate più volte, ma evidentemente, visti i precedenti, le strette regolamentatorie non si sono allentate.

Anche i rapporti fra le monete e soprattutto le tendenze di fondo, sono cambiate. Rispetto al franco svizero, il dollaro si avvicina ormai alla parità col franco, mentre anche l’euro è ormai alla soglia di 1,15 franchi per un euro. Tutto dipende ora dai possibili sviluppi delle economie americane ed europee.

In ogni caso, la crisi di cui si diceva lascia ancora parecchie tracce, a partire dalla montagna di debiti accumulata da parecchi Stati, fino agli interessi negativi applicati a depositi importanti. Molte conseguenze della crisi sono tuttora visibili nelle strette regolamentazioni applicate ai mercati finanziari. Anche la Svizzera non ha potuto sottrarsi a questo movimento e – come spesso avviene – è andata molto vicino al massimo delle regolamentazioni possibili.

Un esempio di questa imposizione è stato rilevato nei giorni scorsi nel campo del commercio di derivati, le cui conseguenze vanno forse al di là delle intenzioni iniziali. In concreto si tratta della legge sulle infrastrutture del mercato finanziario (Finfrag è l’abbreviazione più usata). È entrata in vigore il 1. gennaio 2016 e si occupa del commercio di derivati fuori borsa, applicandosi a tutte le istituzioni che si occupano di questo mercato.

La legge che – secondo un primo commentario – dovrebbe anche favorire un accesso al mercato dell’Unione Europea, suddivide in tre categorie gli istituti che si occupano di questo mercato: le borse, i sistemi multilaterali di scambio e i sistemi commerciali organizzati. Mentre nei primi due casi si tratta di piazze commerciali, nel terzo i sistemi commerciali organizzati non vengono considerati strutture finanziarie. Quindi non necessitano di autorizzazioni particolari, ma in pratica vengono usati da attori autorizzati del mercato finanziario: quindi banche, borse o sistemi multilaterali. L’importante per i giuristi è che il commercio avvenga secondo regole unitarie, vincolanti per l’utilizzatore

Mentre si stanno facendo le prime esperienze in questo contesto, molti operatori si chiedono se le loro piattaforme siano adeguate alle nuove regole, valide per i sistemi commerciali organizzati. Regole che in questo caso sono molto rigide. Il campo d’applicazione è comunque molto vasto. In Svizzera esistono già centinaia di queste piattaforme. È però anche possibile che altre forme di investimento (per esempio i contratti a termine) cadano sotto la legge, colpendo transazioni che finora erano eseguite senza problemi.

È quindi possibile che molti operatori dei sistemi commerciali organizzati non si siano ancora resi conto di dover sottostare alla nuova legge e quindi di operare magari fuori dal quadro legale stabilito. C’è quindi la possibilità che queste piattaforme debbano venir chiuse. All’inizio di quest’anno, la Finma (l’organo di controllo dei mercati finanziari) ha emanato una circolare dedicata a questi sistemi, concretizzando così le attività di sorveglianza in questo campo. Le regole Finma entrano in vigore il 1.gennaio 2018.

Secondo alcuni operatori, il legislatore svizzero, con la «Finfrag», sembra voler «usare il cannone per sparare alle mosche». Sono infatti molte le piattaforme che possono cadere sotto la nuova legislazione e dover quindi affrontare costi sproporzionati. Ne deriverebbe un danno alla concorrenza, riducendo il mercato a pochi grossi operatori. Le autorità svizzere sembrano soprattutto preoccupate di adeguarsi agli standard internazionali, senza tenere in considerazione anche le particolarità svizzere. Regole simili sono state adottate dal G-20 e nell’Unione Europea nel 2012. La legge svizzera è del 2015. Non soddisfacendo però pienamente gli standard internazionali non c’erano le premesse per un riconoscimento internazionale del commercio con i derivati.

Ancora una volta la Svizzera ha reagito alle pressioni internazionali, ma, come spesso avviene, con zelo eccessivo. Tant’è che parecchi operatori del settore non sanno ancora se devono sottostare alle legge o no. Soprattutto considerato che su questo mercato parallelo (fuori borsa) vi sono parecchi piccoli operatori. Ora si spera che, con le regole dettate dalla Finma, si possa fare chiarezza a partire dall’anno prossimo. Dalle prime applicazioni dei controlli si potrà capire chi e perché è soggetto alla «Finfrag» e con quali regole. Si spera anche che, oltre alla chiarezza, la Finma possa anche operare in modo da mitigare le eventuali conseguenze negative.