Gay e lesbiche dovrebbero presto potersi sposare, al pari delle coppie eterosessuali. Il 26 settembre prossimo, il popolo svizzero dovrà dire se intende modificare il Codice civile e permettere loro di convolare finalmente a nozze. I sondaggi sono favorevoli a questo cambiamento, approvato dal Parlamento nel dicembre 2020, che permette alle persone dello stesso sesso di sposarsi, eliminando l’attuale disparità di trattamento. Ma vi sono due aspetti controversi, che hanno spinto tre comitati a lanciare il referendum: la tutela dei diritti dei bambini, ma soprattutto l’accesso per le coppie lesbiche alla procreazione assistita.
Attualmente, in Svizzera il matrimonio tra due donne o tra due uomini non è ammesso. Tuttavia, persone dello stesso sesso possono già scambiarsi le “fedi nuziali”, ma solo nell’ambito dell’unione domestica registrata, introdotta nel 2007. Sono circa 700 le coppie che ogni anno contraggono questo tipo di unione, che però non è parificata al matrimonio in tutti gli aspetti. Lo è, per esempio, per quanto riguarda le imposte, ma dal profilo giuridico i partner registrati hanno meno diritti, segnatamente in fatto di naturalizzazione, medicina riproduttiva e adozione.
Il progetto in votazione, sostenuto da Consiglio federale e Parlamento, vuole appunto porre fine a questa disparità di trattamento. Oltre a consentire il matrimonio per tutti, prevede appunto per le lesbiche l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, l’adozione congiunta o, ancora, la naturalizzazione agevolata. Le donazioni anonime di sperma e di ovuli, nonché la maternità sostitutiva, resteranno vietate per tutte le coppie, sia omosessuali che eterosessuali.
Il referendum è stato impugnato da tre diversi comitati legati agli ambienti conservatori. Ne fanno parte militanti dell’Alleanza del Centro (ex PPD), dell’UDF, del PEV e dell’UDC. I contrari alla revisione legislativa, tra i quali figura pure la Conferenza dei vescovi svizzeri, sostengono che il matrimonio dev’essere concepito e tutelato come un legame tra un uomo e una donna. Soltanto la loro unione è in grado di trasmettere la vita, che va protetta in quanto fondamento della società e dello Stato. La riforma, con la prevista donazione di sperma per le coppie lesbiche – affermano i fautori del referendum – sancisce per legge la perdita della figura paterna, con problemi di identità per i bambini, che non avranno un vero padre, ma semplicemente un donatore di sperma.
Al momento di depositare alla Cancelleria federale le 60'000 firme a sostegno del referendum, una petizione online ne raccoglieva invece 100'000 in favore della riforma. Per la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) o comunità arcobaleno, sostenuta da quasi tutti i grandi partiti (PVL, PLR, Verdi, PS e, un po’ a sorpresa, anche dall’Alleanza del Centro), dalla Chiesa evangelica riformata e dall’Unione svizzera delle donne cattoliche, la revisione permetterà di compiere un passo importante verso una maggiore uguaglianza. Per Governo e Parlamento, non c’è alcuna ragione per cui le coppie dello stesso sesso non debbano essere autorizzate a sposarsi, ciò che non comporta una modifica costituzionale.
Soltanto l’UDC si oppone ufficialmente alla riforma. I suoi eletti sono i più numerosi in seno ai comitati di referendum, unitamente a quelli dei citati altri partiti. Secondo loro, autorizzare le coppie omosessuali a sposarsi significherebbe “aprire una breccia sociale e politica che elimina la definizione storica del matrimonio”. Attualmente – sostengono – gli omosessuali non sono confrontati a discriminazioni.
Il matrimonio è un “privilegio” che si basa, tra l’altro, su un dato di fatto biologico. Un’opinione, questa, condivisa dalla Conferenza dei vescovi svizzeri, per la quale va fatta una distinzione tra discriminazione e differenziazione. Quest’ultima permette di “far valere meglio gli interessi delle minoranze”, come appunto gli omosessuali. Inoltre, ridefinire il matrimonio non rispetterebbe il principio della proporzionalità: nel 2020 in Svizzera sono stati celebrati 35'160 matrimoni, contro 651 unioni registrate.
Con l’accettazione del matrimonio per tutti, anche alla moglie straniera di una cittadina svizzera o al marito straniero di un cittadino svizzero sarà concesso il diritto di beneficiare della naturalizzazione agevolata. Una coppia dello stesso sesso potrà anche adottare congiuntamente un bambino, così come oggi chi vive in un’unione domestica registrata può già adottare il figlio del proprio partner. Inoltre, le coppie lesbiche potranno accedere alla procreazione medicalmente assistita. La donazione di sperma disciplinata nella legge sarà dunque accessibile anche alle coppie lesbiche unite in matrimonio. Dalla nascita del bambino, entrambe le donne sposate saranno riconosciute come genitori. Il donatore dovrà essere iscritto in un apposito registro, affinché a 18 anni i figli nati grazie alla donazione di liquido seminale abbiano la garanzia (diritto costituzionale) di conoscere l’identità del proprio padre biologico.
Ma è proprio e soprattutto l’accesso per le coppie lesbiche alla donazione di sperma a far storcere il naso agli oppositori. Avverrebbe a scapito dei bambini ed è contrario alla Costituzione, in particolare all’art. 119. Quest’ultimo, per le coppie eterosessuali, prevede “le tecniche di procreazione assistita solo quando non vi sono altri modi per curare l’infecondità o per ovviare al pericolo di trasmissione di malattie gravi”. Orbene - sottolineano i comitati referendari - classificare le coppie lesbiche come infeconde contraddice tutte le definizioni vigenti. Ma non è tutto: in futuro anche altri gruppi (single, coppie di uomini) potranno appellarsi al “desiderio inappagato di avere figli” e rivendicare la donazione di ovuli e la maternità sostitutiva, eticamente discutibile.
Ricordando che ci sono molti bambini che vivono in famiglie monoparentali, privi del sostegno congiunto di una mamma e di un papà, i fautori del matrimonio per tutti replicano che i bambini hanno soprattutto bisogno di persone di riferimento stabili e affettuose. Il fatto di poter accedere alla procreazione medicalmente assistita e alla doppia filiazione permette di proteggere meglio le famiglie arcobaleno. Sin dalla nascita, i bambini avranno così due genitori. In Svizzera vi sono già bambini che crescono in nuclei familiari formati da una coppia dello stesso sesso. Vi sono studi che dimostrano che questa situazione non ha effetti negativi sullo sviluppo dei bambini.
in generale, la riforma rafforzerebbe l’accettazione sociale delle persone LGBT. Stando a ricerche realizzate nei paesi che già autorizzano il matrimonio per le coppie dello stesso sesso, il tasso di suicidio in seno a questa comunità è diminuito e i pregiudizi nei loro confronti pure. È anche in un’ottica di tolleranza che la Chiesa evangelica riformata di Svizzera, diversamente da quella cattolica, sostiene il progetto. “Siamo voluti da Dio così come siamo stati creati. Non possiamo scegliere il nostro orientamento sessuale”, afferma.
Se il progetto venisse accolto, come probabile, non sarebbe più possibile contrarre nuove unioni domestiche registrate. Le coppie gay o lesbiche che già vivono in un’unione domestica registrata potranno sia conservarla, sia convertirla in matrimonio, attraverso una dichiarazione congiunta all’ufficiale dello stato civile. Si eliminerebbe quindi una palese disparità di trattamento. Tuttavia, questa riforma del Codice civile svizzero ne introduce una nuova: la controversa possibilità per le coppie lesbiche di far capo alla medicina riproduttiva, che crea disuguaglianze con le coppie gay, perché non sono autorizzate ad avere figli, ma anche con quelle eterosessuali.
Oggi la donazione di sperma è consentita in Svizzera solo ai coniugi. Domani, ne usufruiranno anche le coppie di donne, ma solo se unite in matrimonio. Esse potranno accedervi subito, mentre quelle eterosessuali dovranno dimostrare, come ora, di ricorrere alla procreazione assistita soltanto quale ultima ratio (infecondità o per sventare una malattia grave), giusto il citato art. 119 della Costituzione. Senza fare un processo alle intenzioni, è lecito chiedersi se rivendicare il diritto di procreare sia veramente un atto d’amore, che per legge priverà il nascituro della figura paterna, o mero egoismo. È però pur vero che non c’è alcuna legge che definisce l’amore.