L’uomo dello zar in America latina

Nikolai Leonov era amico dei Castro
/ 09.05.2022
di Angela Nocioni

Ha saputo dare una mano a Putin anche il giorno dei suoi funerali. L’uomo del Cremlino in America latina, Nikolai Leonov (vedi foto in basso), l’agente del Kgb che arrivò a essere capo dei servizi di intelligence per i Paesi occidentali negli anni Ottanta, è morto alla fine dello scorso aprile e alle sue esequie ha reso l’ultimo servizio al suo zar che ha approfittato del grande palcoscenico della cerimonia funebre per far ricomparire l’alto funzionario dell’intelligence Sergey Beseda, scomparso da qualche settimana e dato per incarcerato a Lefortovo, un quartiere di Mosca.

Leonov è stato per decenni l’uomo dell’impero sovietico in America latina, l’antenna di Mosca in casa Castro. Storico con una passione per l’agiografia dei regimi, Raul lo scelse per la sua biografia. Si conobbero in modo rocambolesco, o almeno così hanno sempre raccontato entrambi. Leonov aveva 25 anni nel 1953 quando fu mandato a Città del Messico, all’ambasciata sovietica. Nel viaggio in nave conobbe Raul Castro che due anni dopo gli presentò Ernesto Guevara, «el Che». A fine 1956 tornò a Mosca e il Cremlino decise di distaccarlo dalla carriera diplomatica per farlo formare specificamente sull’America latina e la sua storia. Fu così che Leonov, che fu sempre uomo dei servizi indipendentemente dalla funzione di facciata ricoperta, cominciò a lavorare come traduttore per la casa editrice Progreso, che fu veicolo dell’ortodossia ideologica sovietica negli ambienti ispanofoni.

Ufficialmente la sua carriera nel Kgb cominciò solo nel 1958 e con il compito specifico di sorvegliare la rivoluzione castrista e i suoi sviluppi. Fu lui nel 1960, a poco più di un anno dalla vittoria di Castro sul dittatore Fulgencio Batista e dell’instaurarsi del governo dei «barbudos», ad accompagnare un’alta delegazione sovietica all’Avana. In quell’occasione leggenda narra che regalò una pistola per tiratori scelti a Ernesto Guevara «a nome del popolo sovietico». Subito dopo tornò a lavorare sotto copertura all’ambasciata sovietica a Città del Messico e nell’ottobre del 1962 – durante la crisi dei missili di Cuba, quando le relazioni tra Usa e Urss sembrarono sul punto di deflagrare in una terza guerra mondiale – fu lui a fare da regia agli agenti sul campo in Florida che dovevano riportare notizie sulla eventuale invasione americana dell’isola. Disse di essersi convinto, prima del rientro della crisi, che lo scontro finale non ci sarebbe mai stato. Fatto sta che bruciò le tappe di carriera nel Kgb in quegli anni e nel 1963, quando Fidel Castro fece il famoso viaggio a Mosca nel quale consegnò l’isola all’Unione sovietica che poi l’avrebbe mantenuta economicamente per decenni, Nikita Kruscev si fidava talmente di lui da affidargli il ruolo di interprete.

Continuò su quel solco aperto dalla relazione privilegiata con Fidel e Raul Castro e divenne il capo di fatto dei servizi sovietici in America latina. Sua fu la supervisione del Cono sur prima e dopo i golpe di estrema destra a Buenos Aires e a Santiago del Cile. In realtà Leonid Breznev nel 1968 l’aveva già richiamato a Mosca, ma sempre l’America latina gli fece seguire. Suo era il compito di organizzare l’influenza sovietica su tutto quel che si muoveva a sinistra nel continente, dal Messico alla Patagonia. A fine anni Settanta e a cavallo dei primi Ottanta fu spedito in Polonia per capire per conto di Mosca cosa si stesse preparando lì e chi fossero davvero i fondatori di Solidarność. Nikolai Leonov fece un report terrificante al capo del Kgb, che era Jurij Andropov, il futuro leader sovietico dal 1982 al 1984. Gli disse che, per quello che aveva visto e sentito, le prospettive del socialismo sovietico in Polonia gli sembravano lugubri. Previsione indovinata.

Tra il 1983 e il 1991, quando l’Unione sovietica stava per crollare, Leonov fu il numero due del Kgb e continuò a controllare personalmente tutta l’attività degli agenti segreti di Mosca in Argentina e in Venezuela. Dopo il crollo dell’Urss, esattamente come la maggioranza degli agenti del Kgb, continuò a fare il suo mestiere, ricoprendo nel frattempo l’incarico di docente all’Istituto relazioni internazionali di Mosca. Nel 2003, a 74 anni, è stato eletto alla Duma, il Parlamento di Mosca, come membro del partito nazionalista russo Rodina. Sempre legato a doppio filo a Putin che nel Kgb, come agente Vladimir, fu per molti anni suo sottoposto.