L’ordine liberale? Un Titanic

Intervista a Vittorio Parsi, autore di un saggio critico sui pericoli che sovranismi, autoritarismo e ingiustizie sociali derivanti da un capitalismo selvaggio rappresentano per l’Occidente
/ 30.05.2022
di Stefano Vastano

«L’iniquità e il populismo sono cresciuti tanto nelle società democratiche da metterne a repentaglio la tenuta». Parole del politologo italiano Vittorio Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano e direttore del Master in Economia e Politiche internazionali dell’USI e dall’Alta scuola di economia e relazioni internazionale. Autore di Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale, edizioni Il Mulino. Un saggio in cui Parsi analizza gli «iceberg» contro cui l’ordine liberale internazionale sta andando a cozzare. Non c’è solo lo scoglio dell’ingiustizia economica o i sovranisti a erodere dall’interno il sistema liberale - osserva l’esperto - «modelli autoritari come quello cinese e russo sono minacce sempre più gravi per l’Occidente».

L’ordine liberale globale o il Titanic, come lo chiama nel libro, sta già naufragando?
Il naufragio è una delle prospettive all’orizzonte del nostro Titanic. Ed è legato al crescere delle minacce esterne all’ordine liberale, in particolare all’allineamento russo-cinese. E alle debolezze interne alle società democratiche, come la perdita di inclusività e di rappresentatività delle istituzioni democratiche e statali.

A mettere in crisi le società aperte è l’equilibrio precario fra economia e politica, la democrazia e il mercato?
Sì, siamo in crisi perché il mezzo del mercato si sta «mangiando» il fine, e cioè le istituzioni del welfare e le regole democratiche. Mercato e democrazia sono due forze poderose che devono esser condotte a collaborare, ma l’era neoliberale ha sciolto le briglie alla pura logica del mercato, ciò che sta generando nei cittadini disaffezione verso le istituzioni e il fenomeno corrosivo del populismo.

Il 9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino. E da allora il sistema liberale entra in crisi, giusto?
Da quella data i grandi operatori del mercato hanno avuto la percezione di non avere più vincoli sociali al capitalismo nella sua ideologia neoliberale. Di fatto, la forma finanziaria del capitalismo sfrenato ha messo in difficoltà, dopo l’89, le società aperte, avvantaggiando i sistemi autoritari. Il caso Cina è emblematico al riguardo.

Le ricette dei sovranisti - nazionalismo,  protezionismo, il Muro contro migranti e minoranze - servono a risolvere la crisi sul Titanic?
Schiacciandola su definizioni strettamente identitarie, razziali o di sangue, la cittadinanza a cui si riferiscono populisti come Salvini o Le Pen è una soluzione molto debole per riconquistare potere politico contro  lo strapotere tecnocratico dei mercati. Lo vediamo nell’Ungheria di un autocrate razzista come Orban, che sforna leggi che favoriscono lo sfruttamento del lavoro, dai salari congelati all’obbligo di straordinari.

Sovranisti a parte, non è la crisi della leadership americana a far temere oggi il naufragio del Titanic delle società aperte?
Certo, la crisi della leadership degli Stati Uniti enfatizza i pericoli esterni, e rende più complicato metter mano alle riforme strutturali del Titanic. Il consensus di Washington dell’immediato dopoguerra era progressista. Con Trump a Washington, autocrati come Putin hanno visto la conferma di un ritorno a una concezione di puri rapporti di forza nell’arena internazionale. L’invasione della Crimea e dell’Ucraina oggi è, da parte di Mosca, la lettura di una debolezza sistemica degli Stati Uniti accentuata nell’era Trump. E alla quale oggi Biden cerca di porre rimedio.

Ma il sistema russo o quello cinese possono mai essere delle alternative a quello occidentale?
Dipende dal valore che siamo disposti a dare alla libertà. Se la libertà nelle nostre vite e società è un optional, allora i due vascelli russi e cinesi possono trasformarsi in alternative al Titanic. Il punto è che abbiamo lasciato che sul Titanic si creasse così tanta diseguaglianza sociale e sfiducia nelle istituzioni, che la gente ha perso quasi il contatto col valore della libertà.

Già, ma qual è realmente l’obiettivo di Putin in questa orrida guerra in Ucraina?
Il suo è un messaggio chiaro: il mondo deve contemplare la Russia allo stesso livello di Cina e Stati Uniti. La guerra di Putin dunque è destabilizzante non solo per gli Usa e l’Ue, ma anche per la leadership sino-americana.

Con l’invasione in Ucraina non si è cacciato in un vicolo cieco?
Si potrebbe dire della Russia quel che Bismarck diceva dell’Italia: ha un grande appetito, ma i denti guasti! Anche l’apparato militare russo si sta rivelando inferiore a quanto stimassimo. Certo, mai sottostimare la capacità dei regimi autoritari di creare distopie orwelliane, e neanche Stalin sfornava più menzogne di Putin. Ma l’esercito che lui aveva in mente sferrando la guerra in Ucraina esisteva solo nei report falsati dei suoi generali, ostaggi di bugie e corruzione pazzesche.

Di fatto, dal giorno in cui Putin ha sferrato il suo attacco la Nato si è rinvigorita, Finlandia e Svezia chiedono adesioni rapide…
Nulla più di una aggressione russa al cuore d’Europa poteva spingerci a riconsiderare quanto sia importante rinsaldare la leadership occidentale. Persino in Svizzera il 56 per cento dei cittadini vorrebbe ora un legame con la Nato. L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin è di fatto peggio di quella della Polonia da parte di Hitler, perché la Russia è membro fondatore e permanente del sistema di sicurezza uscito dalla guerra mondiale. Come fidarsi ora che Mosca rispetti mai qualche regola? 

Ma perché allora la guerra di Putin ha portato tanto scompiglio nelle file della sinistra?
L’anti-americanismo è un assioma di tanta sinistra, insieme all’ossessione per il passato sovietico. Quali che siano i tuoi dogmi e miti, non è mai possibile però metter sullo stesso piano la violenza dell’aggressore e quella dell’aggredito.

Fra tutti i premier della Ue, è il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz quello entrato più in crisi rispetto alla guerra di Putin. Come mai?
L’ombra di Gerhard Schröder (ex Kanzler della Spd, oggi manager di Nord Stream, il gasdotto russo, Ndr) è nefasta sulla Spd. Anche i 16 anni di Angela Merkel hanno finito per soporizzare la politica tedesca. Con il Covid e la guerra è andato in frantumi il lungo sonno in cui la Germania ha vissuto dall’89 ad oggi.

Eppure non è pessimista, il Titanic liberale può «cambiare rotta», come suona il titolo del libro…
L’ottimista è un pessimista che non molla: prima di salpare ti prepari alle circostanze avverse, e poi ti apri al futuro. Per questo sono convinto che per il liberalismo vi sarà un futuro.