L’onda verde travolge Zurigo

Elezioni cantonali 24 marzo - A sorpresa Verdi e Verdi liberali conquistano ognuno 9 seggi in più e i primi entrano in governo con Martin Neukom – Il blocco borghese UDC-PLR-PPD perde la maggioranza in parlamento
/ 01.04.2019
di Marzio Rigonalli

Le elezioni cantonali zurighesi del 24 marzo hanno dato una scossa al quadro politico di quel cantone ed anche al contesto politico nazionale. Siamo a sette mesi dalle elezioni federali. Zurigo è il cantone più popoloso e, tradizionalmente, i suoi risultati elettorali rappresentano l’ultimo importante test regionale e nello stesso tempo una sorta di barometro di quello che potrebbe essere l’esito della prossima consultazione nazionale.

Ricordiamo brevemente i principali dati del voto zurighese. Due partiti sono emersi vincitori in modo sorprendente e schiacciante: i verdi liberali ed i verdi. I primi hanno aumentato di 9 seggi la loro presenza nel parlamento cantonale (portandola a 23); i secondi hanno ottenuto lo stesso successo numerico (raggiungendo 22 seggi) e sono riusciti anche ad entrare nel governo cantonale con l’elezione del loro candidato, Martin Neukom, un ingegnere di 32 anni, specializzato nell’energia solare. 

Il fronte degli sconfitti è più numeroso. I primi due posti sono occupati dalla destra tradizionale, ossia dall’UDC e dal PLR. L’UDC rimane il partito più forte (45 deputati, ma ha perso ben 9 seggi. Conferma il trend negativo che aveva registrato nelle elezioni comunali nella primavera del 2018. Il PLR ha perso uno dei due seggi che deteneva in governo, con la non elezione di Thomas Vogel, e due seggi nel parlamento. La tendenza negativa vien illustrata anche dal fatto che questo partito fino ad oggi aveva sempre avuto almeno due rappresentanti nell’esecutivo, nonché dalla non rielezione in parlamento del suo presidente cantonale, Jakob Boesch. 

Dietro alle due principali formazioni di destra, conviene citare anche l’indebolimento che ha registrato il centro, con il PPD che ha perso un seggio e con il PBD che ha perso tutti i suoi cinque seggi, perché non è riuscito a raggiungere la quota del 5% in nemmeno un circolo elettorale. Infine, anche il PS ha perso un seggio in parlamento, ma può consolarsi con la rielezione dei suoi due rappresentanti in governo, Mario Fehr e Jacqueline Fehr, con i due migliori risultati.

Il successo dei verdi è riconducibile ad una ampia fetta di elettorato che ha preso coscienza dei problemi che stanno ponendo, e che porranno in un futuro molto ravvicinato, i cambiamenti climatici e l’erosione dell’ambiente. Una presa di coscienza che si è tradotta in manifestazioni e marce per chiedere ai politici una risposta alle sfide ambientali e che, nelle urne, ha dato spazio a quelle forze politiche che sembrano maggiormente in grado di affrontare le nuove sfide. Un «effetto Greta», che ha visto scendere in molte piazze del mondo ed in Svizzera centinaia di migliaia di persone, che ha eretto la giovane svedese ad un simbolo della lotta contro i cambiamenti climatici e che ricorda un po’ le conseguenze politiche del disastro nucleare di Fukushima del 2011. Le tematiche legate al clima hanno tolto carburante ad altre tematiche, ritenute pur sempre importanti, come i premi delle casse malati, la buona salute delle assicurazioni sociali, o la lotta contro l’immigrazione clandestina ed il terrorismo. Temi, almeno in parte, cari alla destra.

Se adesso proiettiamo lo sguardo verso le elezioni federali del 20 ottobre, forte è la tentazione di affermare che la strada che porterà a Berna sarà tinta di verde. Può darsi che sarà così, soprattutto se vivremo un’estate torrida. Rimangono però ancora quasi sette mesi, durante i quali possono intervenire nuovi fatti, nuovi cambiamenti, provenienti dall’esterno, dal mondo, o generati dall’azione politica che svolgeranno tutti i partiti. Fatti e cambiamenti che possono modificare la situazione attuale. Lo sguardo verso il futuro, dunque, contiene ancora molte incognite. Lo possiamo comunque tentare, partendo dal voto di Zurigo e tenendo conto anche delle elezioni cantonali che sono avvenute negli ultimi tre anni, nonché dello stato di salute dei partiti riscontrato in questo periodo.

L’UDC è il partito che sembra maggiormente in difficoltà. Rimarrà probabilmente il primo partito, ma dovrà far fronte a delle perdite. Nei prossimi mesi porterà con sé l’immagine di un partito perdente non solo a Zurigo, ma anche in quasi tutte le altre elezioni cantonali. Le ultime in data sono state la sconfitta all’elezione complementare nel governo vodese, lo scorso 17 marzo, quando il candidato UDC, Pascal Dessauges, venne nettamente battuto dalla socialista Rebecca Ruiz, e la caduta di consensi nell’elezione cantonale dell’Appenzello esterno, pure il 17 marzo, con la perdita di 5 dei suoi 12 seggi in parlamento. Negli ultimi tre anni, l’UDC ha perso 27 seggi nei legislativi cantonali. I suoi temi preferiti, l’immigrazione ed i nostri rapporti con l’Unione europea, non fanno, almeno per ora i titoli d’apertura. Sarà dunque difficile invertire la tendenza e poco potrà fare anche Oscar Freysinger, chiamato a dirigere la campagna elettorale dell’UDC in Romandia.

Il PLR ha registrato numerosi successi cantonali. Negli ultimi tre anni ha guadagnato ben 33 seggi nei parlamenti cantonali. La sconfitta di Zurigo è giunta inaspettata. La svolta ecologica decisa dalla direzione del partito all’inizio di febbraio non ha portato risultati elettorali e non è sicuro che riuscirà a convincere gli elettori entro il prossimo mese di ottobre. Un eventuale passo avanti del PLR è possibile, ma è poco probabile che riuscirà a compensare le previste perdite dell’UDC. Il centro-destra rischia di perdere la maggioranza di 101 seggi che detiene oggi al Consiglio nazionale grazie anche all’apporto della Lega.

Abbastanza problematico appare il futuro del PPD e del PBD. Il primo ha perso ben 31 seggi nelle elezioni cantonali degli ultimi tre anni. I sondaggi lo danno in continuo calo e tallonato ormai dai verdi. L’ultima inchiesta realizzata in febbraio da Tamedia assegnava 9,9% al PPD e 9,6% ai verdi. Il PBD è confrontato con una forte perdita di consensi ed è probabile che riesca a mantenersi soltanto in tre cantoni: Berna, Grigioni e Glarona. Una base probabilmente non sufficiente per poter formare un gruppo parlamentare a Berna.

Il successo dovrebbe dunque sorridere ai verdi ed ai verdi liberali. I primi potrebbero togliere un po’ di terreno ai socialisti, ma nel suo insieme la sinistra potrebbe uscire rafforzata. Il sogno del presidente del PS, Christian Levrat, è di infrangere la maggioranza di centro-destra al Nazionale. I verdi liberali potrebbero svolgere con più forza il loro ruolo di sostegno alla destra od alla sinistra, a seconda delle tematiche che vengono affrontate.

I possibili scenari sono dunque tanti e, probabilmente, pochi verranno confermati. Nei prossimi mesi vivremo momenti intensi e cambiamenti di rotta analoghi a quelli che abbiamo appena vissuto, con l’UDC che boccia la franchigia variabile dopo averla sostenuta, con il PS che decide un parziale sostegno all’accordo istituzionale con l’UE dopo averlo ampiamente criticato e con il PLR che approva una svolta ecologica dopo aver affossato la legge sul CO2. Sono cambiamenti che le direzioni dei partiti decidono per potersi attirare le simpatie di gruppi di elettori. Toccherà a noi distinguere le promesse elettorali senza futuro dalle intenzioni realistiche che un giorno possono venir applicate.